Cecità

Cecità

Ideazione di Virgilio Sieni

Torino, Teatro Astra, 7 novembre 2023

L’epidemia

La rassegna TorinoDanza si è da poco conclusa con uno spettacolo in cui mancava la danza che la stagione del TPE (Torino Piemonte Europa) si inaugura con uno spettacolo teatrale in cui manca, o quasi, la parola. Si tratta di Cecità, un’ideazione di Virgilio Sieni che ne cura anche la coreografia, lo spazio e le luci.

L’artista fiorentino sembra ritornare periodicamente al bianco: La città bianca (2003), Atlante del bianco (2010) sono i titoli di passati lavori del coreografo che come ballerino si è perfezionato ad Amsterdam, in Giappone e a New York, dove ha frequentato Merce Cunningham mentre nel 1991 in Italia ha fondato la “Compagnia Virgilio Sieni” e nel 2007 l'”Accademia sull’arte del gesto” incentrata sulla sperimentazione del movimento e aperta a persone di tutte le età. Il bianco infatti domina anche in questo suo ultimo suo spettacolo, presentato in prima assoluta al Teatro Astra e ispirato al romanzo omonimo del 1995 di José Saramago dove i personaggi perdono all’improvviso la vista in seguito a un’epidemia sconosciuta. Alla fine tutti riacquistano la vista senza alcuna ragione apparente, esattamente come all’inizio l’avevano persa. Il libro di Saramago nell’originale si intitola Ensaio sobre e Cegueira (Saggio sulla cecità) e fa parte di un dittico completato da Ensaio sobre a Lucidez (Saggio sulla lucidità) del 2004.

Sieni ritiene ben poco delle vicende sviluppate nelle oltre trecento pagine del testo originale, lo spettacolo è costruito sostanzialmente sull’atmosfera di cecità lattiginosa suggerita dal romanzo in cui vagano i suoi personaggi. Nella prima parte un sipario traslucido divide il palcoscenico dagli spettatori e su questo si proiettano le sfocate ombre di corpi umani. Nitidamente percepibili sono soltanto le mani dei performer quando sfiorano il telo, o le sagome di oggetti – una vecchia radio a transistor, un paio di forbici, un trolley conteso da due persone. La colonna sonora fatta di rumori e fruscii di Fabrizio Cammarata accompagna le luci di abbagliante aurora boreale che rendono frenetici i movimenti dei corpi.

Dopo questa prima parte in cui non succede quasi nulla, il sipario si alza e vediamo un paesaggio desolato tra i cui rifiuti si scoprono dei corpi rannicchiati per terra. Lo spazio è delimitato da tre teli bianchi da sotto i quali spuntano strisciando altri corpi che si avvinghiano, si respingono, prendono coscienza della presenza gli uni degli altri col tatto, coi suoni, con mozziconi di frasi sussurrate. Solo raramente le figure umane si alzano e camminano, la condizione ferina in cui sembrano essersi ridotti li induce a trascinarsi sul terreno, indossare una maschera di animale. Manca una via di fuga. Una enigmatica figura di Pierrot bianco che brandisce una lunga asta con un microfono alla sommità aggiunge nuovi rumori a quelli già presenti. Le immagini si susseguono, si accumulano, ma senza una particolare tensione drammaturgica e la complessità del testo di Saramago appena si intuisce nella realizzazione dello spettacolo che si rivela così ambizioso nelle intenzioni ma non del tutto convincente nei risultati, che comunque sono stati applauditi dal pubblico.

Dopo Torino lo spettacolo si potrà vedere a Prato, Perugia, Bari, Napoli, Rovereto, Genova fino ad approdare a Pesaro il 18 aprile 2024.