Cassandra

Bernard Foccroulle, Cassandra

Bruxelles, Théâtre Royale de la Monnaie, 14 settembre

★★★

(diretta streaming)

Una nuova Cassandra predice, inascoltata, la fine del mondo

«Invece di forzatamente attualizzare la lettura delle opere del passato, perché [i registi] non scrivono loro opere nuove per discutere del presente?». La proposta che i nostalgici delle regie tradizionali hanno spesso provocatoriamente posto, questa volta ha avuto una risposta affermativa. Ecco infatti un compositore – vabbè, non un regista… – prendere carta e penna e scrivere un lavoro su un tema che più impellente di questo non potrebbe essere: la catastrofe climatica che minaccia l’umanità. Come Cassandra aveva previsto la caduta di Troia senza essere ascoltata, la climatologa Sandra predice l’imminenza di una terribile tragedia, denunciando l’irresponsabilità di chi ci governa e di chi si rifiuta di riconoscere l’urgenza del problema prendendo le misure necessarie. Stavolta non è Troia a bruciare, è tutto il pianeta.

Tra queste due profetesse di ieri e di oggi, gli spiriti, eco dell’antico coro, vedono il futuro ricordando il passato, mentre le api,  simboli della vita minacciata, ronzano sempre meno forte. Citando Seneca, Eschilo, Schiller, Giovenale e Shakespeare, il libretto in inglese di Matthew Jocelyn è una miscela di serietà, umorismo e poesia, una narrazione senza soluzione di continuità in un prologo e tredici scene. 

Prologo. Da qualche parte là fuori. Voci umane risuonano dal vuoto, come echi di epoche diverse. Sono rivolte a Cassandra e testimoniano la sua frenesia, le sue previsioni e la maledizione che le è stata lanciata. Vedono Troia bruciare, come predetto da Cassandra. È allora. È ora.
Scena I – Troia brucia, Cassandra osserva. Cassandra è costretta a guardare mentre Troia brucia. Grida di disperazione. Forse questo non riguarda solo il passato, ma anche il nostro futuro? «Ciò che è stato, ciò che è e ciò che verrà».
Scena II. Chiamami Cassandra. Oggi. A una conferenza sul cambiamento climatico, la dottoranda Sandra Seymour tiene una conferenza sotto forma di stand-up comedy. Spera che questo approccio spinga i suoi ascoltatori all’azione, cosa che gli scienziati non sono riusciti a fare con fatti e cifre aride. Il pubblico la applaude, ma dopo, fuori dal palco, un attivista si scaglia contro di lei: chi, sano di mente, avrebbe avuto l’idea di scherzare sul riscaldamento globale? L’attivista in questione è Blake, uno studente di Lettere e Filosofia. Nonostante la falsa partenza, tra questi due giovani c’è un’evidente chimica.
Scena III. Mi hai sputato in bocca. Il dio Apollo ha dotato Cassandra del dono di predire il futuro, ma poiché lei non si è concessa a lui, le ha sputato in bocca, in modo che nessuno credesse più alle sue previsioni. Ora Apollo fa nuove avances, ma Cassandra resiste e fa riferimento alle varie donne che ha sedotto. Lui la sfida: pensa davvero di essere l’unica persona in grado di “vedere”? Crede davvero di essere unica? Il futuro è a portata di mano, chiunque lo voglia può vederlo. Cassandra sperimenta solo dolore e tristezza.
Scena IV. Le api. Un centinaio di api sciamano.
Scena V. Ototoi popoi da. È passato un anno da quando Sandra e Blake si sono incontrati e innamorati. Ora vivono insieme ed entrambi lavorano alle loro tesi a casa. Utilizzando degli algoritmi, Sandra mappa lo scioglimento delle calotte glaciali dell’Antartide e i conseguenti cambiamenti ambientali. Blake scrive dell’Agamennone di Eschilo, citando le parole pronunciate da Cassandra in quell’opera: «Ototoi popoi da», parole apparentemente incoerenti, che simboleggiano gli orrori indescrivibili che la profetessa vede davanti a sé. Nonostante le diverse aree di ricerca, Sandra e Blake trovano molti punti in comune. Come per Cassandra, il punto di vista di Sandra sulla crisi climatica rimane inascoltato: è un «canto profetico, non invitato (akeleustos) e non gradito (amistnos)». La loro conversazione viene interrotta dal telefono: La madre di Sandra invita Sandra e Blake alla sua festa di compleanno.
Scena VI. Cena di famiglia.Si festeggia  il 55° compleanno di Victoria con le figlie Sandra e Naomi e con Blake. L’atmosfera è allegra, le battute scorrono e si discute di diversi modi di prevedere il futuro. Ma Sandra non è affatto contenta che il suo lavoro scientifico venga paragonato all’osservazione dei cristalli. La conversazione si sposta sulla visita dei genitori in Antartide e sullo stato allarmante del continente. Alexander mette da parte le previsioni catastrofiche di Sandra sulle calotte glaciali e sottolinea le opportunità, come l’estrazione mineraria, che secondo lui si presenteranno con lo scioglimento dei ghiacci polari… Sandra e Blake sono scioccati da ciò che sentono e si preparano a lasciare la festa. Ma poi viene portata la torta di compleanno. Dopo che Victoria ha spento le candeline, Naomi può finalmente condividere la notizia della sua gravidanza.
Scena VII. Nella biblioteca dei morti. Figure del passato si aggirano nella biblioteca. Re Priamo è intento a rileggere ciò che la storia ha scritto su di lui e sulla caduta di Troia. Continua inoltre a incolpare Cassandra per la distruzione della città, senza riconoscere che in realtà lei stava cercando di avvertirlo della catastrofe. Ecuba prende le difese della figlia e gradualmente Priamo si rende conto che le parole di Cassandra erano l’antitesi di una maledizione. Quando Cassandra rimane sola nella biblioteca, ha una visione. Della sua morte? O di qualcun altro?
Scena VIII. I l richiamo della maternità. Sandra e Blake sono a casa. L’atmosfera tra loro è affettuosa ma a tratti anche inquieta: Blake sta per partire per l’Antartide per una rischiosa missione eco-interventista e ha detto a Sandra che vuole avere un figlio da lei. Lei ha sentimenti contrastanti: è saggio mettere al mondo dei bambini? Blake ritiene che stiano lottando per un mondo migliore, quello dei loro figli. In fondo, Sandra deve ammettere di sentire il richiamo della maternità, ma teme il “naufragio” di questo mondo.
Scena IX. Le api. Quindici api ronzano intorno.
Scena X. Canto della culla. Naomi canta una ninna nanna al suo bambino non ancora nato: una bambina che chiamerà Alexandra.
Scena XI. Una nave in viaggio verso l’Antartide. Sandra ha finito la sua tesi. Si esibisce per l’ultima volta nel suo spettacolo comico, ma il tono è ora molto più serio e non tutti gli spettatori lo apprezzano. Vengono lanciati insulti a Sandra e alcuni membri del pubblico lasciano la sala. Sandra annuncia di aver chiuso con il palcoscenico e il mondo accademico e di voler diventare un’attivista come Blake, che sta andando in Antartide. Non sa che tra il pubblico ci sono anche i suoi genitori e sua sorella. Mentre lo spettacolo è ancora in corso, il padre di Sandra riceve la terribile notizia che la nave degli attivisti è affondata e di Blake non c’è traccia. Appresa la notizia dopo lo spettacolo, Sandra crolla. Nello stesso momento, a Naomi si rompono le acque: il bambino sta per nascere. Sandra si ritrova sola. Poi appare Cassandra.
Scena XII. Nessuno mi toglierà mai la voce. Sandra comincia gradualmente a rendersi conto di essere in presenza di Cassandra e che i loro destini sono intrecciati. È come se Cassandra, affranta dal dolore, cercasse di confortare Sandra, riconoscendo fin troppo bene quello che la giovane donna sta passando. Prima di scomparire, Cassandra ribadisce il messaggio che nessun dio può sputare in bocca a Sandra. Nessuno potrà mai impedirle di essere “ascoltata”.
Scena XIII. Le api. Cinque api ronzano intorno, ignare di ciò che sta accadendo.

Nato nel 1953 a Liegi, Bernard Foccroulle è un organista di fama internazionale che accanto alla passione per la musica barocca (ha registrato tutte le opere per organo di Bach e Buxtehude suonate sugli strumenti storici meglio preservati) ha presentato numerosi lavori in prima mondiale di compositori quali Philippe Boesmans o Pascal Dusapin. Ultimamente ha affrontato progetti multidisciplinari che all’organo hanno affiancato la danza e la creazione video. Direttore generale de La Monnaie di Bruxelles tra il 1992 e il 2007, è poi succeduto a Stéphane Lissner alla direzione del Festival Internazionale Lirico di Aix-en-Provence fino al 2018. Le sue composizioni sono principalmente per organo, viola da gamba e voce con liriche su testi di Rilke, Verlaine, Erri de Luca, Dante. Cassandra è la sua prima opera. Commissionata dal teatro belga viene presentata in prima mondiale per l’inaugurazione della stagione con la direzione musicale di Kazushi Ono e la messa in scena di Marie-Ève Signeyrole, la scenografia minimalista di Fabien Teigné – un cubo che si apre e funge da mura di Troia, iceberg, biblioteca, alveare… – , i costumi firmati da Yashi, le luci di Philippe Berthomé e video in bianco e nero di ghiacciai e api. Accurata la direzione attoriale ed efficaci alcune immagini dello spettacolo come quelle ricorrenti delle api minacciate di estinzione. Derisoria l’immagine del cavallino di legno che rappresenta l’infanzia violentata quanto il simbolo di quello che ha portato alla distruzione di Troia.

Passato e contemporaneità sono presenti e la musica di Foccroulle li evoca con sapienza: il mondo del mito è un mondo di suoni acuti degli ottoni che ricordano l’universo barocco monteverdiano prediletto dal compositore. Per la contemporaneità utilizza la marimba per connotare Sandra e il sassofono per Blake mentre il coro omofonico degli spiriti dispiega lunghe frasi sopra strati di suoni trattenuti e respiri ventosi. Nel finale l’autore  cita il corale della Cantata BWV 26 di Bach (le isole antartiche prendono il nome dai compositori…) Ach wie flüchtig, ach wie nichtig (Ah quanto fugace, ah quanto effimera) che esprime la vanità della vita umana. Per le api, il loro ronzio è rappresentato da tremolii di archi che suonano microintervalli sul ponticello. La densa scrittura orchestrale lascia spazio a tocchi solistici che punteggiano il discorso dei cantanti o lo riecheggiano in modo imitativo. La tessitura vocale è sostanzialmente un affare individualizzato e nei pochi ensemble si sovrappongono linee che quasi mai si incontrano. L’unico vero duetto, che combina le sonorità degli ottoni, della marimba e del sassofono (in memoria di Blake), è l’incontro nella scena 12 delle due profetesse.

Anche se dice di non aver voluto fare un’opera attivista, Bernard Foccroulle non riesce a evitare una certa tendenza alla semplificazione che mina un po’ alcune scene della parte contemporanea e rende poco convincente la figura della scienziata che usa la comicità per far ascoltare le sue idee. Nelle tredici scene che compongono questo atto unico, l’alternanza tra le due eroine tende a privilegiare la figlia di Priamo, figura imponente nella sua tragica impotenza di fronte alla distruzione di Troia. Alla fine i due personaggi si riuniscono in una scena che risulta un po’ troppo ricapitolativa e semplificata, se non didascalica: forse sarebbe stato meglio terminare con il grido di Sandra quando apprende della morte del suo compagno, «Ototoi popoi da», lo stesso grido pronunciato dall’antica profetessa di fronte all’orrore della catastrofe.

Il coro bendato – non solo c’è chi non vuole sentire, ma neanche vedere – è spesso presente in scena dando voce agli spiriti. Kazushi Ono realizza con passione la preziosa partitura e concerta con precisione le voci in scena per le quali è stata creata l’opera: le due voci complementari della tragica Cassandra del mezzosoprano serbo Katarina Bradić e la Sandra del soprano americano Jessica Niles; l’Apollo necrofilo del baritono canadese Joshua Hopkins; il bel timbro chiaro del tenore americano Paul Appleby; il basso Gidon Saks come Priamo e come padre di Sandra; il soprano belga Sarah Defrise, Naomi.

Possiamo vivere in un mondo senza api, senza Bach? La domanda che ci pone Cassandra aspetta ancora una risposta da un’umanità distratta e incosciente.