Teatro Ariosto
Reggio Emilia (1878)
575 posti
Secondo per importanza dopo il Municipale Valli, il teatro Ariosto è il risultato di una storia ugualmente complessa e appassionante. A determinare le circostanze che conducono alla costruzione dei due principali edifici del sistema teatrale reggiano è un unico evento: l’incendio del teatro di Cittadella, nella notte tra il 21 e il 22 aprile 1851, che distrugge buona parte della vetusta costruzione ideata da Antonio Cugini nel 1740-1741 e modificata da Pietro Marchelli nel 1839. Il fuoco risparmia soltanto i vestiboli, la scala maggiore con il salone e le corrispondenti sale superiori, pochi locali di servizio e il portico ad arcate sul fianco sud dell’edificio.
Tracce dello stabile settecentesco sono ancora visibili lungo il colonnato che delimita la parete sud del teatro, affacciata su Corso Cairoli. Il progetto di ricostruzione, realizzato dall’architetto Achille Grimaldi, fu finanziato da Ulderico Levi, esponente di una delle più importanti famiglie ebraiche della città. Secondo la moda di fine XIX secolo e su richiesta della cittadinanza, l’Ariosto fu progettato come spazio teatrale a destinazione plurima, adatto sia alle rappresentazioni di prosa sia alle esibizioni delle compagnie equestri. L’impianto architettonico seguì il modello dei politeama inglesi e francesi: la cavea prese forma semicircolare e la struttura a palchi, mantenuta per il secondo ordine, fu sostituita al primo ed al terzo da gallerie uniche.
Nel 1927 il Comune pose mano ad una profonda revisione: venne aggiunto il golfo mistico per l’orchestra, furono eliminate le strutture necessarie agli spettacoli equestri ed esterno ed interno furono decorati ex novo da Anselmo Govi con motivi tardo-liberty; notevole il grande affresco della cupola, raffigurante episodi dell’Orlando furioso e cinto alla base da una fascia in cui sono riportati i versi di apertura del poema. L’ultimo grande intervento di restauro del teatro avvenne nel 1981 dovuto all’architetto Ivan Sacchetti, responsabile anche della conversione della Cavallerizza in edificio per spettacoli.
La campagna di lavori, durante la quale l’edificio rimane sempre aperto, comporta la demolizione e ricostruzione delle pericolanti gradinate della galleria superiore, l’abbassamento e sostituzione del piano della platea, il rifacimento delle graticce, del piano del palcoscenico, del quale viene aumentata la dimensione, e degli impianti elettrici. Le decorazioni sono pulite e reintegrate delle parti mancanti, i colori originali recuperati, allo stesso modo dell’apparato decorativo degli atrii, mentre l’affresco della cupola è consolidato. Un nuovo sipario correda la sala, mentre quello storico, di Govi, è sottoposto a restauro. Questa prima fase del recupero termina nel 1984.
Nel 2004 la facciata principale è interessata da uno scrupoloso restauro delle superfici, con il ripristino di alcuni elementi decorativi originari, cui segue l’installazione di un nuovo sistema d’illuminazione. Il teatro Ariosto è oggetto, dal gennaio 2015, di una nuova serie di operazioni di manutenzione e di aggiornamento riguardanti l’adeguamento alle norme antisismiche, a seguito delle scosse di terremoto del 2012, con rifacimento dell’impianto di riscaldamento, sistemazione integrale dell’illuminazione, miglioramento della capacità acustica e miglioramento delle misure di sicurezza in tutti gli ordini di palchi.
Viene rifatta integralmente la prima balconata e la platea, con un pavimento rivestito di legno di abete della Val di Fiemme, con sostituzione integrale delle poltrone, ed eliminazione dei posti che non garantivano una buona visibilità del palcoscenico. La capienza ora è di circa 575 posti.

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