TEATRO AMINTORE GALLI

Teatro Amintore Galli

Rimini (1857, 2018)

800 posti

La costruzione di un nuovo teatro a Rimini, deliberata nel 1840, fu ritardata da un’annosa discussione su quale fosse l’ubicazione più conveniente. Nel 1839 era stato demolito il teatro di legno esistente dal 1681, mentre del Teatro Buonarroti, costruito nel 1816, ne fu decisa la chiusura nel 1843, lo stesso anno della posa della prima pietra del nuovo edificio che fu inaugurato nel 1857 con l’Aroldo di Giuseppe Verdi diretto dall’autore stesso. Denominato Teatro Vittorio Emanuele II, nel 1947 ha assunto la denominazione attuale dal musicologo e compositore riminese Amintore Claudio Flaminio Galli.

Lesionato dal terremoto del 1916 venne chiuso e poi riaperto nel ’23 con la Francesca da Rimini di Zandonai, ma nel 1943 fu quasi totalmente distrutto dai bombardamenti che salvarono solo la facciata e parte del foyer. Nell’immediato dopoguerra i resti del teatro furono saccheggiati  e usati come cava per materiali da costruzione. Adibito a capannone per una palestra e poi per una sala consiliare, un progetto modernista del 1992 fu talmente osteggiato che per la ricostruzione si optò per un restauro che rispettasse il progetto originale.

È così rinato nelle forme neoclassiche volute centosessant’anni fa da Luigi Poletti, lo stesso architetto del teatro di Terni e del Teatro della Fortuna di Fano. Caratteristica la diversa struttura dei palchi nel secondo e terzo ordine, differenti e scanditi da colonne in stile corinzio. Madrina dell’inaugurazione è stata Cecilia Bartoli interprete di Cenerentola di Rossini il 28 ottobre 2018.

Una vicenda che merita di essere ricordata è quella del sipario originale, dipinto dal pittore bergamasco Francesco Coghetti con soggetto Giulio Cesare al passaggio del Rubicone, che si pensava fosse andato distrutto. Invece era stato salvato dal custode del teatro che l’aveva recuperato sotto le macerie dei bombardamenti e portato al sicuro nottetempo a San Marino. Il dipinto rimase così arrotolato per circa mezzo secolo su un rullo ligneo nei depositi del Museo Civico di Rimini fino al 1995, anno in cui fu srotolato sotto la supervisione della Soprintendenza. Poi il sipario fu nuovamente riavvolto per essere stoccato e nell’aprile 2016 la svolta, nuovamente dispiegato per effettuare una serie di indagini conoscitive per definire lo stato di conservazione e valutare le metodologie di intervento più efficaci da adottare nel corso di eventuali restauri. Nello stesso anno venne ritrovato il disegno preparatorio in un mercato antiquario. Nel 2017 il Comune di Rimini ha deciso di restaurare il sipario del Coghetti coinvolgendo la Soprintendenza di Ravenna e chiedendo il supporto dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.

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