Der Messias

Georg Friedrich Händel, Der Messias

Salisburgo, Haus für Mozart, 20 gennaio 2020

★★★★☆

(registrazione video)

Mozart e Händel si parlano in tedesco sotto la luce al neon di Dio

Si può ancora parlare di bellezza? Di una bellezza che non sia solo estetica, ma liturgica, plastica, luminosa, metafisica? E soprattutto: si può parlare seriamente di Robert Wilson – quel gran sacerdote dell’immagine assoluta – senza scivolare subito nell’incenso critico, tra le formule tipo “pittore di luci” o “architetto dell’astratto”? Forse no. Ma forse sì, se si tiene conto che Wilson, quando lavora bene (e qui lavora benissimo), riesce non solo a illustrare la musica, ma a farla brillare di un’intelligenza scenica che è tutto fuorché servile. Nulla a che vedere con la vecchia logica del dramma borghese, del racconto, del «chi fa cosa a chi e perché». Qui si parla di altro. Di spiritualità, di ritmo interiore, di geometrie dell’anima. Non è nuovo, certo, l’ha già fatto con il Pelléas et Mélisande, con Pärt e Adam’s Passion, e persino con il minimalismo ipnotico di Einstein on the Beach. Ma che sia riuscito a farlo anche con Il trovatore nella versione francese (già di per sé un’operazione da cineclub di culto), è la prova che Wilson non cerca la spiritualità: la trova, là dove uno meno se l’aspetta.

Ed eccoci a questo Messiah, anzi Der Messias. Wolfgang Amadeus Mozart nel marzo 1789 rielabora per la seconda volta un’opera di Georg Friedrich Händel – era già accaduto con Acis und Galathea e avverrà successivamente per Alexanderfest e Cäcilien-Ode. Stando alle parole di chi ha commissionato il progetto, il medico e musicologo Gottfried van Swieten, un’operazione trionfalmente riuscita. Musicalmente, la riscrittura operata non si limita ad una semplice revisione della partitura händeliana: Mozart, infatti, elimina dalla fonte, composta circa mezzo secolo prima, alcuni numeri e ridisegna gli interventi solistici in un continuo dialogo con il coro (1). Anche l’organico orchestrale viene implementato: nella sezione dei legni con un secondo violino ed una viola e con ulteriori strumenti nei fiati (clarinetti, trombe, corni, fagotti e flauti). Mozart, con il suo arrangiamento, fa brillare la musica di una grazia che non è più solo barocca, ma quasi preromantica. Un Händel rifratto attraverso la lente di Haydn, un oratorio diventato sinfonia.

Händel, Mozart, Wilson: un triangolo impossibile. Il primo scrive il capolavoro devoto per antonomasia, l’altro lo rimaneggia in tedesco e ci mette il sale sinfonico della Wiener Klassik (con un pizzico di massoneria viennese e un’ombra di Requiem già all’orizzonte), e il terzo… be’, il terzo fa il miracolo laico di metterli d’accordo tutti, sotto una luce che è insieme aurora boreale, apocalisse e showroom di alta moda post-umana.

Cosa si vede in scena? Nulla, o tutto. Un palco incorniciato di luce – come un quadro che si accende e si spegne a seconda del versetto. Un tramonto, un’esplosione, una penombra mistica. Blocchi di ghiaccio, alberi fluttuanti, tronchi, bastoni, onde, iceberg: la natura secondo il dizionario simbolico di Wilson, una liturgia da museo contemporaneo. Le figure stanno lì come statuine di un presepe metafisico: Richard Croft travestito da crooner americano anni ’40, mezzo Bob Hope e mezzo predicatore, che fa l’occhiolino al pubblico come se stesse cantando White Christmas alla Casa Bianca. Elena Tsallagova è un angelo, voce inclusa, e con il contralto Wiebke Lehmkuhl e il basso José Coca Loza contribuiscono in modo significativo a garantire che, nonostante l’assenza quasi totale di connotazioni religiose, la maestosità dell’opera e il suo messaggio edificante per l’umanità emergano con chiarezza. Il resto: danzatori, spettri, ombre – figure ieratiche, che sembrano venute da un film di Tarkovskij tradotto in teatro da un architetto giapponese.

Wilson incanta, ipnotizza, raffredda, congela e poi, quando meno te lo aspetti, scioglie: sotto la perfezione glaciale, sotto la liturgia delle forme, pulsa qualcosa, forse proprio quel messaggio di pace e speranza che l’oratorio voleva trasmettere. Ma lo fa a modo suo, naturalmente: silenzi, luci, pose, simmetrie. Un cristianesimo da museo di arte astratta, ma anche un’umana commozione che filtra attraverso le geometrie, come la luce che passa attraverso il vetro smerigliato di una cattedrale contemporanea.

Certo, si può non entrare in questo mondo. Ma se ci si entra, se si accetta di essere trasportati da Wilson – e dal bravissimo Marc Minkowski con i suoi Musiciens du Louvre e dal coro Philharmonia di Vienna – allora si scopre un Messia nuovo. Meno pio, forse. Ma più puro, più essenziale. Più… illuminato. E non è forse proprio questo, in fondo, che voleva anche Mozart? Portare l’antico oratorio barocco nell’era dei Lumi, togliendogli l’incrostazione del tempo per restituirlo alla sua essenza umana? Ecco, Wilson fa lo stesso. Solo che lo fa con i LED invece che con l’archetto del violino.

(1) Struttura delle due versioni:
Mozart (Händel)
Parte prima
1. Overtura (0. Sinfony)
2. Tröstet Zion! (1. Comfort Ye)
2a. Alle Tale (2. Every valley)
3. Denn die Herrlichkeit Gottes (3. And the glory of the Lord)
4. So spricht der Herr (4. Thus saith the Lord)
4a. Doch wer mag entragen (5. But who may abide)
5. Und er wird reinigen (6. And He shall purify)
5a. Denn Sieh! Eine Jungfrau wird schwanger (7. Behold, a virgin shall conceive)
6. O du, die Wonne verkündet in Zion (8,9. O Thou that tellest good tidings to Zion)
7. Blick auf! Nacht bedeckt das Erdreich (10. For behold, darkness shall cover the Earth)
7a. Das Volk, das im Dunkel wandelt (11. The people that walked in darkness)
8. Uns ist zum Zeil ein Kind geboren (12. For unto us a child is born)
9. Pifa (13. Pifa)
9a. Es waren Hirten beisammen auf dem Felde (14. There were shepherds abiding in the field)
10. Und sieh, der Engel des Herrn (15. And lo! the angel of the Lord)
10a. Und der Engel sprach zu ihnen (15a. And the angel said unto them)
11. Und alsobald war bei dem Engel (16. And suddenly there was with the angel)
12. Ehre sei Gott (17. Glory to God)
13. Erwach’ zu Liedern der Wonne (18. Rejoice greatly, o daughter of Zion)
13a. Dann tut das Auge des Blinden (19. Then shall the eyes of the blind)
14. Er weidet seine Herde (20. He shall feed his flock)
14a. Komm her zu ihm (20a. Come unto Him)
15. Sein Joch ist sanft (21. His yoke is easy)
Parte seconda
16. Kommt her und seht das Lamm (1. Behold the Lamb of God)
17. Er war verschmähet (2. He was despised)
18. Wahrlich, wahrlich! (3. Surely He hath borne our griefs)
19. Durch seine Wunden sind wir geheilt (4. And with His stripes we are healed)
20. Wie Schafe gehn (5. All we like sheep)
21. Und alle, die ihn sehn (6. All they that see Him)
22. Er trauete Gott (7. He trusted in God)
23. Die Schmach bricht ihm sein Herz (8. Thy rebuke hath broken His heart)
23a. Schau hin und sieh! (9. Behold and see)
24. Er ist dahin aus dem Lande (10. He was cut off out of tje land)
24a. Doch du ließest ihn im Grabe nicht (11. But Thou didst not leave his soul in hell)
25. Machet das Tor weit (12. Lift up your heads)
25a. Zu welchem von den Engeln (13. Unto which of the angels)
omesso (14. Let all the angels of God)
omesso (15. Thou art gone gone up on high)
26. Der Herr gab das Wort (16. The Lord gave the word)
27. Wie lieblich ist der Boten Schritt (17. How beautiful are the feet of them)
28. Ihr Schall ging aus (18. Their sound is gone out)
29. Warum entbrennen die Heiden (19. Why do the nations so furiously rage)
30. Brecht entzwei die Ketten alle (20. Let us break their bonds)
30a. Der da wohnet im Himmel (21. He that dwelleth in heaven)
31. Du zerschlägst sie (22. Thou shalt break them)
32. Halleluja (23. Hallelujah)
Parte terza
33. Ich weiß, daß mein Erlöser lebt (1. I know that my Redeemer liveth)
34. Wie durch einen der Tod (2. Since by man came death)
35. Merkt auf! (3. Behold, I tell you a mistery)
35a. Sie erschallt, die Posaune (4. The trumpet shall sound)
35b. Dann wird erfüllt (5. Then shall be brought to pass)
36. O Tod, wo ist dein Pfeil (6. O death, where is thy sting)
37. Doch Dank sei Dir Gott (7. But thanks be to God)
37a. Wenn Gott ist für uns (8. If God be for us)
38. Würdig ist das Lamm (9. Worthy is the Lamb)
38a. Amen (9a
. Amen)