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Prokof’ev comico-lirico
Nel 1940, vent’anni dopo la favola de L’amore delle tre melarance, per lasciarsi dietro gli orrori della guerra e le tremende lacerazioni esistenziali, Prokof’ev si volge a un soggetto leggero e inizia a comporre un’opera che sarà presentata in forma privata nel 1941 e solo nel 1946, con qualche modifica, al pubblico. La solita accusa di “formalismo” la farà però scomparire dal repertorio del Teatro Kirov e solo nel 1959 incomincerà ad essere allestita, ma al di fuori dell’URSS.
Il soggetto gli era stato suggerito dalla futura seconda moglie Mira Mendel’son: «È frizzante come lo champagne, si potrebbe farne un’opera nello stile di Mozart o di Rossini» avrebbe esclamato il compositore dopo aver letto The Duenna or The Double Elopment (La governante [dallo spagnolo dueña] o Il doppio matrimonio), una ‘comic opera’ settecentesca di Richard Brindsley Sheridan messa in musica nel 1775. In effetti c’è Siviglia, c’è una serenata interrotta e c’è un plot simile a quello delle Nozze o del Matrimonio segreto.
«Nel settecentesco, classico girotondo delle coppie smaniose d’amore, farcito di equivoci e intrighi, costellato di inganni fittizi e di gioiosi disinganni, sapientemente guidato dalla mano esterna di un provocatore (una matura governante desiderosa di accasarsi, la dueña del titolo originale), fino al tradizionale, immancabile lieto fine, Prokofiev aveva modo di ripensare modernamente tutto un mondo passato, irreale, teatralmente simulato e deformato, e di far rivivere, per così dire dall’interno, la storia dell’opera, prendendo a modello gli esempi della sua età dell’oro, accettandone, ma non passivamente, regole e schemi: quelle regole e quegli schemi a cui egli, musicista del Novecento, aveva sempre guardato con disincanto, ma non senza subire il possente richiamo dei piaceri «puri» dati da una fantasia musicale liberata, lanciata a briglia sciolta nei meccanismi «impuri» dell’invenzione teatrale». (Giorgio Sablich, dal programma di sala del XLV Maggio Musicale Fiorentino dello spettacolo allestito da Ugo Gregoretti)
La vicenda di Обручение в монастыре (Obručenie v monastyre, Fidanzamento al convento, nel titolo originale del libretto scritto dal compositore stesso e dalla Mendel’son) è narrata in nove scene ripartite in quattro atti.
Atto I. Il nobile Don Gerolamo, per consolidare un patto commerciale, intende che sua figlia Luisa sposi Mendoza, mercante di pesce vanitoso, ricco e brutto. Lei però è innamorata di Antonio, che è povero, anche se nobile nello spirito. Inoltre, don Ferdinando, figlio di don Gerolamo e incline ad attacchi di gelosia, vuole sposare Clara d’Almanza, virtualmente prigioniera della matrigna.
Atto II. Don Gerolamo rinchiude Luisa nella sua stanza per costringerla a sposare Mendoza. Margherita, la governante di Luisa (la Duenna) provoca la furia di Don Gerolamo fingendo di essere un messaggero tra Antonio e Luisa. Don Gerolamo la congeda, ma la governante scambia i vestiti con Luisa e la fa fuggire con questo travestimento. Sul molo, dove le donne dei pescatori lodano la qualità del pescato dalle barche di Mendoza, Luisa incontra la sua amica Clara, che è scappata di casa e intende cercare rifugio al convento. Luisa chiede di prendere in prestito il nome di Clara per un giorno, Clara è d’accordo. Entrano Mendoza e il suo raffinato amico Don Carlos. Mendoza viene riconosciuto da Luisa ma lui non l’ha mai vista. Si avvicina quindi a Mendoza sostenendo di essere Clara e gli chiede di prenderla sotto la sua protezione e di trovare Antonio di cui è innamorata. Mendoza è attratto da questa idea come mezzo per sbarazzarsi del suo rivale Antonio facendolo sposare con “Clara”. Don Carlos accompagna “Clara” a casa di Mendoza. Mendoza visita la casa di Don Gerolamo per incontrare “Luisa” (la Duenna travestita); mentre “Luisa” non è così giovane e bella come Mendoza era stato indotto a credere, la sua dote è invece un’attrazione sufficiente; accettano di fuggire quella sera.
Atto III. Antonio ingannato arriva a casa di Mendoza; mentre è fuori scena per incontrare “Clara”, Mendoza e don Carlos si congratulano con se stessi per la loro astuzia. Ancora inconsapevoli, accettano di aiutare la coppia a sposarsi. Don Gerolamo sta provando con due suoi servitori, musicisti dilettanti (un trio di tromba, clarinetto e grancassa) ed eseguono musica grottesca e stonata. Egli riceve quindi due messaggi: uno da Mendoza che dice di esser fuggito con Luisa, cosa che lo delizia, e un altro dalla vera Luisa che chiede la sua benedizione sul suo matrimonio, che lui trascura di leggere attentamente. Rimanda il suo consenso con entrambi i messaggeri e organizza una grande festa più tardi quella sera per celebrare. Al monastero, Clara incontra Antonio e Luisa e lamenta la sua apparente perdita di Ferdinando. Entra Ferdinando, che scambiando Clara per una suora esclama che sta inseguendo il suo falso amico Antonio che è scappato con la sua amata Clara. Clara è segretamente felicissima per questa dimostrazione della passione di Ferdinando.
Atto IV. L’atto si apre con una canzone da ubriachi dei monaci del monastero dove si celebrano i matrimoni. Quando vengono a sapere di dover celebrare dei matrimoni, i monaci passano subito a intonare un inno che esalta il digiuno e l’astinenza, su una melodia che è una variante più lenta della precedente canzone da ubriachi. Entrano Mendoza e Antonio che con una prodiga corruzione ottengono che i monaci acconsentano a sposarli ai loro amori. Entra Ferdinando che sfida Antonio a duello, ma arriva la vera Clara e Ferdinando ora capisce la vera situazione. I tre matrimoni vengono concordati. Al banchetto di Don Gerolamo, l’ospite è sempre più stupito, esasperato e infuriato poiché il successivo arrivo degli sposi fa capire che i suoi piani sono andati completamente male, poi facendo i conti si sente compensato dalla probabile entità della dote di Clara. Canta quindi una canzone conviviale, accompagnandosi con una serie di bicchieri accordati.
In quest’opera Prokof’ev poteva valorizzare due aspetti: quello comico/grottesco e quello lirico. Sceglie il secondo e tutto il lavoro è percorso da afflati lirici che troviamo nei momenti sinfonici e negli ariosi affidati ai giovani, ma anche, e qui caricaturalmente, nella canzone intonata dalla governante per conquistare il ricco mercante di pesce. Ciò detto non è che manchino numerosi spunti comici espressi magistralmente dall’orchestra di Prokof’ev in una sempre tesa vivacità ritmica.
Nel 1998 l’opera viene messa in scena al Teatro Mariinskij con l’esuberante regia di Vladislav Pazi che costruisce un ambiente sospeso tra realismo e fiaba con ricchissimi costumi da carnevale veneziano. C’è un cast d’eccezione per dar vita a questo capolavoro del secolo scorso. Voce di velluto è quella di Anna Netrebko, che non impegnata in gorgheggi e agilità, sfoggia il miele del suo registro medio-basso per disegnare una splendida Luisa. La sensuale voce di contralto di Marianna Tarassova è invece per Clara, mentre la sempre infallibile Larissa Diadkova presta la sua spassosa figura alla dueña spodestata nel titolo. Eguale felice prestanza vocale e presenza scenica dimostrano anche gli interpreti maschili dal grottesco Mendoza di Sergej Aleksaškin all’elegante Antonio di Evgenij Akimov. Gergiev dirige da par suo uno dei lavori del repertorio a lui più congeniale.
Balletti e pantomime hanno qui grande importanza, d’altronde siamo nel tempio russo della danza di tradizione. Li vediamo durante l’ouverture, nell’intermezzo orchestrale del carnevale notturno del secondo atto e poi nella festa finale.
Sei anni dopo lo stesso allestimento, con molti dei cantanti originali, è stato trionfalmente riproposto al Teatro Regio di Torino con la direzione di Noseda.
Nel DVD della DECCA l’immagine è in 16:9, ci sono due tracce stereo e sottotitoli in sei lingue, italiano compreso.
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