Sconcerto all’opera

Maurizio Manino, Sconcerto all’opera

128 pagine, 2024

La S del titolo, stampata in un carattere tipografico diverso, dovrebbe mettere in guardia: qui si scherza con le parole, in particolare con quelle dei libretti d’opera. Il sottotitolo recita infatti: “La rivolta delle romanze, ovvero Le romanze rivoltate”.

Melomane da tempo, Maurizio Marino non si è più accontentato di parodiare le vicende dell’opera italiana ottocentesca nei suoi spassosissimi spettacoli, ora ha preso come bersaglio i testi delle arie più famose e si è divertito a riscrivere le romanze “rivoltandole”, sostituendo cioè alle parole originali quelle di significato opposto

Nei suoi exercises de style è riuscito a dare una nuova vita sorprendentemente inedita, ma non del tutto estranea, ai testi più popolari su cui si sono cimentate le grandi voci del passato e del presente. Diventa quindi un gioco di intelligenza riconoscere nel testo riprodotto nelle pagine dispari il testo originale, svelato nella successiva pagina pari.

Purtroppo l’autore non mantiene la metrica degli originali, ma anche così il risultato è comicamente spiazzante. Chi riesce a individuare in «Ronfate profondamente tutti quanti! Tranne tu, schiava dei social che sei sempre collegata col tuo rovente cellulare» il «Nessun dorma! Tu pure, o Principessa, nella tua fredda stanza» della Turandot di Puccini? Mentre goliardicamente surreali suonano i versi «Carissima! Son contenta che tu abbia cambiato mestiere!» che sono il “rivoltamento” di «Troia! Qual fosti un dì! Di te che resta ancor?» dall’Ermione di Rossini. Il lettore indovini poi che cosa si cela dietro «Morirò ignorante! Odiato da tutti perché ho sempre solo trattato male chiunque». È tra le più facili.

Anche fisicamente il librino è un’allusione scherzosa alla veste dei libretti d’opera stampati in Italia dalla Ricordi: stesso formato, stessa carta, stesso colore e stesso carattere tipografico. Quando si scherza si fa sul serio.

Un solo appunto: Maurizio, non era meglio indicare la casa editrice come “Dimenticanze”?