I concerti dell’Unione Musicale

Jakub Józef Orliński controtenore

Il Pomo d’Oro Ensemble

Torino, Conservatorio Giuseppe Verdi, 6 dicembre 2023

Beyond, oltre i rigidi confini delle discipline artistiche

Il tour europeo di presentazione del nuovo disco di Jakub Józef Orliński, Beyond, approda nella sala del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino per i Concerti dell’Unione Musicale, unica tappa italiana. Non stupisca il fatto che un CD venga promosso in un tour: quello che nella musica leggera è una regola ha “corrotto” da tempo anche la musica colta, o meglio il suo mercato. Se poi il soggetto è quell’insolito fenomeno del controtenore polacco che smuove gruppi di fan quanto un cantante pop, si ha una serata sold out in cui i confini tra concerto e performance sfumano l’uno nell’altra e quello che si ascolta non può fare a meno di quello che si vede. Nel buio della sala, mentre la compagine de Il Pomo d’oro dipana le prime note de L’incoronazione di Poppea di Monteverdi, il cantante entra in scena avvolto in un mantello nero: è Ottone, l’infelice innamorato della prima (?) arrampicatrice sociale della storia che intrattiene di notte l’imperatore Nerone, come è evidente dalla presenza delle due guardie imperiali al portone della casa di Poppea. «E pur io torno qui, qual linea al centro» canta con la sua bella voce dal timbro naturale il giovane controtenore. E non importa che non sia di lingua italiana, le parole hanno uno smalto e una linea scultorea che bene si inseriscono nel fraseggio del recitar-cantando dell’ultima opera a noi pervenuta del veneziano Monteverdi. Se l’opera era infatti nata alla corte fiorentina, è a Venezia e nei suoi teatri pubblici che diventa quella che è poi arrivata fino ai nostri giorni. E di Monteverdi, Francesco Cavalli, Barbara Strozzi e Carlo Pallavicino, compositori e compositrici che nell’ambiente veneziano hanno debuttato o ottenuto i maggiori successi, sono alcuni dei brani presentati, tutti senza soluzione di continuità. Nel frattempo Orliński si è liberato del mantello, si è tolto le scarpe e trovando limitante lo spazio del palcoscenico, si è avventurato scalzo tra il pubblico.

Biagio Marini, Giulio Caccini, Girolamo Frescobaldi, Johann Kaspar Kerl, Giovanni Cesare Netti, Antonio Sartorio, Adam Jarzȩbski e Sebastiano Moratelli sono i compositori dei brani intonati assieme ai dieci strumentisti de Il Pomo d’Oro con Alfia Bakieva violino primo; Jonathan Ponet violino secondo; Giulio d’Alessio viola; Rodney Prada viola da gamba e lirone; Ludovico Minasi violoncello; Jonathan Alvarez contrabbasso; Miguel Rincón tiorba, arciliuto e chitarra; Alberto Gaspardo clavicembalo e organo; Margherita Burattini arpa e Pietro Modesti cornetto e flauto. Ognuno si dimostra un eccezionale solista che apporta il colore del suo strumento ai pezzi puramente strumentali e alle ineffabili arie tratte dalle opere secentesche. Arie di grande difficoltà sia per le agilità vocali richieste sia per l’impegno espressivo, come avviene nella scena della Filli del Netti, una successione di affetti contrastanti in cui Orliński riesce a immedesimarsi pur mantenendo la purezza della linea vocale. 

Al tono patetico predominante si accompagna anche il satirico, con l’aria da l’Adamiro, ancora del Netti, dove la vecchia Crinalba (nomen omen) si lamenta di come «passò quell’età | che l’anime ardea» e il giovane cantante con voce contraffatta e avvolto in uno scialle nero si curva per esprimere la vecchiaia del personggio. Subito dopo però se ne libera per seguire con leggeri passi di danza i lieti ritmi della Tamburetta dello Jarzȩbski. Poi i passi diventano più acrobatici fino a sfociare in momenti di break dance. Dai movimenti eseguiti nei marciapiedi e per strada al Monteverdi delle austere sale da concerto il passo è breve per Jakub Józef Orliński. Non per nulla il CD si intitola Beyond, oltre. E andare oltre, rompere i rigidi confini delle discipline artistiche è la passione del conterraneo di Chopin.

Qualcuno si scandalizza, ma la stragrande maggioranza del pubblico è invece con lui e il cantante deve concedere ben quattro bis prima di convincere il pubblico ad abbandonare la sala.

foto © Luigi de Palma – Unione Musicale