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Richard Strauss, Burleske in re minore per pianoforte e orchestra
Allegro vivace
Richard Strauss, Symphonia domestica, op. 53
I. Introduzione e sviluppo dei tre gruppi di temi principali:
Temi del marito, (a) gemächlich (comodo), (b) träumerisch (sognante), (c) feurig (focoso); Temi della moglie, (a) lebhaft und heiter (vivace e giocondo), (b) grazioso; Tema del figlio, ruhig (tranquillo)
II. Scherzo. Felicità dei genitori, giochi infantili, ninnananna (la pendola suona le sette di sera)
III. Adagio. Lavori e propositi, scena d’amore, sogni e preoccupazioni (la pendola suona le sette del mattino)
IV. Finale. Risveglio e allegra baruffa (doppia fuga), riconciliazione e conclusione gioiosa
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Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, Marc Albrecht direttore, Marie-Ange Nguci pianoforte
Torino, Auditorium RAI Arturo Toscanini, 20 febbraio 2025
Serata Strauss
Tutto Richard Strauss per il 13° concerto della stagione dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI. In programma due pezzi di grande impatto, il primo ancora nel XIX secolo, il secondo composto nei primi anni del nuovo secolo.
Nel 1886 Richard Strauss ha ventidue anni ed è secondo direttore, dopo Hans von Bülow, a Meinigen, alla cui corte ducale si esibisce anche come pianista. È pensando a Von Bülow che il giovane Richard scrive uno Scherzo per pianoforte e orchestra che però il vecchio maestro giudica pianisticamente ineseguibile. E così è un altro virtuoso, Eugène d’Albert, famosissimo all’epoca, ad accettare la sfida presentarlo al pubblico nel giugno 1890 col titolo Burleske. Strauss allora si era fatto un solido nome e quella sera fu ascoltato anche Tod und Verklärung (Morte e trasfigurazione), il breve ma intenso poema sinfonico sugli ultimi istanti di vita di un artista. Completamente diverso è il tono della Burleske: sono una ventina di minuti in cui il solista e l’orchestra dialogano in un brillante tempo di sonata. Vi si riconosce infatti la tipica struttura – esposizione con due gruppi tematici, sviluppo, ripresa, cadenza del solista, coda – anche se non è tutto chiarissimo con quei due temi così strettamente imparentati. Quello che è evidente è la scrittura virtuosistica del pianoforte, qui affidato alle agili dita di Marie-Ange Nguci, per la terza volta in poco tempo ospite della OSN e beniamina del pubblico per la sua presenza comunicativa. Con tecnica sicurissima e spiccato temperamento, la giovane artista franco-albanese tiene testa alla massa orchestrale in questo peculiare lavoro. In orchestra però c’è uno strumento che si impone con evidenza: è il primo a intervenire accennando alla cellula tematica da cui deriveranno i temi veri e propri e va a lui l’ultima parola nel finale in pianissimo: sono i timpani, che danno modo a Gabriele Bartezzati di emergere con evidenza trasformando il brano quasi in un concerto per timpani e pianoforte. Per quanto riguarda la pianista è forse nel fuori programma che si apprezzano ancora di più le sue mature doti di interpretazione, stupefacenti per la sua giovane età. In Une barque sur l’océan terzo pezzo dei Miroirs, si evidenzia la sua capacità di restituire le delicate sfumature emotive della impegnativa pagina di Ravel con quei grandi arpeggi della mano sinistra per evocare misteriosi scenari marini.
Con la Symphonia domestica ritorna in primo piano il direttore ospite. Marc Albrecht è particolarmente apprezzato nel repertorio del tardo Romanticismo e del Novecento, in particolare per le sue interpretazioni delle opere di Richard Strauss. Scritta tra i due poemi sinfonici Ein Heldenleben (Vita d’eroe) e Eine Alpensinfonie (Sinfonia delle Alpi), la Symphonia domesticaè un potente esempio di musica a programma, qui più minuzioso che mai, e di carattere autobiografico. Nel suo intento un po’ egocentrico il compositore vuole descrivere musicalmente una giornata della sua famiglia, un idillio borghese tra le quattro pareti di casa. Aspramente criticata a suo tempo dai fautori della musica assoluta o pura, ora viene apprezzata non tanto per la descrizione del quadretto famigliare, quanto per la ricchezza musicale ottenuta con un’orchestra mastodontica di oltre cento elementi da cui Albrecht riesce a ottenere suoni ricchi e chiaramente stratificati.
Concepita in un solo movimento articolato nelle quattro sezioni tipiche della sinfonia – primo tempo introduttivo, scherzo, adagio e finale fugato – è un esempio di virtuosismo compositivo e di dominio della massa orchestrale magistralmente realizzato dal direttore tedesco calorosamente festeggiato dal folto pubblico.
⸪