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Ermanno Wolf-Ferrari, La vita nuova, op. 9
Torino, Auditorium RAI Arturo Toscanini, 29 ottobre 2021
Donato Renzetti direttore, Alessandro Preziosi voce recitante, Vittorio Prato baritono, Angela Nisi soprano
Anche il teatro lirico torinese partecipa alle celebrazioni dantesche con questo concerto che fa parte di “Regio Metropolitano”, un itinerario di 32 appuntamenti in 12 luoghi diversi della città non essendo disponibile la sala di Mollino interessata dai lavori di rifacimento del palcoscenico. L’Auditorium RAI Arturo Toscanini è una delle sedi più consuete.
Ermanno Wolf-Ferrari aveva vagheggiato di scrivere un poema sinfonico sulle tre cantiche della Commedia, ma del progetto riuscì a realizzare solo quello che avrebbe dovuto costituire il maestoso prologo al poema, una “Cantica su parole di Dante per baritono, soprano, coro, orchestra e organo” op. 9, composta nel 1901, uno dei suoi primi importanti lavori. Nel 1903 fu diretta dal compositore stesso a Monaco di Baviera con successo.
Più che al mondo della musica internazionale – in quegli stessi anni Mahler completava la sua quinta sinfonia, a Parigi Debussy presentava il suo Pelléas et Mélisande, Schönberg e Stravinskij di lì a poco avrebbero rivoluzionato il linguaggio musicale – il compositore veneziano sembra ambire a orizzonti più nazionali, come lo stile solenne del suo amico Lorenzo Perosi e la semplicità del canto popolare italiano. Ai testi de La vita nuova il musicista aggiunge due ballate non comprese: «Io mi son pargoletta bella e nuova» nel prologo e «Fresca rosa novella», quest’ultima del Cavalcanti, con la quale inizia la prima delle due parti in cui è suddiviso il lavoro di quattordici numeri musicali.
Sul palco l’orchestra del teatro Regio è diretta da Donato Renzetti, il coro sistemato sulla balconata è istruito da Andrea Secchi, quello di voci bianche da Claudio Fenoglio. Una voce recitante, Alessandro Preziosi, legge degli interventi curati dal direttore artistico del Teatro Regio Sebastian Schwarz tratti dal testo di Dante, mentre i due solisti, Vittorio Prato e Angela Nisi, impersonano il poeta e Beatrice.
Renzetti guida con mano ferma le ondate di una musica che nella prima parte procede a blocchi compatti con gli archi che doppiano la linea del canto e gli ottoni che danno solennità alle perorazioni orchestrali. Importanti sono gli interventi solistici del primo violino e dell’arpa con cui la composizione assume toni cameristici in un’atmosfera mista di tristezza e misticismo che si contrappongono all’enfasi dei momenti più drammatici. Opportuna è sembrata la scelta di sostituire l’organo col pianoforte, mitigando così il tono sacro del lavoro.
Nella seconda parte la scrittura si fa più trasparente e leggera toccando momenti in pianissimo fino al rarefatto finale sulla voce del soprano “dentro, lontano” «Io sono in pace!» e il «Benedetta sei tu!» del baritono. La cantata si spegne con un nostalgico rintocco di campane.
Gli interventi recitati dall’attore Alessandro Preziosi danno un senso più teatrale alla cantata legando i numeri musicali o inserendosi sul fondo musicale. Vittorio Prato domina nel canto solistico col suo timbro profondo e l’accurato fraseggio negli ariosi in cui vengono intonati i celebri sonetti «Donne che avete intelletto d’amore», «Voi che portate la sembianza umile», «Tanto gentile e tanto onesta pare». Il ruolo del soprano è quantitativamente minore, ma richiede alla cantante impegnative doti vocali che non difettano ad Angela Nisi la quale apre e chiude il lavoro in bellezza. Eccellente è il risultato del lavoro fatto col coro del teatro e con quello di voci bianche.
Una sala finalmente gremita di pubblico ha salutato con insistiti applausi la rara esecuzione. Una bella opportunità per scoprire aspetti nuovi del nostro passato repertorio musicale.

⸪