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Double bill australiano per G&S
Decaduta l’esclusiva della D’Oyly Carte Opera Company, i lavori di Gilbert & Sullivan trovano una nuova vita in moderni allestimenti nei paesi anglosassoni. È il caso di questo double bill allestito da Opera Australia nel 2005 a Melbourne.
Trial by Jury è la seconda collaborazione del duo dopo Thespis ed è la prima della fortunata serie delle Savoy Operas. Quattro anni erano passati da quella loro prima collaborazione, ma da allora, forti del successo ottenuto, i loro lavori avranno una cadenza temporale molto più frequente e raramente passeranno più di due anni tra un titolo e il successivo.
Sono le 10 del mattino alla Court of the Exchequer, dove una giuria e il pubblico sono riuniti per ascoltare un caso di violazione della promessa di matrimonio. L’usciere consiglia alla giuria di ascoltare il caso del querelante dal cuore spezzato, aggiungendo che non devono preoccuparsi di ciò che ha da dire l’imputato. L’imputato (Edwin) arriva e i giurati lo accolgono con ostilità, anche se, come lui sottolinea, non hanno ancora idea del merito del suo caso. Egli racconta candidamente di aver abbandonato la querelante perché era diventata una noia intensa per lui, e di essersi subito messo con un’altra donna. I giurati ricordano la loro giovinezza scapestrata, ma essendo ormai dei rispettabili gentiluomini non provano alcuna simpatia per l’imputato. Il Giudice entra in pompa magna e descrive come è arrivato alla sua posizione: corteggiando la figlia anziana e brutta di un ricco avvocato. Il ricco avvocato ha poi favorito la carriera legale del suo futuro genero, finché il Giudice è diventato ricco e ha buttato via la figlia. La giuria e l’opinione pubblica sono entusiasti del giudice, anche se ha appena ammesso di aver commesso lo stesso errore di cui è accusato l’imputato. La giuria presta giuramento e viene convocata la querelante (Angelina) che viene preceduta in aula dalle sue damigelle, una delle quali attira l’attenzione del giudice. In abito da sposa, Angelina cattura immediatamente il cuore del giudice e della giuria. L’avvocato della parte civile fa un discorso commovente, descrivendo il tradimento di Edwin. Angelina finge di essere angosciata e barcolla, prima tra le braccia del presidente della giuria e poi del giudice. Edwin si offre allora di sposare sia la querelante che il suo nuovo amore, se questo soddisfa tutti. Il Giudice inizialmente trova questa una proposta ragionevole, ma l’avvocato sostiene che dai tempi di Giacomo II è un crimine piuttosto grave sposare due mogli alla volta; egli definisce il reato non bigamia, ma piuttosto furto con scasso. Perplessi, tutti i presenti in aula riflettono sul dilemma in una parodia dei concertati d’opera italiani. Angelina abbraccia disperatamente Edwin, dimostrando la profondità del suo amore e lamenta la sua perdita, il tutto a riprova dell’ingente ammontare dei danni che la giuria dovrebbe richiedere a Edwin. Edwin, a sua volta, afferma di essere un fumatore, un ubriacone e un prepotente (quando è ubriaco), e che la querelante non avrebbe potuto sopportarlo nemmeno per un giorno; pertanto i danni dovrebbero essere esigui. Il Giudice suggerisce di far ubriacare Edwin per vedere se davvero picchierebbe e prenderebbe a calci Angelina, ma tutti gli altri (tranne Edwin) si oppongono a questo esperimento. Impaziente per la mancanza di progressi, il Giudice risolve il caso offrendo lui stesso di sposare Angelina. La cosa viene ritenuta abbastanza soddisfacente e il procedimento si conclude con gioia.
In questo atto unico senza dialoghi parlati presentato con enorme successo (131 repliche) il 25 marzo 1875 al Royalty Theatre ci sono già tutte le tipicità dei lavori di William Schwenk Gilbert: la caricatura delle istituzioni (qui il sistema legale britannico in cui il librettista aveva lavorato come avvocato per un periodo di tempo), del pretesto banale per la costruzione di una vicenda che ha dell’assurdo, del personaggio massimamente comico quasi sempre introdotto dal racconto di come è arrivato a coprire il suo posto («But firstly, if the time you’ll not begrudge, | I’ll tell you how I came to be a Judge»), dei versi genialmente strampalati e dalle rime spiazzanti («Breathing concentrated otto! | An existence à la Watteau. […] Doubly criminal to do so, | for the maid had bought her trousseau!») e del finale che ribalta tutte le aspettative.
Qui la vicenda è quella dell’omonima Bab Ballad del 1868 in cui Gilbert si cimentava con un processo davanti a una giuria, come dice il titolo, che doveva decidere del mancato adempimento di una promessa di matrimonio. La giuria tutta al maschile è sfavorevole all’uomo che si professa pessimo marito, ma tra il gaudio generale il giudice risolve il caso sposando lui stesso la donna rifiutata.
Anche la musica di Arthur Seymour Sullivan è quella tipica delle operette che seguiranno: gaie marcette, cori che scimmiottano Händel e concertati che fanno la parodia dell’opera italiana.
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H.M.S. Pinafore or The Lass that Loved a Sailor è invece ripartita in due atti. Le 571 recite successive al 25 maggio 1878 all’Opera Comique di Londra testimoniano l’enorme successo del loro quarto lavoro. Qui l’ambiente è un altro topos dell’opera inglese: una nave della flotta di Sua Maestà dove la figlia del capitano, the lass Josephine, si innamora di un povero marinaio, Ralph Rackstraw («lowly born | with hopeless passion torn and poor beyond denying»), ma il padre l’ha destinata a Sir Joseph Porter, primo ammiraglio. Il finale come sempre rimette tutto a posto con una soluzione a sorpresa che fa ricorso nientemeno che a vicende echeggiate dal Trovatore.
Atto I. La scena si svolge a bordo della nave da guerra inglese H.M.S. Pinafore, ancorata al largo di Portsmouth; dopo l’ouverture orchestrale, i marinai al lavoro intonano un coro ma vengono interrotti da Little Buttercup, che giunge a bordo per vendere le sue mercanzie all’equipaggio, ma sotto l’apparenza spensierata nasconde un segreto, come accenna lei stessa ai marinai. Ralph Rackstraw, il più bel ragazzo di tutta la flotta, entra e confessa agli altri marinai il suo amore per Josephine, la figlia del Capitano; essi lo approvano, sebbene non credano in un lieto fine per il sentimento di Ralph, mentre Dick Deadeye, l’incorreggibile pessimista (oltre che sinistro e assai poco avvenente), cerca di dissuaderlo. Entra l’affabile e amatissimo capitano della Pinafore che saluta il suo equipaggio lodandone i membri per la cortesia che dimostrano, e che egli ricambia; dopo l’uscita dei marinai, il capitano confessa a Little Buttercup che la figlia Josephine, è riluttante ad accettare una proposta di matrimonio da parte di Sir Joseph Porter, Primo Lord dell’Ammiragliato; prima di partire, Little Buttercup confida al capitano di sapere cosa significa amare invano. Entra Josephine e rivela al padre il suo amore per un umile marinaio della Pinafore, ma lo assicura che, conoscendo i propri doveri, li rispetterà non rivelando questo suo sentimento. Giunge a bordo Sir Joseph Porter accompagnato da sorelle, cugine e zie, e narra di come, partito da origini umili e senza competenze militari né navali, è arrivato in cima alla scala sociale grazie al proprio esagerato servilismo. Successivamente dà una umiliante lezione al capitano, ordinandogli di aggiungere “per favore” ad ogni ordine, poiché un marinaio inglese è pari grado di ogni altro uomo – eccettuato ovviamente Sir Joseph, che per l’occasione ha scritto una canzone a proposito e fa dono di una copia di essa a Ralph. Poco dopo, convinto dalle parole di uguaglianza di Sir Joseph, il marinaio decide di dichiararsi a Josephine; l’equipaggio è entusiasta, tranne Dick Deadeye, non persuaso della reale uguaglianza delle classi sociali quando uno deve obbedire ad un altro. Esce Dick ed entra Josephine, a cui Ralph dedica una dichiarazione sorprendentemente bella per un comune marinaio. Josephine, seppur disgustata da Sir Joseph e sebbene commossa, deve compiere il proprio dovere e rifiutare Ralph, il quale, rimasto con l’equipaggio, comunica la sua intenzione di suicidarsi; appena prima che il marinaio si spari, la ragazza entra dichiarando il suo amore; i due progettano di fuggire dalla nave quella notte, malgrado Dick tenti di dissuaderli.
Atto II. A notte inoltrata, il capitano rimugina sui propri problemi: l’equipaggio, la figlia, Sir Joseph; Little Buttercup prova a consolarlo affettuosamente (lui ammette che ricambierebbe se solo la sua condizione sociale lo permettesse), poi profetizza che presto avverrà un cambiamento, affermando che raramente le cose sono ciò che sembrano, ma il capitano non capisce l’avvertimento. Entra Sir Joseph e si lamenta del fatto che Josephine non accetta la proposta di matrimonio; il capitano insinua che potrebbe essere preoccupata per la differenza di grado sociale, così entrambi decidono di assicurarle che l’amore appiana queste differenze. La ragazza dice di aver deciso; ella è ora risoluta a fuggire con Ralph (sebbene il padre e il Capo dell’Ammiragliato credano il contrario. Dick rivela i piani di fuga al capitano, che sorprende i fuggitivi, i quali cercano di giustificarsi (aiutati dall’equipaggio) affermando che “lui è un inglese!”. Il capitano si infuria, provocando lo sdegno di Sir Joseph che lo confina nella sua cabina. Non appena Sir Joseph viene a sapere la causa del trambusto, a sua volta infuriato ordina di portare via Ralph incatenato. Compare come un deus ex machina Little Buttercup, decisa a rivelare il segreto tanto a lungo conservato; molto tempo prima, quando era baby-sitter, accudiva due bimbi, uno di umili origini, l’altro di condizione elevata; ella confessa di aver scambiato i bambini: il ricco era Ralph, il povero il capitano. Sir Joseph capisce lo scambio, chiama il capitano e Ralph (che si scambiano i vestiti) e ufficialmente rinuncia al matrimonio con Josephine. Il capitano, ora che è di rango sociale più basso, può sposare Little Buttercup, e l’ex-marinaio può felicemente sposare Josephine.
La caratterizzazione del personaggio dell’ammiraglio è il punto forte dell’operetta, un uomo che professa l’uguaglianza degli uomini, o quasi (1) e dall’insolita carriera (2). Gilbert non rinuncia neanche qui alla sua sarcastica morale: «I grew so rich that I was sent | by a pocket borough into Parliament. | […] Now, landsmen all, whoever you may be, | if you want to rise to the top of the tree | […] stick close to your desks and never go to sea, | and you all may be rulers of the Queen’s Navee!» (3).
La musica raggiunge livelli di raffinatezza nei numerosi concertati, cori, duetti e arie, negli ironici recitativi e Sullivan fa la prodezza di musicare lo stesso testo, la canzone scritta da Sir Joseph, in due modi completamente diversi.
L’allestimento di Stuart Maunder in abiti moderni per Trial by Jury ed elegantemente vittoriani per H.M.S. Pinafore è pieno di humour, soprattutto per la prima operetta, e si avvale di una compagnia di interpreti non famosi alle nostre latitudini, ma efficaci, sotto la direzione di Andrew Greene a capo della Opera Victoria Orchestra.
(1) «A British sailor is any man’s equal, excepting mine» («Un marinaio britannico è uguale a qualsiasi altro uomo, tranne il mio») e prima aveva affermato che «That you are their captain is an accident of birth. I cannot permit these noble fellows to be patronized because an accident of birth has placed you above them and them below you» («Il fatto che tu sia il loro capitano è un caso fortuito dovuto alla nascita. Non posso permettere che questi nobili compagni siano trattati con condiscendenza solo perché un caso fortuito dovuto alla nascita ti ha posto al di sopra di loro e loro al di sotto di te»).
(2) «When I was a lad I served a term | as office boy to an Attorney’s firm. | I cleaned the windows and I swept the floor, | and I polished up the handle of the big front door. | I polished up that handle so carefully | that now I am the Ruler of the Queen’s Navy!» («Quando ero ragazzo ho lavorato per un periodo come fattorino in uno studio legale. Pulivo le finestre, spazzavo il pavimento e lucidavo la maniglia della grande porta d’ingresso. Ho lucidato quella maniglia con così tanta cura che ora sono il comandante della Marina della Regina!», dove le parole alla fine dei due versi sono pronunciate come “carefullee” e ” Navee”!
(3) «Sono diventato così ricco che sono stato mandato | da un collegio elettorale al Parlamento. | […] Ora, gente di terraferma, chiunque voi siate, | se volete arrivare in cima alla piramide | […] restate incollati alle vostre scrivanie e non andate mai per mare, | e potrete diventare tutti governatori della Marina della Regina».
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- Trial by Jury, Hession/Savournin, Glasgow, 14 maggio 2025
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