Thomas Moore

Das Paradis und die Peri

Robert Schumann, Das Paradis und die Peri (Il Paradiso e la Peri)

Amburgo, Staatsoper, 27 settembre 2025

★★★★★

(video streaming)

Il sogno ferito della Peri: Schumann e Kratzer tra cielo e terra

Dopo Salisburgo, anche da Amburgo arriva uno spettacolo che non mette in scena un’opera vera e propria, ma si configura come un’operazione di grande impatto visivo ed emotivo. Soprattutto grazie alla regia — chi l’avrebbe mai detto — di uno dei massimi esponenti del Regietheater, quel Tobias Kratzer che qui, a parere di chi scrive, raggiunge forse il suo miglior esito. Alla Staatsoper della città anseatica la nuova stagione lirica si apre con il nuovo sovrintendente-regista e con un titolo insolito: Das Paradies und die Peri (Il Paradiso e la Peri).

Oratorio profano composto da Robert Schumann su libretto di Emil Flechsig tratto dal poema Lalla Rookh di Thomas Moore, debuttò alla Gewandhaus di Lipsia il 4 dicembre 1843 diretto dallo stesso Schumann. Accolto con entusiasmo dal pubblico, il lavoro fu considerato dal compositore «la più cara fra le mie creature». Non altrettanto unanime fu la critica: si lodarono l’orchestrazione, il colore strumentale e la naturalezza con cui Schumann “faceva parlare” l’orchestra, ma alcuni espressero riserve sulla scelta di evitare i recitativi e di adottare una forma continua, ritenendo che ciò riducesse la chiarezza drammatica, pur senza compromettere l’impressione generale. È comunque una delle opere più luminose e ottimistiche del musicista, in netto contrasto con il tormento interiore che spesso segna la sua produzione.

La storia, intrisa di simbolismo e di significati moralistici, è un’ideale commistione tra misticismo arabo e cristiano. Ambientata in un favoloso Oriente, narra di una Peri — creatura della mitologia persiana, simile a una fata — cacciata dal Paradiso per colpe non chiarite e impegnata a riconquistarne l’accesso offrendo un dono puro e degno della divinità. Dopo aver portato le ultime gocce di sangue di un giovane eroe ucciso da un tiranno, la Peri offre all’Eterno il respiro di una fanciulla morta accanto all’amato appestato, ma invano. Solo alla fine, quando raccoglie le lacrime di pentimento di un feroce brigante commosso dalla preghiera di un bambino, le porte del Paradiso le si spalancano.

La partitura, per soli, coro e orchestra, è un trionfo di lirismo e colore, in cui Schumann fonde l’intensità romantica del Lied con la grandiosità oratoriale di Händel e l’intimità di Mendelssohn. I cori sono esuberanti ma mai pomposi, i “recitativi” fluiscono come dialoghi interiori e le arie traboccano di dolcezza melodica.

Prima dell’inizio dello spettacolo, scena e pubblico vengono filmati e proiettati su uno schermo sospeso. Il narratore (tenore) siede sul palco, come un regista alle prove, davanti a un computer portatile. Con la drammaturgia di Christopher Warmuth, le scene e i costumi di Rainer Sellmaier e le luci di Michael Bauer, ci troviamo in un ambiente asettico e bianco, che nella sua nudità riflette la vita interiore della Peri, distesa tra piume candide, i resti delle sue ali. Le raccoglie, tocca le ferite aperte. Un gran numero di persone le passa accanto impassibile, poi scoppia una battaglia caotica: i cadaveri si allineano sul palco e la Peri viene ricoperta di sangue. Una spettatrice protesta e abbandona la sala.

Dopo la guerra, arriva la pestilenza. Quando la giovane sposa muore, il coro intona il dolcissimo «Schlaf nun und ruhe in Träumen voll Duft» (“Dormi ora e riposa nei sogni fragranti di profumo”), mentre la cinepresa inquadra uno spettatore addormentato. Nella terza parte, un altro spettatore si commuove davanti al dramma della distruzione ambientale: la Peri scende in platea, scavalca le file, raccoglie le sue lacrime e le offre all’angelo, che finalmente le apre le porte del Paradiso.

Ovviamente questi “spettatori” sono attori, con cui Kratzer ha voluto coinvolgere il pubblico e forse ironizzare sull’accoglienza del precedente Trovatore, ampiamente buato qui ad Amburgo. Qualche sparuto “buu” si è sentito anche stavolta alla fine, ma ampiamente coperto dagli applausi frenetici di un pubblico che ha premiato la regia di Kratzer: una riflessione sulla perdita del Paradiso e la ricerca della redenzione come metafora della nostra attualità.

Ineccepibile il livello musicale dell’esecuzione: la direzione di Omer Meir-Wellber si distingue per sensibilità ed energia, in un approccio dinamico che ha reso piena giustizia ai colori e ai chiaroscuri schumanniani. Ottimo il coro, preparato da Alice Meregaglia e impegnato anche scenicamente con grande efficacia. Superlativi i solisti: la Peri vocalmente luminosa e intensamente coinvolgente di Vera-Lotte Böcker; la freschezza di Eliza Boom (soprano); Kady Evanyshyn (mezzosoprano); Annika Schlicht (contralto); Kai Kluge (magnifico tenore narratore); il sempre elegante Christoph Pohl (baritono, Gazna/Un uomo); l’ineffabile Angelo del controtenore Ivan Borodulin e il Giovane di Eric Lunga Hallam.

Da questo primo spettacolo sembra uscire vincente la nuova direzione artistica della Staatsoper di Amburgo, decisa a far dialogare il repertorio romantico con la sensibilità contemporanea.