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Teatro Francesco Stabile
Potenza (1881)
361 posti
L’esistenza di un edificio adibito ad ospitare rappresentazioni teatrali in maniera permanente a Potenza è documentata sin dalla metà del Settecento, ma fu solo all’inizio dell’Ottocento, con l’elevazione della città a capoluogo, che si avvertì l’esigenza di dotare la comunità di un nuovo teatro lirico da realizzarsi appositamente. Dopo due tentativi di reperire i fondi ed il terreno necessari ai lavori per un nuovo teatro, si definì il luogo di costruzione in un lotto confinante con l’allora largo dell’Intendenza (l’attuale piazza Mario Pagano), grazie all’abbattimento di alcuni edifici.
L’edificazione iniziò quindi solo nel 1856, anche grazie al sostegno diretto di parte della borghesia cittadina che sottoscrisse dei titoli di credito per garantire il finanziamento dell’opera. Il progetto nel frattempo era stato nuovamente modificato, ma i lavori subirono un arresto già nel 1857, a causa del terremoto del 16 dicembre di quell’anno che colpì la città. Dopo un primo tentativo di ripresa nel 1860, si poté ripartire solo nel 1865 a seguito dell’ennesima revisione progettuale, per poi arrivare al progetto definitivo degli architetti Errico Alvino e Giuseppe Pisanti. Nel 1866 il Consiglio comunale decise di modificare il nome originario di “Teatro Ferdinando di Borbone” e di intitolare l’edificio al compositore lucano Francesco Stabile, il quale aveva fatto parte dei finanziatori dell’opera e che era prematuramente deceduto nel 1860. La costruzione terminò solo nel 1878 con però ancora la mancanza di molti dettagli architettonici e decorativi e l‘inaugurazione ufficiale avvenne il 26 gennaio 1881, alla presenza del re d’Italia Umberto I, della regina Margherita e del principe Amedeo, che assistettero alla rappresentazione de La traviata. Il re aveva promesso una visita in Basilicata dopo aver subito un tentato assassinio da parte dell’anarchico basilicatese Giovanni Passannante, avvenuto a Napoli nel 1878, per dimostrare affetto nei riguardi della popolazione locale.
Già nel 1910 il teatro fu chiuso temporaneamente per il deterioramento degli arredi, venendo poi riaperto nel 1912. Le condizioni dell’edificio, nel corso degli anni utilizzato anche come cinematografo, iniziarono a destare serie preoccupazioni a partire dai primi anni Sessanta del Novecento, a causa della poca manutenzione, tanto che nell’ambito del Piano regolatore generale comunale del 1966 si arrivò addirittura a prevederne la demolizione, scongiurata prima temporaneamente con l’intervento della Prefettura, poi definitivamente nel 1974 con l’apposizione del vincolo monumentale. Nel 1971 lo Stabile venne chiuso nuovamente per consentire i lavori di restauro, che erano ancora in corso quando la struttura subì, come il resto della città, i danni del terremoto del 1980. La ristrutturazione venne quindi sospesa per poi riprendere nel corso degli anni Ottanta ed essere completata nel 1990, accompagnata da polemiche riguardanti l’aumento notevole dei costi dei lavori; la riapertura al pubblico avvenne il 29 marzo dello stesso anno. Nel 2004 sono stati effettuati ulteriori restauri dell’immobile, che consentirono la ripresa delle normali attività a dicembre. Nel 2014 è stato riconosciuto quale “teatro storico lucano” dal Consiglio regionale della Basilicata.
Il Teatro Francesco Stabile si ispira per tipologia al Teatro San Carlo di Napoli ed al Teatro alla Scala di Milano; da essi derivano la facciata monumentale dell’edificio e la cura riposta nel posizionamento dei locali accessori. Il prospetto principale presenta dei cantoni a bugne, un timpano sommitale e degli archi a tutto sesto che sormontano il portone principale bronzeo. Il timpano è decorato dallo stemma cittadino.
La sala è a forma di ferro di cavallo con tre ordini di palchi divisi da tramezzi radiali e un loggione sovrastante. Gli ambienti di rappresentanza quali atrio, vestibolo ed ingresso hanno dimensioni abbastanza contenute. La copertura è a capriata in legno, con il sottotetto che ospita un ambiente adibito a deposito ed alla preparazione delle scenografie. Al secondo piano è presente la Sala degli specchi, così chiamata per le superfici riflettenti presenti come elementi decorativi insieme a carta da parati e dipinti, che è utilizzata anche per convegni o matrimoni civili.
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