Intervista a Ottavio Dantone

Innsbruck, 30 agosto 2023

Orlando Perera ha intervistato il prossimo Direttore Musicale delle Settimane di Musica Antica di Innsbruck

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Importanti novità in arrivo alle Innsbrucker Festwochen der Alten Musik, ovvero Settimane della Musica Antica di Innsbruck. Fondate nel 1976 nel capoluogo del Tirolo, con l’olandese Festival Oude Muziek di Utrecht sono fra le più prestigiose rassegne europee dedicate alla musica pre-classica, per intenderci. Dal primo settembre il sovrintendente e direttore artistico Alessandro De Marchi dopo tredici anni lascia il doppio incarico. Gli succede nel ruolo Eva Maria Sens, che sarà affiancata da un direttore musicale di grande fama, il nostro Ottavio Dantone, musicista e direttore d’orchestra di primo piano. 62 anni, originario di Cerignola in provincia di Foggia, diplomato in organo e clavicembalo al Conservatorio Verdi di Milano, Dantone ha esordito poco più che ventenne come “continuista” al clavicembalo, vincendo importanti premi a Parigi e Bruges. Determinante l’incontro con l’orchestra romagnola Accademia Bizantina, specializzata nel repertorio barocco con strumenti antichi. Una delle formazioni più accreditate nel settore, di cui ha assunto la direzione nel 1996, portandola ai massimi livelli internazionali. Gli dobbiamo registrazioni discografiche di riferimento, sia come solista sia nelle vesti di direttore, per etichette quali Decca, Deutsche Grammophon, Harmonia Mundi, Naïve, che hanno contribuito in modo determinante al rilancio del repertorio barocco, di Antonio Vivaldi in particolare. Questo non gli ha impedito di svolgere una non meno prestigiosa carriera di direttore di grandi orchestre classiche, cimentandosi anche nel repertorio tradizionale.

Orlando Perera – Maestro Dantone, lei è ben conosciuto a Innsbruck, dove nel 2019 ha diretto la “sua” Accademia Bizantina in una bellissima Dori di Antonio Cesti, italiano ma genius loci. È tuttavia la prima volta, se non sbaglio, che assume un incarico organizzativo così prestigioso, questo significa una nuova fase nella sua attività di direttore d’orchestra di fama internazionale, con un repertorio molto articolato?
Ottavio Dantone – Certo, anche se il mio incarico sarà più musicale che organizzativo, dal momento che la direzione artistica e la gestione della rassegna sarà affidata a Eva Maria Sens e l’efficientissimo staff delle Innsbrucker Festwochen. Il mio compito come direttore musicale sarà quello di assicurare il massimo livello musicale per un festival così prestigioso. Naturalmente avrò voce in capitolo delle scelte e nelle strategie artistiche, ma la mia attività sarà principalmente legata all’aspetto puramente creativo.

OP – In realtà lei ha sempre mantenuto un doppio ruolo, direttore e clavicembalista, e insieme studioso e musicologo, che con altri illustri colleghi ha dato un contributo fondamentale al rilancio del repertorio barocco, anche con incisioni discografiche di grande pregio. Quale di questi due ruoli la interessa di più? E come lo adatterà al nuovo incarico?
OD – Ritengo che nella musica, non solo antica, i ruoli di strumentista, direttore, studioso e musicologo non possano prescindere l’uno dall’altro. Amo infinitamente lo studio e l’analisi dei testi antichi, ma il poter mettere in pratica ciò che si è appreso, trasformandolo in emozioni da comunicare al prossimo è uno dei lavori più belli che si possano fare.

Il Maestro Dantone e la sua Accademia Bizantina

OP – Il suo predecessore Alessandro De Marchi ha talvolta piuttosto esteso i confini temporali del concetto di musica antica, inserendo autori come Paër e Mercadante, che appartengono di diritto all’Ottocento. Si trattava comunque sempre di operazioni filologiche, di revisioni o nuove edizioni della partiture. Condivide questa scelta? Anche lei non si farà costringere più di tanto nell’epoca che va dal Cinque al Settecento?
OD – A prescindere dalla programmazione che attueremo nei prossimi anni, ritengo che non si debba più pensare alla musica antica riferendosi solamente a un periodo storico che arriva alla seconda metà del ‘700. In effetti la musica dell’Ottocento è abbastanza antica ormai da poter essere considerata tale. Inoltre la riscoperta del repertorio romantico attraverso l’uso degli strumenti originali e con una lettura storicamente informata è già in atto da diversi anni e credo che caratterizzerà la fruizione di questa musica nei prossimi decenni. Personalmente con la Accademia Bizantina abbiamo già inciso e usciranno presto registrazioni di Schumann, Mendelssohn, Beethoven e Schubert. La filologia può aiutarci a scoprire ancora tante cose riguardo a quest’epoca. Detto questo il repertorio che affronterò in questi anni a Innsbruck sarà prevalentemente quello tra il Sei e Settecento, soprattutto italiano.

OP – A ben guardare, se si parla di “Alte Musik” – musica antica – si potrebbe legittimamente pensare anche a epoche precedenti, il Tre-Quattrocento ad esempio, ma questo, che io ricordi, a Innsbruck non è mai avvenuto, se non in qualche rara serata collaterale. Che ne dice?
OD – Lo ignoravo ed è un’osservazione interessante e legittima, in ogni caso già dall’anno prossimo ci sarà qualcosa inerente la musica medievale e rinascimentale.

La facciata del Landestheater di Innsbruck, una delle sedi delle Settimane di Musica Antica

OP – In ogni caso, che cosa pensa del ruolo della filologia nelle esecuzioni contemporanee di musica barocca?
OD – Per me è molto importante che il pubblico cominci a capire che cosa significa davvero filologia. Ancora oggi dopo molto tempo c’è chi crede che si tratti semplicemente dell’uso degli strumenti antichi e della prassi esecutiva, di suonare con poco vibrato o utilizzare lo stesso organico dell’epoca, eseguire le opere senza tagli e altre piccole cose del genere. Per me filologia significa, come evoca la parola stessa, imparare comprendere un linguaggio, un pensiero, un’emozione, un comportamento estetico. Riuscire a osservare una partitura e leggere tra le sue righe non solo ciò che è scritto e il suo significato, ma anche e soprattutto ciò che non è possibile scrivere perché celato dai codici retorici, attraverso lo studio e la relazione tra musica e parola. Significa conoscere tutte le fonti e utilizzarle ai fini creativi, avendo per di più la possibilità di andare oltre il pensiero del compositore pur rispettandolo profondamente.

OP – Lei porterà a Innsbruck anche l’Accademia Bizantina, la raffinata orchestra barocca di Bagnacavallo nel ravennate, di cui ha assunto la responsabilità nel 1996, quindi ormai da quasi trent’anni. A Innsbruck bisogna dire c’è già un’orchestra locale, di buon livello, anche se non paragonabile come prestigio. Ha trovato ostacoli in questa decisione, peraltro difficile da contestare?
OD – No, anzi. Mi è stato chiesto di assumere questo incarico anche e soprattutto con l’Accademia Bizantina. D’altra parte un’orchestra barocca si identifica con il proprio direttore e viceversa. L’Accademia bizantina rappresenta l’emanazione più pura del mio pensiero musicale e non avrei mai potuto accettare un incarico del genere senza di loro.

OP – Con l’Accademia lei ha tra l’altro realizzato registrazioni di riferimento di molte musiche di Antonio Vivaldi. Quest’anno a Innsbruck erano in cartellone ben tre titoli vivaldiani, l’Olimpiade, La Fida Ninfa, e l’oratorio Juditha Triumphans in forma scenica. Che spazio avrà nelle sue scelte il patrimonio di teatro musicale lasciato da Vivaldi, e ancora abbastanza misconosciuto?
OD – Per quanto riguarda le produzioni affidate a me e all’Accademia Bizantina, come ho dichiarato fin dalla prima conferenza stampa, la linea sarà quella di valorizzare autori attivi a Innsbruck o comunque nel territorio austriaco, oltre che riscoprire partiture rare e non ancora eseguite in tempi moderni. Relativamente alle produzioni degli orchestre ospiti e soprattutto dell’Opera Young, Vivaldi avrà certamente lo spazio che merita.

L’interno della Haus der Musik, un’altra delle sedi delle settimane di Musica Antica

OP – A proposito, vorrei ricordare l’impegno a favore dei giovani musicisti, che distingue Innsbruck fin dal 2010, quando nacque il concorso Cesti per giovani voci: tra l’altro lei era in giuria nell’edizione di quest’anno da poco conclusa. Poi c’è appunto la sezione Opera Young, dove interi cast di opere sono riservati ad artisti giovani. Immagino che tutto questo verrà mantenuto, giusto?
OD – Naturalmente! Il concorso Cesti e l’Opera Young rappresentano una delle più felici intuizioni di questo festival. Per i giovani significa avere la possibilità di di presentarsi di fronte a una giuria di professionisti e a un pubblico competente, con la prospettiva di avere un indirizzo importante per la propria carriera. Per il festival e per il mondo della musica antica è un’importantissima fucina di talenti che può alimentare le produzioni concertistiche ed operistiche, con grande vantaggio artistico ed economico.

OP – Che cosa consiglierebbe oggi a un giovane aspirante cantante lirico? Repertorio classico-romantico, magari belcantistico, o canto barocco?
OD – A mio parere è comunque importante riuscire a specializzarsi in un periodo storico non eccessivamente ampio. A prescindere da questo, la cosa fondamentale è non bruciare la propria carriera musicale con la fretta di entrare nel mondo dello star system. Bisogna valutare attentamente le proprie potenzialità e studiare assiduamente sia il repertorio e la tecnica che la prassi e l’estetica.

OP – Per concludere, come riassumerebbe in poche parole il suo progetto artistico-musicale per le Festwochen der Alten Musik di Innsbruck, probabilmente il più prestigioso festival di musica antica dei nostri giorni?
OD – Valorizzare il più possibile i compositori e il repertorio legato da Innsbruck al territorio austriaco. Affrontare temi interessanti che creino un ponte tra la concezione antica dello spettacolo e la moderna ricezione del suo linguaggio. Il massimo rispetto e rigore uniti alla volontà di rendere la musica antica comprensibile ed emozionante oggi come allora, oltre che compatibile e in armonia con il mondo e le emozioni di oggi.

 Il castello di Ambras.In primo piano la Spanischer Saal dove si svolgono molti concerti