Luoghi

THEATRE ROYAL

Theatre Royal

Glagow (1867)

1541 posti

Il teatro fu aperto nel 1867 come Royal Colosseum and Opera House da James Baylis. Il Royal, i suoi negozi e l’adiacente Alexandra Music Hall furono progettati da George Bell dello studio Clarke & Bell, che divenne il presidente fondatore del Glasgow Institute of Architects. Baylis presentò una serie di attività di spettacolo nel suo auditorium: pantomime, commedie, arlecchinate e opera.

Nel 1879 l’auditorium fu distrutto da un incendio e fu ricostruito secondo il classico design rinascimentale francese, come si vede oggi, dal famoso architetto teatrale Charles J. Phipps, creando tre gallerie invece di due e facendo sì che la porta d’ingresso si affacciasse su Hope Street invece che su Cowcaddens Road. Il teatro continuò a ospitare circa 3.000 persone. Oggi è il più grande esempio sopravvissuto del lavoro teatrale di Charles Phipp in Gran Bretagna.

Nel 1895 la società diventò Howard & Wyndham Ltd, quotata in borsa, e crebbe fino a possedere e gestire il più grande gruppo di teatri di qualità in Scozia e Inghilterra, con il Royal come fiore all’occhiello. Nello stesso anno un incendio distrusse nuovamente l’auditorium, che fu ricostruito sei mesi dopo sotto l’attenzione di Charles Phipps con pochi cambiamenti visibili. 

Nel 1957, il teatro fu venduto alla Scottish Television in una joint venture con la Howard & Wyndham Ltd per la conversione del Royal in Scottish Television Theatre, studi e uffici, diventando la sede principale della rete commerciale ITV nella Scozia centrale. Il 3 novembre 1969, il teatro prese fuoco e la STV trasportò la maggior parte della produzione nel suo teatro di Edimburgo, fino a poche settimane dopo, quando le riprese ricominciarono. Nel 1974, la Scottish Television si trasferì nei locali adiacenti, costruiti su misura, e offrì il Theatre Royal alla Scottish Opera, che lo acquistò con il sostegno del pubblico, trasformandolo nella sua sede e nel primo teatro d’opera nazionale della Scozia. Ne seguì un’importante opera di ricostruzione e ristrutturazione, che comportò la creazione di un foyer ampliato, di una nuova scala principale, di una fossa orchestrale ingrandita per ospitare 100 musicisti, di aree di backstage ampliate e di camerini modernizzati. L’auditorium è stato riportato al suo pieno splendore e gli intonaci sono tornati ai colori originali crema e oro, con il soffitto ornato dai colori originali oro, crema e blu pallido. Alle pareti principali fu aggiunta la carta da parati William Morris. La riapertura avvenne nell’ottobre 1975 con una rappresentazione di gala di Die Fledermaus, trasmessa in diretta televisiva.

Pochi mesi dopo, il Theatre Royal divenne anche la sede dello Scottish Ballet, avviato nel 1969 mentre nel 1997 una ristrutturazione ha permesso di effettuare un’ampia ricablatura e ridecorazione. Le pareti rosso ciliegia, le poltrone turchesi e la moquette rossa e turchese hanno sostituito lo schema del 1975. Nel 2005 la Scottish Opera ha affittato la gestione del teatro all’Ambassador Theatre Group, anche se l’edificio continua a essere la sede degli spettacoli della Scottish Opera e dello Scottish Ballet.     I finanziamenti del governo scozzese, della Heritage Lottery e di altri enti a partire dal 2012 hanno permesso alla Scottish Opera di costruire un nuovo foyer all’angolo tra Hope Street e Cowcaddens, in parte sul sito dell’ex Alexandra Music Hall. Costato 14 milioni di sterline, è stato inaugurato nel dicembre 2014 ed è un edificio in gran parte ellittico, che contiene nuovi ingressi, foyer, bar, caffè, aree di ospitalità, spazi per l’istruzione e aree espositive del patrimonio, oltre a ascensori per tutti i livelli, tra cui una terrazza aperta sul tetto, e centrato da una scala a chiocciola aperta.

TEATRO FRANCESCO STABILE

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Teatro Francesco Stabile

Potenza (1881)

361 posti

 

L’esistenza di un edificio adibito ad ospitare rappresentazioni teatrali in maniera permanente a Potenza è documentata sin dalla metà del Settecento, ma fu solo all’inizio dell’Ottocento, con l’elevazione della città a capoluogo, che si avvertì l’esigenza di dotare la comunità di un nuovo teatro lirico da realizzarsi appositamente. Dopo due tentativi di reperire i fondi ed il terreno necessari ai lavori per un nuovo teatro, si definì il luogo di costruzione in un lotto confinante con l’allora largo dell’Intendenza (l’attuale piazza Mario Pagano), grazie all’abbattimento di alcuni edifici.

L’edificazione iniziò quindi solo nel 1856, anche grazie al sostegno diretto di parte della borghesia cittadina che sottoscrisse dei titoli di credito per garantire il finanziamento dell’opera. Il progetto nel frattempo era stato nuovamente modificato, ma i lavori subirono un arresto già nel 1857, a causa del terremoto del 16 dicembre di quell’anno che colpì la città. Dopo un primo tentativo di ripresa nel 1860, si poté ripartire solo nel 1865 a seguito dell’ennesima revisione progettuale, per poi arrivare al progetto definitivo degli architetti Errico Alvino e Giuseppe Pisanti. Nel 1866 il Consiglio comunale decise di modificare il nome originario di “Teatro Ferdinando di Borbone” e di intitolare l’edificio al compositore lucano Francesco Stabile, il quale aveva fatto parte dei finanziatori dell’opera e che era prematuramente deceduto nel 1860. La costruzione terminò solo nel 1878 con però ancora la mancanza di molti dettagli architettonici e decorativi e l‘inaugurazione ufficiale avvenne il 26 gennaio 1881, alla presenza del re d’Italia Umberto I, della regina Margherita e del principe Amedeo, che assistettero alla rappresentazione de La traviata. Il re aveva promesso una visita in Basilicata dopo aver subito un tentato assassinio da parte dell’anarchico basilicatese Giovanni Passannante, avvenuto a Napoli nel 1878, per dimostrare affetto nei riguardi della popolazione locale.

Già nel 1910 il teatro fu chiuso temporaneamente per il deterioramento degli arredi, venendo poi riaperto nel 1912. Le condizioni dell’edificio, nel corso degli anni utilizzato anche come cinematografo, iniziarono a destare serie preoccupazioni a partire dai primi anni Sessanta del Novecento, a causa della poca manutenzione, tanto che nell’ambito del Piano regolatore generale comunale del 1966 si arrivò addirittura a prevederne la demolizione, scongiurata prima temporaneamente con l’intervento della Prefettura, poi definitivamente nel 1974 con l’apposizione del vincolo monumentale. Nel 1971 lo Stabile venne chiuso nuovamente per consentire i lavori di restauro, che erano ancora in corso quando la struttura subì, come il resto della città, i danni del terremoto del 1980. La ristrutturazione venne quindi sospesa per poi riprendere nel corso degli anni Ottanta ed essere completata nel 1990, accompagnata da polemiche riguardanti l’aumento notevole dei costi dei lavori; la riapertura al pubblico avvenne il 29 marzo dello stesso anno. Nel 2004 sono stati effettuati ulteriori restauri dell’immobile, che consentirono la ripresa delle normali attività a dicembre. Nel 2014 è stato riconosciuto quale “teatro storico lucano” dal Consiglio regionale della Basilicata.

 

Il Teatro Francesco Stabile si ispira per tipologia al Teatro San Carlo di Napoli ed al Teatro alla Scala di Milano; da essi derivano la facciata monumentale dell’edificio e la cura riposta nel posizionamento dei locali accessori.  Il prospetto principale presenta dei cantoni a bugne, un timpano sommitale e degli archi a tutto sesto che sormontano il portone principale bronzeo. Il timpano è decorato dallo stemma cittadino.

La sala è a forma di ferro di cavallo con tre ordini di palchi divisi da tramezzi radiali e un loggione sovrastante.  Gli ambienti di rappresentanza quali atrio, vestibolo ed ingresso hanno dimensioni abbastanza contenute. La copertura è a capriata in legno, con il sottotetto che ospita un ambiente adibito a deposito ed alla preparazione delle scenografie. Al secondo piano è presente la Sala degli specchi, così chiamata per le superfici riflettenti presenti come elementi decorativi insieme a carta da parati e dipinti, che è utilizzata anche per convegni o matrimoni civili. 

TEATRO COMUNALE

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Teatro Comunale

Firenze (1862)

2000 posti

Complesse le vicende che ruotano attorno alla sua costruzione e risalgono alla seconda metà dell’Ottocento quando pongono le premesse per una radicale trasformazione del volto urbano della città conseguente al trasferimento della capitale d’Italia a Firenze. Il 17 maggio 1862 il nuovo edificio venne inaugurato alla presenza di circa 7000 persone come Politeama Fiorentino. Appena un anno dopo, durante una festa da ballo, fu colpito da un tremendo incendio che distrusse il palcoscenico e provocò gravi danni alle strutture e numerose vittime. Riparati i danni, a partire dal 1864 il teatro riprese una intensa programmazione musicale incentrata su autori quali Verdi e Meyerbeer, Gomez, Donizetti.

Nel 1882 si realizzò la copertura dell’arena con una struttura metallica e l’attività teatrale continuò molto intensa: solo nel 1896 vennero programmate 70 recite con opere quali Cavalleria rusticana, Zanetto, Pagliacci, La traviata, Il trovatore, I pescatori di perle, e due balli, Excelsior e Pietro Micca. Nel frattempo il Politeama passò in proprietà a una accademia per poi essere acquistato, nell’agosto del 1910, dalla Società Anonima Teatrale che apportò ulteriori miglioramenti alla struttura. Da questo momento l’attività del teatro vide alternarsi stagioni più o meno fortunate con la sola sospensione degli spettacoli tra il 1917 e il 1918 quando la vasta sala fu requisita dal Ministero della guerra per essere destinata a magazzino del vestiario militare. Qui Vittorio Gui tenne il suo primo concerto nel dicembre del 1928. In quell’occasione si verificò una svolta decisiva che portò il Politeama a divenire il maggiore teatro per gli spettacoli lirici e musicali della città, tanto da entrare a far parte del patrimonio pubblico. Nel 1929 divenne infatti di proprietà dell’amministrazione comunale e contemporaneamente ne fu cambiato il nome in Teatro Comunale Vittorio Emanuele II.

Nel 1933, anno in cui viene istituito il Maggio Musicale Fiorentino, si decise di sottoporre il teatro a un restauro radicale. La parte del progetto architettonico esecutivo fu affidata all’architetto Aurelio Cetica e la parte scultorea è curata da Mario Moschi e Bruno Innocenti. Il primo realizzò le figure decorative esterne e interne ai vestiboli, mentre il secondo si occupò delle sette figure ad altorilievo sull’arco del boccascena. Infine Dino Tofani eseguì le decorazioni della lanterna del soffitto con la collaborazione di Donatello Bianchini.

La vita del nuovo organismo architettonico durò poco più di dieci anni: il 1º maggio 1944 il teatro venne infatti gravemente danneggiato dai bombardamenti aerei che cercavano di colpire i vicini depositi delle ferrovie. La parte del palcoscenico, comprese le relative attrezzature, fu completamente devastata dalle fiamme ma grazie alla cortina tagliafuoco del boccascena l’incendio causato dalle bombe fu circoscritto, evitando il suo propagarsi al resto dell’edificio che rimase praticamente intatto. La nuova amministrazione comunale intervenne immediatamente per affrontare il problema della ricostruzione e in poco più di un anno il teatro fu riaperto al pubblico.

L’intensa attività del Comunale si protrasse tranquillamente fino al 1957, quando la commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo ordinò la sospensione di ogni manifestazione dalla fine del Maggio musicale dello stesso anno per la necessità di lavori di consolidamento. La struttura portante delle gradinate e del loggione non era più adatta a garantire l’incolumità del pubblico, senza interventi di restauro. Si imponevano pertanto notevoli opere di demolizione e ricostruzione. Riaperto l’8 maggio 1961 fu di nuovo gravemente danneggiato dall’Alluvione di Firenze, prima di venire ricostruito nelle forme attuali nel 1966 su disegno di Alessandro Giuntoli: una vasta platea e due grandi gallerie semicircolari di palchetti, per un totale di 2.003 posti a sedere.

Nei primi anni ottanta, si sono eseguiti altri lavori di adeguamento e rinnovamento agli impianti tecnici, al palcoscenico, ai sistemi di sicurezza e all’arredo interno. In questa occasione lo spazio del Ridotto è stato interessato da lavori di trasformazione radicale su progetto dell’architetto Aldo Vezzali. Negli anni 2000 venne più volte indetta un’asta pubblica per vendere il teatro in modo da finanziare il nuovo principale grande teatro della città, il Parco della musica e della cultura. La demolizione dl teatro è iniziata nel 2021 e l’attività lirica e sinfonica è passata al nuovo Teatro del Maggio Musicale.

LANDESTHEATER

Landestheater

Innsbruck (1846)

800 posti

Il Teatro di Stato di Innsbruck è il maggior teatro del Tirolo. Situato appena fuori della storica Altstadt, è attorniato dalla Hofburg (il palazzo imperiale), dallo Hofgarten e dalla Facoltà di Scienze sociali ed Economiche (SOWI) dell’Università.

Nel 1629, l’architetto Christopher Gump il Giovane trasformò una delle case lungo la strada che portava alla Hofburg imperiale in un teatro per l’arciduca Leopoldo. Nel 1654, lo stesso architetto costruì un nuovo teatro dall’altra parte della strada, dove oggi si trova il Landestheater. Ristrutturato nel 1765, dopo l’occupazione bavarese del 1805, il teatro prese il nome di Teatro Nazionale della Corte Reale Bavarese ma fu poi chiuso a causa del degrado e riaperto nel 1846 nell’attuale forma. Ribattezzato Tiroler Landestheater nel 1945, nel 1959 fu inaugurato il Teatro Studio nel seminterrato.

Il teatro principale fu nuovamente chiuso nel 1961, notevolmente ampliato negli anni successivi e riaperto nel 1967. Ancora ristrutturato nel 1992 è stato trasformato in un teatro con spazi flessibili. È invece del 2003, il nuovo palcoscenico per le prove progettato dall’architetto Karl Probst di Monaco e completato come estensione del teatro principale. Il Landestheater, con le sue tre sedi, soddisfa i requisiti di una moderna attività teatrale e garantisce la realizzazione di ambiziose produzioni teatrali a Innsbruck. Come opera finale ne è stata rinnovata la facciata e si è aggiunto un nuovo piazzale.

TEATRO COMUNALE ZANDONAI

Teatro Comunale Zandonai 

Rovereto (1784-1871)

470 posti

La costruzione del Teatro Comunale “Riccardo Zandonai” un tempo chiamato “Sociale”, avvenne per opera dell’architetto bolognese Filippo Macari, allievo di Carlo Galli da Bibbiena, nel 1783. Il modello architettonico era quello del Teatro Filarmonico veronese. Fu il primo teatro del Trentino, frutto dell’atmosfera culturale aristocratico-borghese della Rovereto del secolo XVIII. In origine era una semplice costruzione in legno, e si limitava solo al corpo del palcoscenico e alla sala. Poi fu sostituita da un’opera in muratura, con il progetto di Macari, e nel 1871 venne completata con la nuova facciata, opera dell’architetto Saverio Tamanini.

Il teatro senza la facciata, l’atrio e il salone al primo piano, venne inaugurato il 26 maggio 1784 con l’ opera Giannina e Bernardone di Cimarosa. Nel 1870-71 si costruì il corpo verso il corso, che comprendeva l’atrio ed il pianoterra, il salone al primo piano e la bella facciata attuale. Nel 1827, per speciali convenzioni, il teatro roveretano diventò proprietà privata, mentre i palchi rimasero ai singoli palchettisti. Per rendere possibili i vari restauri e completamenti, ostacolati dalle divergenze insorte tra i palchettisti e i proprietari, il Comune lo acquistò nel 1867 e lo cedette gratuitamente ai palchettisti, con l’obbligo però di eseguire prontamente i necessari lavori di restauro.

Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale il teatro subì le più barbare devastazioni, venne usato come stalla, magazzino e caserma. Fu ristrutturato in breve tempo e riaperto con l’opera Francesca da Rimini dell’illustre cittadino Riccardo Zandonai. In questa occasione si decise di intitolare il teatro al grande compositore. Dall’ottobre all’aprile del 1924 il teatro venne rimesso completamente a nuovo, ed inaugurato con Giulietta e Romeo di Zandonai alla presenza del principe Umberto di Savoia.

L’ultima fase del restauro del Teatro Zandonai, iniziata nel 2010, si è conclusa alla fine del 2013. Le complesse ed articolate fasi del restauro hanno interessato principalmente la verifica tecnica e la realizzazione dell’intera impiantistica termica, elettrica e di condizionamento, la realizzazione del sistema antincendio e di sicurezza; il recupero ed il restauro degli elementi storici ancora esistenti nel teatro che ospita ogni anno una stagione di prosa molto qualificata ed è il “tempio” della cultura cittadina e dei grandi eventi.

   

TEATRO MUNICIPALE GIROLAMO MAGNANI

Teatro Municipale Girolamo Magnani

Fidenza (1861)

529 posti

Nato dalla volontà di un gruppo di cittadini riunitisi in società, il progetto del teatro venne affidato nel 1813 a Nicola Bettoli, architetto del futuro Regio di Parma. Per la costruzione, interrotta dopo pochi anni per carenza di fondi e durata quasi mezzo secolo, vennero utilizzate due chiese: quella di San Francesco, annessa al convento dei Francescani chiuso in ottemperanza ai decreti napoleonici e demolita per far posto al nuovo edificio, e quella di San Giovanni, che, crollata, fornì le murature.

Nel 1831 la società promotrice propose al Comune di Fidenza l’acquisto del teatro, ma trovò l’opposizione della duchessa Maria Luigia, che considerava l’opera troppo gravosa per le casse pubbliche; nel 1835 un violento nubifragio distrusse il tetto in costruzione, danneggiando profondamente il palcoscenico e le strutture portanti non ancora terminate. Nel 1848 il Comune acquistò l’area, ormai occupata dalle rovine del costruendo teatro, e nel 1854 incaricò della direzione dei lavori l’ingegner Antonio Armarotti, che riavviò il cantiere apportando varie modifiche al progetto originario del Bettoli, giudicato troppo oneroso; l’inaspettato crollo della vicina chiesa di San Giovanni consentì di risparmiare sui materiali di costruzione, velocizzando notevolmente i lavori.

L’inaugurazione avviene il 26 ottobre 1861 con Il trovatore di Giuseppe Verdi. La scenografia è opera di Girolamo Magnani, un artista fidentino a cui il Maestro di Busseto si è affidato tante volte e a cui spetta anche l’intera decorazione del teatro, dalla facciata neoclassica alla sala a tre ordini di palchi, dal foyer rivestito di stucchi a finto marmo fino al cielo affrescato sulla volta della platea. Nel 1889 il Comune decide di intitolare il teatro allo scenografo Girolamo Magnani, scomparso nel settembre di quell’anno. Nel 1910 è realizzato l’impianto elettrico d’illuminazione, mentre tra il 1932 e il 1933 sono restaurati gli interni, prestando particolare attenzione alle decorazioni della sala. Nel 1953 è ricostruito in calcestruzzo armato il palcoscenico, che mostrava dei cedimenti, mentre nel 1964 è realizzato l’impianto di riscaldamento. Tra il 1985 e il 1988 il teatro rimane chiuso per gli indispensabili lavori di adeguamento alle normative di sicurezza. Nel 2004 sono restaurati gli affreschi che ricoprono la cupola della sala e nel 2008 quelli del foyer, mentre nel 2009 viene completato il ripristino della facciata e del tetto

Affidato in gestione ad ATER Fondazione dal Comune di Fidenza, oltre alla collaudata stagione di prosa il teatro mette in scena produzioni liriche, concerti sinfonici e spettacoli per ragazzi ma costituisce anche il fulcro culturale della città: il ridotto viene utilizzato per lo svolgimento di conferenze, mentre il foyer ospita sovente mostre d’arte.

TEATRO VERDI

   

Teatro Verdi

Martina Franca (1920)

400 posti

Inaugurato nel 1920, come Teatro Comunale, nel 1932 subì il primo radicale intervento di ristrutturazione a causa di un incendio che distrusse il solaio ligneo, che fu poi ricostruito in pietra. Nel 1940 il Podestà del comune cedette la proprietà della struttura alla famiglia Miali, mentre nel 1950 venne venduta alla famiglia Dilonardo. La nuova proprietà restaurò il teatro nel 1951, adibendolo anche alle proiezioni cinematografiche. Iniziava così il lento declino della sala.

Un’altra più profonda ristrutturazione è avvenuta molto recentemente e il teatro è stato riaperto nell’ottobre 2020 dotato di una sala polifunzionale: un sistema di poltrone a scomparsa rende lo spazio versatile con capienze variabili da 400 a 1000 posti, l’unico teatro all’italiana con una tale tecnologia nel sud Italia.

TEATRO TINA DE LORENZO

Teatro Tina de Lorenzo

Noto (1870)

320 posti

Nel 1855 la necessità di costruire un nuovo teatro si fece sentire nella cittadina siciliana e fu formato quindi un comitato di cittadini per raccogliere i fondi. Fu acquistata una abitazione (casa Salonia) nella piazza centrale e in seguito fu dato incarico all’ingegnere Francesco Sortino per disegnare il nuovo edificio. Alla sua morte nel 1863 la direzione dei lavori passò a Francesco Cassone. Nel 1864 la città di Noto s’impegno a continuare l’opera di costruzione, affidando i lavori alla ditta Ruiz di Siracusa. La costruzione tecnica e meccanica fu affidata ad alcuni cittadini di Noto sotto la guida di Fortunato Queriau, mentre la doratura del teatro fu eseguita dal pittore Santi Ferrara di Messina. La statua di arenaria, rappresentante l’allegoria della Musica, situata al centro del vestibolo del teatro è lavoro dello scultore Giuliano Palazzolo, che seguì un disegno per il Cassone; i due pittori Subba e di Stefano decorarono invece il palcoscenico.

Il Teatro Comunale fu intitolato al re Vittorio Emanuele II e inauguratoil 4 dicembre 1870. Da allora in poi, artisti famosi come Pierantonio Tasca e Eleanore Duse calcarono quel palcoscenico. Dal 2012 è stato intitolato a Tina de Lorenzo, attrice figlia del marchese Corrado Di Lorenzo (discendente dei marchesi di Castelluccio di Noto, famiglia nobile siciliana). Ha una capacità di 320 posti a sedere che include tre file di palchi, ed una galleria.

STADTTHEATER

 

(Stadt)Theater

Bonn (1965)

1024 posti

   

La storia del teatro a Bonn risale al tempo degli elettori. Alla fine del 17° secolo, un teatro di corte fu istituito presso il Palazzo Elettorale, dove si esibirono troupes francesi e italiane. Nel XVIII secolo, fu istituito un teatro amatoriale per opere tedesche (Nationaltheater), diretto da Gustav Friedrich Wilhelm Großmann dal 1778 al 1784, che mise in scena la prima de La congiura di Fiesco a Genova di Schiller. Il nuovo governo francese distrusse il teatro di corte nel 1797.


Nel 1826, i cittadini di Bonn costruirono una propria casa teatrale: un nuovo edificio fu inaugurato nel 1848, segnato dall’ouverture La consacrazione della casa di Beethoven. La casa divenne il teatro comunale nel 1859, con spettacoli del teatro di Colonia. Bonn fa risalire la storia della sua responsabilità per il teatro a quell’anno. Il teatro di Bonn operò con un proprio ensemble per recite di prosa dal 1902, per l’opera dal 1935.

Il teatro fu distrutto da un bombardamento durante la seconda guerra mondiale nel luglio 1943. Dopo la seconda guerra mondiale, sedi temporanee per il teatro furono una sala universitaria, una palestra, un cinema e il Prachtbau del Bonner Bürgerverein. Nel 1965, un nuovo edificio è stato aperto sul Reno che serve come il teatro d’opera di oggi, lo Stadttheater, ora semplicemente Theater Bonn.  L’edificio degli architetti Klaus Gessler e Wilfried Beck-Erlang ha un’aria scultorea e ospita l’auditorium principale (1024 posti) così come la Werkstattbühne (125 posti), un teatro studio più intimo che è usato principalmente per nuove opere teatrali e produzioni sperimentali.

SAARLÄNDISCHES STAATSTHEATER

 

Saarländisches Staatstheater

Saarbrücken (1938)

875 posti

L’edificio dell’attuale Saarländischer Staatstheater a Saarbrücken fu costruito in stile neoclassico tra il 1937 e il 1938 per conto di Joseph Goebbels secondo i disegni di Paul Otto August Baumgarten, uno degli architetti preferiti di Adolf Hitler. Baumgarten, secondo la sua stessa dichiarazione, portò la sua esperienza del 1935 nella ricostruzione del Teatro dell’Opera tedesca a Charlottenburg, che era considerato un palcoscenico rappresentativo del regime nazista per eccellenza. Con i suoi oltre 1100 posti a sedere, il Saarbrücken Theater von Baumgarten fu progettato come teatro di medie dimensioni rispetto ai grandi edifici teatrali di tutto il mondo.


I piani del palco potevano essere sollevati o abbassati fino a tre metri di altezza e profondità con l’aiuto dell’idraulica. In termini di tecnologia scenica con palco girevole, il nuovo edificio era uno dei palcoscenici più moderni in Europa a quel tempo. Ufficialmente il Gautheater Saarpfalz fu il regalo di Hitler per il risultato del voto del 1935 nella zona della Saar. Più della metà dei costi di costruzione dovevano essere finanziati dalla stessa città di Saarbrücken. Secondo la volontà dei dirigenti nazisti, il teatro doveva essere un «baluardo culturale della cultura tedesca nella marca di confine occidentale del Reich» (contro la Francia), come scrisse Joseph Goebbels nella pubblicazione commemorativa dell’inaugurazione del nuovo teatro. Il sindaco nazista di Saarbruecken, Fritz Schwitzgebel, classificò addirittura il teatro di Saarbrücken come un centro di «lavoro di propaganda culturale» nel senso di una macchina di influenza nazionalsocialista. Il 9 ottobre 1938, il nuovo edificio teatrale fu solennemente inaugurato alla presenza di Adolf Hitler, Joseph Goebbels e Heinrich Himmler con una rappresentazione dell’opera Der fliegende Holländer di Richard Wagner.


Distrutto nella seconda guerra mondiale, il teatro fu restaurato e riaperto il 6 marzo 1948, ora chiamato Stadttheater Saarbrücken (Teatro della città di Saarbrücken), con Die Zauberflöte di Mozart. Quando la Saar divenne parte della Repubblica Federale di Germania il 1° gennaio 1957, il contratto fu firmato qui con il cancelliere Konrad Adenauer e il primo ministro della Saar, Hubert Ney. Nel 1971, lo stato di Saarland divenne proprietario del teatro e il nome fu cambiato in Saarländisches Staatstheater. L’edificio è stato dichiarato monumento storico nel 1983. Le sue sedi sono Großes Haus (sala grande), Alte Feuerwache (vecchia stazione dei pompieri), Congresshalle (sala conferenze) e sparte4 (area 4).