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Innsbruck, 13 settembre 2023
Orlando Perera ha intervistato la nuova Direttrice Artistica delle Settimane di Musica Antica di Innsbruck
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Dopo Ottavio Dantone, nuovo Direttore Musicale delle Festowochen der Alten Musik di Innsbruck, ci pare giusto sentire la voce anche dalla nuova Direttrice Artistica, Eva-Maria Sens. Bavarese di Norimberga, 42 anni, ha cominciato a studiare musica quand’era ancora una bimbetta volitiva. I genitori raccontano che il solo modo di mandarla a dormire era farle ascoltare i dischi di Frans Bruggen. Dopo il diploma al Liceo Musicale, si iscrive all’Università di Friburgo in Brisgovia, dove studia letteratura tedesca e storia medievale e moderna. La svolta professionale avviene nel 2008, quando viene assunta come project manager dall’Orchestra da camera di Basilea. Qui vive esperienze per lei fondamentali e conosce grandi artisti come Cecilia Bartoli, Sol Gabetta, Giovanni Antonini, lo stesso Dantone. Nel 2015 si trasferisce a Innsbruck con l’incarico di Capo dell’Amministrazione Artistica delle Festwochen. Infine, pochi mesi fa la nomina a Direttrice Artistica. La sua passione non segreta è il lavoro a maglia.
Orlando Perera – La sua nomina a Direttrice Artistica delle Innsbrucker Festwochen der Alten Musik, per la quale le faccio molte congratulazioni, si accompagna a importanti cambiamenti organizzativi. Se ho capito bene, scompare il ruolo di sovrintendente, ora affidato a un team amministrativo, e si aggiunge quello di direttore musicale, per il quale lei ha scelto una figura prestigiosa come Ottavio Dantone. Che cosa vi proponete con questa riforma?
Eva-Maria Sens – In realtà, i cambiamenti strutturali non sono così grandi come potrebbero sembrare: nella gestione del Festwochen c’è sempre stato un direttore commerciale esecutivo a fianco del direttore artistico. Nel corso degli anni, era però diventato chiaro come quest’ultimo ruolo, di Direttore artistico strategico, fosse diventato duplice, assorbendo di fatto anche quello di direttore musicale. Il nuovo organigramma fa chiarezza: abbiamo ora, con ruoli distinti, un direttore commerciale esecutivo, un direttore artistico. e un direttore musicale..
OP – Anche lei ha avuto un peso nella nomina di un musicista/direttore di fama internazionale come Dantone?
EMS – C’era una commissione apposita per la selezione del direttore musicale, composta da esperti esterni e da dirigenti delle Festwochen, Markus Lutz e me stessa.
Concerto di mezzogiorno, Hofgarten Pavillon
OP – Come vi dividerete la responsabilità sulle scelte artistiche e musicali?
EMS – Entrambi mettiamo sul tavolo i nostri punti di forza, competenze, opinioni, prospettive, suggerimenti. Ottavio Dantone da un punto di vista puramente musicale, io in una prospettiva artistico-strategica. Tutto è proposto in modo aperto, poi valutiamo, anche con il nostro drammaturgo, quale sorta di mosaico musicale colorato possiamo creare. Dalle diverse idee emergono poco a poco i singoli progetti e alla fine il programma completo di un’edizione delle Festwochen.
OP – A parte gli aspetti organizzativi, che cosa pensate di mantenere delle scelte della passata gestione di Alessandro De Marchi, e cosa cambierà?
EMS – Posso dire che resteranno certamente il Concorso Cesti e il ciclo Barockoper:Jung, entrambi destinati ai giovani interpreti. Che cosa cambierà lo riveleremo alla presentazione del nostro programma a novembre.
OP – Le Festwochen anche quest’anno si sono chiuse con un bilancio di pubblico e di critica molto brillante. Qual è secondo lei il futuro del repertorio musicale antico?
EMS – È un grosso interrogativo. Per rispondere probabilmente avrei bisogno di una sfera di cristallo o possedere doti da chiaroveggente. In ogni caso è importante che esistano in futuro luoghi come Innsbruck, dove la musica antica e la prassi storicamente informata abbiano un loro ancoraggio sicuro, dove possono essere riscoperte ed esplorate.
Concerto nella Riesensaal, Hofburg
OP – A proposito, negli anni scorsi abbiamo assistito a ottime esecuzioni di autori come Paër e Mercadante, che appartengono di diritto all’Ottocento. Quali sono secondo lei i limiti temporali del concetto di musica antica?
EMS – Non sono fra quelli che pensano che tutto ciò che è stato composto ieri sia già musica antica. Ma dobbiamo certamente fare i conti con il fatto che ad ogni decennio che passa, anche i confini di ciò che retrospettivamente chiamiamo musica antica in teoria si spostano. Alla fine, il focus delle Festwochen è decisamente sulla pratica esecutiva storica. Ciò apre nuove prospettive anche per la definizione di musica antica.
OP – Parlando di Alte Musik, viene spontaneo pensare non solo al Sei-Settecento, ma anche a epoche precedenti, ad esempio il Tre-Quattrocento, periodo di grande fioritura musicale in Europa. Però finora non ricordo di aver visto molto di questo repertorio nei cartelloni delle Festwochen. Che cosa ne pensa?
EMS – In passato abbiamo sempre avuto in repertorio musica del Medioevo e del Rinascimento. Ad esempio con i fantastici musicisti de La Fonte Musica, Tasto Solo e altri. Naturalmente continuerà ad essere così anche in futuro.
L’Olimpiade di Vivaldi, regia di Stefano Vizioli e scenografia di Emanuele Sinisi, estate 2023
OP – Come italiano mi permetta un pizzico di vanità. Fin dalla nascita i compositori e i musicisti del mio paese hanno sempre avuto un ruolo centrale nei vostri cartelloni. Credo sarà difficile cambiare questa realtà, oppure puntate anche su altro?
EMS – Innsbruck e la sua storia musicale hanno sempre avuto forti legami con l’Italia, non fosse che per la posizione geografica. E l’Italia aveva e ha tuttora grandi artisti. Ma questo vale anche per altri paesi, ed è nostro compito come Festival non guardare in una sola direzione.
OP – Sappiamo tutti come oggi sia complicato far quadrare i bilanci nelle attività musicali. A Innsbruck su quali risorse potete contare? Cercherà nuovi sponsor?
EMS – Siamo sostenuti dalla città di Innsbruck, dal land del Tirolo e dal governo federale. In più abbiamo un consolidato rapporto con i nostri sponsor. Siamo enormemente grati a chi ci offre questa solida base sulla quale possiamo lavorare con una certa tranquillità.
OP – Ancora un paio di questioni organizzative. Con altri colleghi critici, ci siamo spesso confrontati sul calendario molto esteso delle Festwochen. Con una normale trasferta di tre-quattro giorni è difficile riuscire a vedere più di un’opera e uno o due concerti. Per vedere di più, bisognerebbe fermarsi a Innsbruck almeno quindici giorni. Vi siete mai posti il problema?
EMS – Il nostro festival si svolge da metà luglio a fine agosto. È nella natura delle cose che non possiamo realizzare tutti i nostri format in pochi giorni: è logisticamente impossibile.
OP – Altro aspetto non secondario, i programmi di sala e la documentazione sono quasi tutti solo in tedesco, lingua che non tutti conoscono. Non sarebbe il caso di affiancare una traduzione almeno in inglese dei testi principali?
EMS – Devo rimandarvi al nostro sito web in inglese, ai sottotitoli in tedesco e inglese nonché ad alcuni testi riassuntivi del nostro programma serale. Ma ovviamente c’è sempre e comunque spazio e modo per migliorare.
OP – Per finire, è vero che la sua passione è il lavoro a maglia? C’è una relazione tra musica e tricot?
EMS – Molto probabilmente sì. Per me il lavoro a maglia ha qualcosa di meditativo. Se devo realizzare un modello ai ferri, penso a un ritmo melodico che si auto-esegue senza sosta nella mia testa con fraseggi, accenti, ritardandi, semiminime costanti e crome fluenti, mentre sferruzzo. Non esiste nient’altro. Solo questo ritmo ticchettante. La musica tende ad avere un effetto simile se permetti a te stesso di abbandonarti completamente.
Juditha Triumphans di Vivaldi, regia di Elena Barbalich e scenografia di Massimo Checchetto, estate 2023
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