Les brigands

Jacques Offenbach, Les brigands

Parigi, Opéra Comique, 29 giugno 2011

★★★★☆

(registrazione video)

«Tutti rubano in base alla loro posizione nella società»

Per avere un’idea del successo delle operette di Offenbach ai suoi tempi basti pensare che alla vigilia della guerra Franco-Prussiana ben cinque teatri parigini (Bouffes-Parisiens, Variétés, Palais-Royal, Gaîté e Salle Favart) avevano in produzione contemporaneamente un suo lavoro. Premiato inizialmente dallo stesso successo de La Belle Hélène, de La Grande-Duchesse de Gerolstein o de La Périchole, Les brigands rimasero un po’ in ombra a causa della guerra ma recuperarono poi negli anni successivi, fino allo stop dei Nazisti che nel 1940 impedirono la messa in scena delle opere di un ebreo nei paesi occupati e si dovrà aspettare il 1980, centenario della nascita del compositore, per la gloriosa resurrezione dei suoi lavori in terra di Francia.

Presentato il 10 dicembre 1869, Les brigands non rinuncia alla satira sociale anche se viene ambientato in «un site d’une sauvagerie étrange — paysage à la Salvator Rosa», si premura di dire il libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy e oltre informa che l’azione si svolge «Aux frontières naturelles entre Grenade et Mantou»… Secondo Robert Pouvoyeur «Les brigands è forse il capolavoro del compositore e mette ancora una volta in scena molteplici maschere insieme, in una girandola di travestimenti come in un teatro di burattini.

Atto I. Un luogo selvaggio e roccioso. Falsacappa, un capo brigante travestito da eremita, porta nel suo covo alcune contadine. Ma questo non è sufficiente per la sua banda di ladri, che scoprono che le rapine non portano abbastanza soldi. Fiorella regala al padre Falsacappa, di cui ricorre la festa, un suo ritratto. I ladri interrompono questo momento familiare portando Fragoletto, un giovane contadino che Falsacappa ha vandalizzato la settimana precedente e che è venuto a unirsi alla banda. È venuto anche per ricongiungersi con la bella Fiorella, che non ha tolto gli occhi di dosso durante la rapina e alla quale chiede di sposarlo. Falsacappa accetta se riuscirà nella sua prima rapina. Mentre tutti i briganti sono con loro, un giovane principe, il Duca di Mantova, sperduto tra le montagne, incontra Fiorella. Attratta dal suo fascino, lo invita a fuggire al più presto per evitare di cadere nelle mani del padre e della banda. Fragoletto torna dalla sua caccia dopo aver catturato un corriere di gabinetto che porta il ritratto della Principessa Granata, da portare al Principe di Mantova, suo futuro. Il ritratto è accompagnato da un dispaccio in cui si dice che la Corte di Mantova deve tre milioni alla Corte di Granada e che «sarà consegnato alla persona che accompagnerà la principessa». Falsacappa ha un piano: la sua banda prenderà il posto della corte spagnola. Sua figlia prenderà il posto della Principessa di Granada e i due riscuoteranno i tre milioni dalla Corte di Granada. Rilascia il corriere dopo aver scambiato il ritratto della principessa con quello della figlia Fiorella. Fragoletto viene ricevuto come comandante in seconda di Falsacappa in una cerimonia interrotta dal passaggio dei carabinieri, il cui “rumore di stivali” permette ai briganti di nascondersi prima di riprendere i festeggiamenti.
Atto II. Pipo, il locandiere, e i suoi camerieri stanno aspettando i loro clienti. Dei briganti travestiti da mendicanti li catturano e li rinchiudono nella cantina della locanda. Fiorella accetta di partecipare al piano del padre in cambio del suo matrimonio con Fragoletto. I briganti si travestono da sguatteri per accogliere l’ambasciata mantovana, composta dal barone di Compotasso e dal capitano dei carabinieri con i suoi uomini. Anche loro vengono rinchiusi nella cantina della locanda: Falsacappa assume il costume del Capitano dei Carabinieri, mentre Pietro quello del Barone di Compotasso. Arriva l’ambasciata di Granada, composta dal Conte di Gloria-Cassis, dalla Principessa di Granada, dal suo precettore e da Adolphe de Valladolid, il suo paggio. Anche loro vengono rinchiusi nella locanda. Mentre i briganti, travestiti con gli abiti della Corte di Granada, si preparano a partire per Mantova, Pipo riesce a dare l’allarme. La Corte di Granada è in preda al panico e pensa di essere stata salvata dai Carabinieri, ma questi escono dalla cantina… ubriachi!
Atto III. Una grande sala della corte di Mantova. Il principe si congeda dalle sue dame di compagnia, poiché è obbligato dalla ragion di stato a sposarsi. Chiede al cassiere di saldare alcuni conti delle dame e di preparare i tre milioni dovuti alla Corte di Granada. Il cassiere non rispose, ma in cassa gli erano rimasti solo 1.283 franchi e 25 centesimi: il resto lo aveva mangiato con le donne. La corte di Mantova accoglie i briganti che hanno assunto le sembianze dell’ambasciata di Granada. Falsacappa, nel ruolo del conte di Gloria-Cassis, chiede al cassiere i tre milioni. Il cassiere spera di comprare il suo silenzio con una banconota da 1.000 franchi, ma Falsacappa pretende il resto. Vedendo che aveva a che fare con un uomo onesto, il cassiere gli dice che non può pagarlo. Al suono della rabbia di Falsacappa, arriva il tribunale e la falsa ambasciata, al che un ufficiale giudiziario annuncia una “seconda ambasciata da Granada”. I briganti vengono smascherati, ma Fiorella ottiene il perdono dal Principe, al quale aveva precedentemente salvato la vita. Il Principe ordina un’amnistia e Gloria-Cassis si accontenta di una banconota da 1.000 franchi, che tiene per sé. Quanto ai briganti, decidono di diventare persone oneste per non tremare più «quando sentono gli stivali dei carabinieri!».

Insomma, per mettere le mani sui milioni del duca di Mantova, i briganti hanno dovuto provvedere a tali e tanti travestimenti consecutivi che non ci si raccapezzano più. Sono del resto appena meno malandrini di un ministro delle finanze. Soltanto i rappresentanti del potere, i carabinieri, restano imperturbabili nella loro caccia ai banditi, anche se giungono sempre troppo tardi. Per di più li si ode da lontano: «Ce sont les bottes… les bottes… les bottes des carabiniers». Qualche mese più tardi l’Europa intera doveva udire il passo dei soldati veri quando scoppiò la catastrofe, sempre solo annunziata nell’opera.

Nel giugno 2011 all’Opéra Comique viene ripresa la vecchia produzione di Amsterdam già passata anche all’Opéra Garnier. La regia è di Jérôme Deschamps e Macha Makeïeff. L’ironica scenografia “d’epoca” è completa di monti di cartapesta, animali vivi o di peluche o spennati che ballano il cancan, infinite gag esilaranti e una recitazione senza tempi morti. Alla testa della sua orchestra Les Siècles con strumenti d’epoca c’è François-Xavier Roth. In scena tanti specialisti del genere, tra cui Éric Huché, Daphné Touchais, Julie Boulianne, Léonard Pezzino, Franck Leguérinel e Martial Defontaine.