Alberto Mattioli, Il loggionista impenitente
Garzanti Editore, 364 pagine, 2025
Varcato il traguardo delle 2000 sere all’opera – quello delle 1500 fu superato nel 2017 – Alberto Mattioli dà alle stampe la raccolta dei suoi articoli pubblicati negli ultimi anni, quelli della ripresa del dopo-Covid, su numerosi quotidiani, sia cartacei che on-line.
Innanzitutto il titolo. L’autore spiega che il sostantivo e l’aggettivo gli si addicono perfettamente poiché non si ritiene né musicologo né critico musicale (non solo, perlomeno): Mattioli si dichiara spettatore potenzialmente entusiasta, la stessa passione dei loggionisti, anche se si affretta a dichiarare che «le balcony girls della Scala e del Regio di Parma, per indicare le più temibili, e io non abbiamo esattamente la stessa idea di cosa sia uno spettacolo d’opera “bello”»! Per quanto riguarda l’aggettivo “impenitente” poi, la quarantina d’anni di assidua frequentazione di questo mondo surreale che è il teatro d’opera spiega chiaramente l’attributo.
La sua è una passione che si legge chiaramente nella prosa ricca e stimolante: con le sue cronache si vive veramente lo spettacolo, lo stile brillantissimo non è mai fine a sé stesso ma, frutto di una conoscenza profonda dell’argomento, fa capire il senso di quello che vede anche al lettore non specialista, che si sente così coinvolto grazie ai molti riferimenti sempre colti ma mai aridamente dotti.
Organizzati in capitoli tematici – persone, polemiche, mode, opere, recensioni – i suoi articoli trattano tutto quello che è avvenuto di importante nel teatro musicale europeo, con cronache dai festival più prestigiosi come dai teatrini di provincia dove spesso si svelano gemme nascoste. Gl’indici finali dimostrano che ben poco manca: da Claudio Abbado a Stefan Zweig per i nomi, da Adelaide di Borgogna (Rossini) a Written on Skin (Benjamin) per le opere, Mattioli riesce sempre a fornire l’inquadramento preciso, l’aneddoto succoso, l’informazione essenziale e anche quella non essenziale ma che diventa tale dopo che l’ha scritta.
Un bonus inaspettato completa il libro: il libretto di Opera, amore, il suo quinto libretto d’opera, qui su un collage musicale organizzato da Federico Gon con la messa in scena dell’Accademia del Maggio Fiorentino: un mini melodramma facile da portare in giro (tre cantanti, pianoforte e fisarmonica) per spiegare negli ottantotto istituti di cultura all’estero che cos’è l’opera lirica a un pubblico che non la conosce. Ma anche e per celebrare il canto lirico italiano come patrimonio immateriale dell’umanità da parte dell’UNESCO.
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