particolare di Leda e il cigno, da Leonardo da Vinci, 2009
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Vik Muniz
Sansicario, Galleria Umberto Benappi, 20 luglio 2024
Dalla discarica alla galleria d’arte
Realizzare immagini con i rifiuti, fotografarle, farle diventare delle ambite opere d’arte, venderle e devolvere il ricavato ai catadores (ricercatori) che frugano nelle discariche delle metropoli del Sud America per estrarre materiali da riciclare.
Che cos’è l’arte? Trasformare la materia in idea. Questa è la missione di Vik Muniz, nato nel 1961 a São Paulo nel Brasile. Dopo aver studiato pubblicità, nel 1983 si trasferisce a New York dove inizia come scultore ma, affascinato dalle riproduzioni fotografiche delle sue opere, decide di focalizzare la sua attenzione sulla fotografia. Durante gli anni ’90, diventa famoso per il suo approccio sperimentale al processo fotografico parodiando immagini iconiche e celebri della cultura pop e della storia dell’arte e inizia ad accostare tra loro materiali di uso comune (come terra, ovatta, inchiostro, lana), rifiuti, oggetti rotti e prodotti alimentari (come zucchero, ketchup e sciroppo al cioccolato) per progettare i soggetti narrativi poi ripresi dalla macchina fotografica.
Vik Muniz e la sua Isis, donna che stira, dalla serie “Pitture di immondizia”, 2011
«Nel 2008, il mio lavoro di artista mi ha portato in una gigantesca discarica fuori Rio de Janeiro, chiamata Jardim Gramacho. Dopo aver operato per più di 30 anni, l’impianto, un tempo uno dei più grandi al mondo, aveva raggiunto la sua capacità massima e stava per chiudere definitivamente. Una discarica come quella di Gramacho è un buon posto per osservare come le cose che un tempo erano utili o significative possano scendere in un purgatorio materiale, dove tutto viene rimescolato in un disordine primordiale», dice Muniz, «Qui ho incontrato persone che vivevano immerse in questi sogni infranti; persone che selezionavano la spazzatura, cercando di salvare il valore materiale degli oggetti; persone che separavano e riciclavano quelle macerie caotiche, semplificandole fino al loro passato elementare per poi trasformarle in un’altra cosa desiderabile. Lavorare con questi individui mi ha dato una nuova consapevolezza dell’importanza dell’opera d’arte all’interno di un sistema universale di oggetti. Essere bloccati in un ciclo senza fine come Sisifo, il re della mitologia greca condannato a far rotolare per sempre un masso su per una collina, può far venire voglia a un artista di smettere di trasformare le idee in oggetti». Nei suoi “Dipinti di immondizia”, fotografa i raccoglitori individualmente nella discarica stessa e poi proietta le immagini catturate sul pavimento di un enorme magazzino nelle vicinanze. Poi lavora con i catadores per raccogliere oggetti riciclabili dalla discarica e utilizzare questi scarti per ricreare le immagini sul pavimento. Alla fine, emergono ritratti vibranti, complessi ed essenzialmente umani, che rivelano sia la dignità che la disperazione dei catadores che iniziano a reimmaginare le loro vite. Alcuni di questi ritratti si rifanno a immagini famose del canone della storia dell’arte. Muniz riesce nell’impresa di cambiare la vita di un gruppo di persone con la stessa materia con cui riescono a sopravvivere.
Il documentario Lixo extraordinário (Spazzatura straordinaria, Waste Land il titolo inglese) mostra la produzione di opere d’arte con materiale raccolto dalla discarica di Jardim Gramacho tra il 2007 e il 2008 e ha ottenuto numerosi premi nei festival cinematografici internazionali.
Marat (Sebastião), da Jacques-Louis David, 2010
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