foto © Luigi de Palma
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Natalia Ginzburg
Dialogo
Fragola e panna
regia di Nanni Moretti
Torino, Teatro Carignano, 15 ottobre 2023
Debutta in teatro uno splendido settantenne
Al cinema aveva presentato Cario diario, ora Nanni Moretti debutta settantenne in teatro con Diari d’amore, un titolo che unisce due pièce di Natalia Ginzburg Scritta nel 1966, un anno dopo Ti ho sposato per allegria, la prima e più famosa commedia di Natalia Ginzburg, Fragola e panna è la più sfortunata fra le sue commedie, mai allestita in teatro e una volta sola in televisione. Quattro anni più tardi scrive Dialogo, destinato espressamente per il mezzo televisivo. Del 1991, anno della morte, è il decimo e ultimo suo testo per il teatro, Il cormorano.
Nata a Palermo ma cresciuta a Torino, Natalia Ginzburg è stata una figura di primo piano dell’antifascismo e poi del Novecento letterario italiano ma senza mai abbandonare la militanza politica. Nella raccolta di racconti Le piccole virtù (1962) e nel romanzo Lessico famigliare (1963) è contenuta la poetica della scrittrice, tutta votata ai ricordi, alla famiglia, agli amici, alla religione laica delle piccole cose e ai sentimenti delle persone. Vicende private che raccontano trent’anni della storia di una nazione.
Dialogo forma la prima parte dello spettacolo. Qui una coppia, marito e moglie, ancora a letto tardano ad alzarsi per scambiare chiacchiere in cui la donna esprime le insoddisfazioni della sua vita matrimoniale e critica il marito che dimostra la sua vena cinica. È il lavoro prediletto dell’autrice per la quale «è difficile parlarne proprio perché non succede quasi nulla, e tutto è in quello che si dicono i due personaggi, due giovani coniugi, per un’ora da soli in una stanza da letto. La drammaticità della situazione sta nel fatto che qui c’è una donna che vuole dire al suo partner una cosa che non riesce a dire», ossia che lo vuole lasciare.
In Fragola e panna i personaggi sono cinque e tutto ruota intorno a una ragazza che ha lasciato il marito che la maltratta ed è in cerca di una nuova vita. La pièce gioca sulla assenza di un personaggio a turno: due donne, Barbara e Flaminia, per la maggior parte del primo tempo parlano di un uomo assente, Cesare avvocato e marito di Flaminia con una storia con Barbara che sta per finire. Nel secondo atto scompare Barbara e compare Cesare, Flaminia rimane in scena e non si farà che parlare di Barbara fino all’ultima battuta. È una vicenda livida, cruda, piena di disperazione in cui i personaggi si mettono a nudo e il maschio rivela tutta la sua piccolezza.
Formano lo smilzo cast quattro donne (Alessia Giuliani, Arianna Pozzoli, Daria Deflorian, Giorgia Senesi) e un solo uomo (Valerio Binasco, il direttore artistico dello Stabile) tutti bravissimi, con una recitazione asciutta e basata esclusivamente sulla parola. Moretti ha trasferito al teatro il suo approccio al cinema, prosciugando, togliendo. Anche la scenografia di Sergio Tramonti è quanto di più essenziale ci sia: un letto proteso verso la platea da cui mille volte Francesco, il marito, fa cenno di alzarsi senza mai abbandonarlo, nella prima parte; nella seconda una porta, quasi un sesto protagonista, e un unico divano «che le cose della vita hanno spezzato in due», commenta il regista. Con le luci di Pasquale Mari e i costumi di Silvia Segoloni, Moretti costruisce uno spettacolo che il pubblico torinese dimostra di apprezzare tantissimo. Un insolito e felice debutto di stagione per il Teatro Stabile. Recite fino al 29 ottobre.
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