Henry Purcell, Dido and Æneas
Barcellona, Gran Teatre del Liceu, 22 giugno 2023
★★★☆☆
(video streaming)
Il Purcell danzato non convince
In questa produzione del Liceu lo spettacolo arriva a un’ora e venti minuti perché ai 50 minuti di Dido and Æneas William Christie ha aggiunto quelli dell’ode Celestial music did the gods inspire (1689) eseguita a mo’ d’introduzione all’opera. Altra particolarità di questa produzione è la messa in scena di Blanca Li, che legge la vicenda di Nahum Tate come un’azione danzata. Questo è il secondo incontro tra il direttore americano e la coreografa spagnola dopo Les Indes galantes di vent’anni fa. Qui però la coreografia è predominante sulla drammaturgia dell’opera, con gli interpreti principali su alti piedistalli in costumi metallici ideati da Evi Keller che disegna anche la scena scura e materica. I ballerini vestono costumi da bagno neri e neri sono anche i costumi degli altri interpreti e del coro. Le luci radenti di Pascal Laajili danno profondità a una scena in cui prendono posto anche i musicisti nel lato sinistro. L’energica coreografia di Blanca Li utilizza movimenti a scatti ripetitivi che non corrispondono alle linee eleganti della musica di Purcell, ma creano una proposta parallela che costringe a scegliere tra ascoltare o guardare.
Al cembalo e all’organo William Christie dirige la smilza compagine de Les Arts Florissants formata da due violini, viola, violoncello, contrabbasso, flauto, oboe e tiorba, otto musicisti che si perdono nell’immensità del Liceu. Dopo l’ode attacca senza soluzione di continuità l’ouverture in do minore in stile francese con due movimenti in sequenza, lento e rapido: William Christie sceglie la ricerca della semplicità musicale per permettere al dramma di emergere da solo in tutta la sua triste bellezza. Dopo sei decenni di lavoro sulla partitura, oggi la sua interpretazione cristallizza la saggezza e il buon gusto che ha avuto fin dal primo giorno. Veterano dell’interpretazione storicista Christie deve fare però i conti con un ambiente ostile ai musicisti: con l’orchestra da un lato in fondo al palcoscenico il maestro dirige dal clavicembalo senza avere in pratica contatto visivo con nessuno dell’ensemble, e tanto meno con il coro e i cantanti. Il lavoro è stato fatto nelle prove e nell’esecuzione dal vivo ci si affida all’esperienza e all’istinto reciproco. E nonostante ciò, il risultato musicale è eccellente.
Chissà che cosa hanno sentito però delle eleganti linee musicali gli spettatori più distanti. Ovviamente il problema non esiste nella registrazione video trasmessa in streaming, ma le relazioni tra i personaggi principali, completamente immobili e trasformati in statue mosse dai figuranti, rimangono problematiche. Il mezzosoprano Kate Lindsey dona inflessioni appropriate al tormentato personaggio della regina Didone e i pianissimi con cui chiude il lamento finale sono da mozzafiato; il baritono Renato Dolcini è un credibile Enea e una vivida maga, una scelta non del tutto comprensibile. Il soprano Ana Vieira Leite è una Belinda sobria ed elegante. Ben preparato il coro che si è distinto non solo in Dido and Æneas ma anche e soprattutto nell’ode che Christie ha posto come preludio al dramma.
⸪



