Gioachino Rossini, Il turco in Italia
Madrid, Teatro Real, 9 giugno 2023
(video streaming)
La prima volta del Turco in Spagna
Una rarità per il teatro spagnolo, Il turco in Italia sbarca al teatro Real di Madrid in una nuova la produzione di Laurent Pelly che andrà anche a Lione e a Tokyo.
Se l’Adina dell’Elisir d’amore è attratta dalla lettura dei romanzi con filtri magici, qui Fiorilla è affascinata più prosaicamente dai fotoromanzi. Il «naviglio» da cui sbarca Selim è un gigantesco “giornale di fumetti fotografico”, come venne chiamato dai suoi creatori Cesare Zavattini e Damiano Damiani nel 1947 il nuovo mezzo espressivo che tanto successo ebbe presso il pubblico femminile negli anni ’50 e ’60. E l’Italia del Turco è proprio di quell’epoca nella messa in scena del regista francese, dove infiniti dettagli arguti si inseriscono nello svolgimento di uno spettacolo estremamente piacevole. Le scene pop, disegnate dalla fedele Chantal Thomas e illuminate dal gioco luci dell’altrettanto collaudato Joël Adam, prevedono come sfondo della scena la pagina ingigantita di un fotoromanzo, ma anche le casette e le siepi delle abitazioni di Geronio e Prosdocimo sono resi fotograficamente: è un mondo del tutto bidimensionale quello in cui si fanno realtà i sogni della giovane moglie annoiata in cerca di un’evasione romantica: prima nelle pagine delle riviste avidamente sfogliate, poi nell’apparizione di quell’attraente esemplare di maschio esotico che è Selim, tutto in bianco come lo sceicco di Fellini. Da quel momento realtà e finzione si mescolano in modo inestricabile e le battute in forma di fumetto entrano realmente in scena. L’incantesimo finirà quando Geronio getterà dalla finestra tutti quei fotoromanzi e Selim partirà, con la sua Zaida, a bordo di una pagina di fotoromanzo ora tutta stropicciata.
Nella regia di Pelly ogni personaggio è intelligentemente caratterizzato: Geronio, il «marito scimunito», è un omone buono ma un po’ noioso per gli standard di una sposa giovane e capricciosa; il librettista Prosdocimo, in cerca di un «intrigo […] per un dramma intero», si presenta in ciabatte fruste e un accappatoio lercio; Don Narciso è un giovane imbranato e peggio vestito. Il desiderio di fuga di Fiorilla si rivela con la sua trasformazione: da casalinga in sciatto chemisier di cotone stampato a fiori, a elegante mannequin nel bellissimo abito nello stile dell’epoca disegnato dallo stesso Pelly. Come nei fumetti, cornici bianche o a zig zag inquadrano i personaggi in primo piano scendendo dall’alto. L’attenta recitazione rende sapida e infallibile dal punto di vista dei tempi la performance degli interpreti suddivisi in due cast entrambi prestigiosi.
In quello del 9 giugno rifulge Lisette Oropesa, in una parte un po’ inconsueta per lei che frequenta più spesso il repertorio serio, ma oltre alle strepitose qualità vocali – agilità risolte con agio ed eleganza, fraseggio impeccabile, gamma omogenea e timbro fresco – dispiega una verve attoriale di gran livello che fa della sua Fiorilla un personaggio indimenticabile. Sullo stesso piano di eccellenza è il Selim di Alex Esposito, che inizia con una prodigiosa messa di voce su «Cara Italia». Ma i fiati saranno interminabili anche in seguito e la caratterizzazione del personaggio sarà efficace ma elegante.
Prosdocimo è Florian Sempey e questa volta il baritono francese non convince: ottimo attore, i suoni non sono belli, l’espressione eccessivamente caricata. Neppure il Don Narciso di Edgardo Rocha è quanto ci si aspettava e qui forse la fatica della penultima replica ha lasciato il segno e la performance vocale risulta sotto le sue possibilità. Buono invece il Geronio di Misha Kiria dalla bella sillabazione e dizione e ottima la Zaida di Paola Gardina, per di più di bella presenza scenica. Al simpatico Pablo García-López viene tolta l’unica aria di sorbetto di Albazar in quanto spuria in questa versione scelta da Giacomo Sagripanti che, anche al fortepiano, dirige l’orchestra del teatro con risultati non del tutto entusiasmanti. Accettabile la resa del coro, con qualche piccola imprecisione.
⸪
