
★★★☆☆
L’altro Falstaff
Tra Shakespeare (The Merry Wives of Windsor, 1597) e Nicolai (Die lustigen Weiber von Windsor, 1849) e ben prima di Verdi, ci sono tre trasposizioni in musica della vicenda di Falstaff: Peter Ritter (stesso titolo tedesco, 1794), Karl Ditter von Dittersdorf (idem, 1796) e Antonio Salieri (Falstaff ossia Le tre burle, 1799). Su libretto di Carlo Prospero Defranceschi l’opera andò in scena al Teatro di Porta Carinzia a Vienna il 3 gennaio con grande successo. Dopo la versione in tedesco, presentata quello stesso anno a Berlino, il lavoro però venne dimenticato fino alla sua riproposta alla Settimana Musicale Senese nel luglio 1961.
Atto primo. Falstaff è ospite a una festa da Slender, dove mangia e beve smodatamente corteggiando le donne presenti. Tornato a casa propria, informa il servitore Bardolf (un Leporello invecchiato e lamentoso) delle sue mire sulle ricche mogli di Ford e Slender. Bardolf dovrà consegnare alle due dame altrettante lettere appassionate da parte di Falstaff. Le donne però, scoperto il disegno del vecchio cavaliere, decidono di giocargli una burla. Anche Bardolf cerca di scompigliare i piani del padrone, rivelandoli ai due mariti, che preparano una propria azione punitiva. Intanto la signora Ford, travestita da tedesca, fa visita alla locanda dove Falstaff alloggia e invita il cavaliere a un appuntamento galante in un orario in cui il marito è assente, le undici del mattino seguente. Anche Ford si reca successivamente da Falstaff in incognito, fingendosi un amante respinto e chiedendo al cavaliere di intercedere per lui. Il giorno seguente, la visita di Falstaff alla signora Ford viene interrotta dal progettato intervento della signora Slender, che annuncia l’arrivo degli uomini. Nonostante le ricerche, questi ultimi non trovano però il cavaliere, che è stato portato via dai servi nascosto in un cesto del bucato.
Atto secondo. I servi si raccontano a vicenda di come abbiano scaraventato Falstaff nel fiume con tutto il cesto dei panni. Le due donne fissano un nuovo appuntamento con il cavaliere: ancora una volta gli uomini lo cercheranno, ma invano, perché è stato travestito con i panni di una vecchia. La signora Ford lo invita, per la terza volta, a un appuntamento notturno nel parco: Falstaff dovrà recarsi presso un’antica quercia vestito da cervo. Ad aspettarlo ci sarà però una piccola folla camuffata da elfi, spiriti e folletti che punzecchierà il cavaliere, facendogli giurare di abbandonare le sue velleità da seduttore.
La vicenda si appoggia su pochi personaggi: Falstaff e il servo Bardolf, i coniugi Ford e Slender e la cameriera di Ms. Ford, Betty. Non c’è nessuna Ms. Quickly poiché è Ms. Ford con il suo travestimento “alla tedesca”, topos dell’opera buffa, il motore dell’azione. Il suo è il personaggio meglio tratteggiato, ironico ed estroverso e spetta a lei e alla signora Slender, più vicina a una caratterizzazione seria, il duetto «La stessa, la stessissima», sul quale Beethoven scrisse le dieci variazioni per pianoforte in Si♭ (WoO 73). L’altro personaggio spesso in scena e con il maggior numero di numeri vocali è Mr. Ford.
In questa, che è una delle ultime opere delle 39 del compositore di Legnago, non pochi sono gli echi dei lavori di Mozart senza però che mai si raggiunga il livello di ispirazione di quelle. Le melodie sono piacevoli anche se di corto respiro, l’orchestrazione sapiente, ma quello che si ammira di più è la fluidità delle strutture musicali: recitativi secchi che diventano accompagnati e poi ariosi e concertati. Il Falstaff di Salieri è una commedia dove abbondano i pezzi di insieme: solo dodici sono le arie solistiche (ben quattro sono di Mr. Ford, tre di Falstaff, due di Ms. Slender, mentre Mr. Slender, Ms Ford e Bardolf ne hanno una ciascuna), la maggior parte dei numeri musicali essendo duetti, terzetti, quartetti e concertati a più voci, come il finale atto primo, vivace e ben costruito – però Mozart è un’altra cosa e Defranceschi d’altronde non è Da Ponte.
Nel 1995 il lavoro di Salieri viene presentato al Festival di Schwetzingen, dove sette anni prima era stato allestito il suo Tarare. L’allestimento di Michael Hampe è efficace e lineare, così come pulite sono le scenografie mentre per i costumi Carlo Tommasi sceglie lo stile vittoriano.
In orchestra Arnold Östman legge la partitura e accompagna i cantanti in scena in modo molto asciutto. John Del Carlo gigioneggia, ha fisico e presenza scenica perfetta, peccato che dal punto di vista vocale si mostri sciatto, con intonazione precaria e ricorso a un quasi parlato nei recitativi. Mr. Ford è un Ferrando tormentato dalla gelosia che trova in Richard Croft interprete insuperabile per stile ed espressività. Di buon livello gli altri interpreti.
Nel DVD ArtHaus mancano i sottotitoli in italiano e quelli in inglese sono decisamente fantasiosi scostandosi parecchio dal testo originale. Immagine ovviamente in 4:3 e una sola traccia stereo.
⸪