Ottavio plus

Henry Purcell
“If music be the food of love” Z 379a
“Music for a while” da Œdipus, King of Thebes Z 583
Suite n° 2 in sol Z 661 (Prelude – [Almand] – Corant – Saraband – [Jig ZD 233])
Suite n° 7 in re Z 668 (Almand – Corant – Hornpipe)
“Fairest isle” da King Arthur or the British Worthy Z 628
“Sweeter than roses” da Pausanias, the betrayer of his country Z 585
“Now that the Sun hath veil’d his light” Z193 da Harmonia sacra or Divine hymns and dialogues
“What power art thou” (“Cold Song”) da King Arthur or the British Worthy Z 628

Georg Friedrich Händel
“Nel dolce tempo” Cantata für Alt e basso continuo HWV 135b
Suite n° 5 in Mi HWV 430 (Prélude – Allemande – Courante – Air double 1-5)
“Vedendo amor” Cantata für Alt e basso continuo HWV 175

Andreas Scholl controtenore, Ottavio Dantone clavicembalo

Innsbruck, Haus der Musik, 30 agosto 2025

bandiera francese.jpg  ici la version française sur premiereloge-opera.com

Il glorioso Settecento inglese con Scholl e Dantone

Due compositori inglesi, i più grandi dell’epoca barocca, per l’ultimo concerto delle Settimane di Musica Antica di Innsbruck. Uno, Henry Purcell, nato a Londra nel 1695, l’altro nato dieci anni prima a Halle, ma cittadino britannico dal 1727 quando Georg Friedrich Händel (Germania) diventa George Frideric Handel.

Sulla pedana, un po’ scricchiolante, piazzata nella sontuosa Spanischer Saal di Schloss Ambras, prendono posto al clavicembalo Ottavio Dantone, il direttore musicale del festival, e Andreas Scholl, storica voce di controtenore. Due sommi specialisti del repertorio settecentesco che per la seconda volta si mettono insieme per una serata di musica da camera alla vigilia della finale del Concorso Cesti.

La prima parte è dedicata a Purcell di cui si ascolta il song “If music be the food of love” su una poesia di Henry Heveningham basata su un verso di Shakespeare: le gioie dell’amore della musica sono espresse con la tenera melodia di un arioso che segue un breve recitativo. Tratto invece dalle musiche per Œdipus, King of Thebes è invece “Music for a while”, un song su versi di John Dryden dove si celebra il potere lenitivo della musica: «Music for a while shall all your cares beguile» (La musica per un po’ ti distoglierà da tutte le tue preoccupazioni) e il timbro soave di Scholl e l’accompagnamento prezioso dello strumento di Dantone fanno di tutto per confermare l’affermazione. Ancora di Dryden è “Fairest isle”, tratto dalla semi-opera King Arthur dove viene cantata dalla dea Venere in lode dell’isola inglese. Qui è il controtenore a dipanare una linea di canto di grande bellezza. Famoso è il seguente “Sweeter than roses” su versi d Richard Norton e tratto dalle musiche per Pausanias, the betrayer of his country, una delicata melodia per le parole «Sweeter than roses, or cool evening breeze | On a warm flowery shore, was the dear kiss» (Più dolce delle rose o della fresca brezza serale su una calda spiaggia fiorita, fu il caro bacio). Su un livello spirituale è invece “Now that the Sun hath veil’d his light”, un ‘evening hymn’ del vescovo William Fuller, un cullante invito a pregare durante le ore del riposo.

La Suite n° 2 in sol del 1696 e la Suite n° 7 in re sono i brani strumentali scelti da Dantone per far riposare la voce di Scholl. I quattro movimenti della n° 2 mettono in luce la maestria dell’esecutore, che sottolinea il carattere malinconico del secondo tempo (Almand) per poi lasciarsi andare al ritmo di danza del quarto (Saraband) con un fluido gioco di note.

L’ultimo pezzo della prima parte è il celeberrimo “Cold song” («What power art thou»), ancora da King Arthur, dove il cantante rende con virtuosismo il tremore e i balbettamenti del Genio del freddo risvegliato da Cupido.

Morto a soli 36 anni, Purcell ha lasciato libero il campo musicale inglese a Händel, di cui nella seconda parte si ascolta la Suite n° 5 in Mi HWV 430. Formidabile esecutore alla tastiera lui stesso, Händel aveva sfidato Scarlatti in una gara di virtuosismo quand’era a Roma in casa del cardinale Ottoboni e il risultato fu pari: l’italiano vinse al cembalo, il sassone all’organo. La raccolta delle otto “pièces pour le clavecin” fu stampata a Londra nel 1720 e quella in Mi è in cinque movimenti che sembrano voler condensare lo spirito musicale del tempo: dopo il breve Prélude, la precisa Allemande e la pimpante Courante, il quarto movimento è costituito da un Air in 5 variazioni su un tema detto “the harmonious blacksmith” (il fabbro armonioso) che ebbe molto successo come pezzo a sé nell’Ottocento e di cui Dantone rende con gusto e tecnica formidabili il sorprendente crescendo delle variazioni, fino ad arrivare al parossismo della quinta con quelle rapidissime volate di biscrome. Una performance che ha entusiasmato il pubblico.

Nelle vesti di accompagnatore di lusso, il direttore si è nuovamente affiancato al cantante in due cantate composte da Händel in Italia negli anni 1707-08: la prima, Nel dolce tempo HVW 135b, a Napoli; la seconda a Roma, Vedendo amor HVW 175. Ancor più che in Purcell qui Scholl dimostra la sua raffinatissima tecnica esecutiva, dove il gioco dei fiati, i trilli tenuti all’infinito, i passaggi di registro sono finalizzati a un’espressività raffinata. Sorprendente soprattutto la seconda cantata dove quattro recitativi sono intercalati da tre arie di cui una, «Camminando lei pian piano», risveglia precise reminiscenze nell’ascoltatore: si tratta infatti della prima redazione di un’aria che diventerà una delle più famose del Giulio Cesare in Egitto: «Va tacito e nascosto». Ed è proprio questo fuori programma offerto dal cantante alla fine di questo memorabile concerto.

Così si conclude l’edizione 2025 delle Festwochen der alten Musik che l’anno prossimo arriveranno al traguardo dei 50 anni.

 ⸪