Perséphone

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★★★★★

«Il gesto incompleto della vita»

Con lo stesso impianto scenico di George Tsypin della Iolanta cui è abbinata nella rappresentazione al Teatro Real di Madrid nel 2012, la Perséphone di Stravinskij è, secondo il regista Peter Sellars, un altro esempio di magia della visione: là Iolanta esce dalle tenebre e acquista il dono della vista per amore, qui il cieco è Eumolpo ed è Persefone a scendere nelle tenebre degli inferi.

Il 1934 è un anno particolarmente felice per Stravinskij: ovunque si danno concerti con le sue musiche e al compositore viene conferita la cittadinanza francese. Nel suo lussuoso appartamento di Faubourg Saint-Honoré e in quello di Ida Rubinstein avvengono gli incontri con André Gide, autore del testo sul mito di Persefone oggetto della breve opera di canto, recitazione e danza che verrà presentata quello stesso anno.

La figlia di Demetra viene rapita da Plutone per portare alle ombre degl’inferi un po’ della luce e del calore della terra di cui sono prive. Persefone deciderà da allora di dividere la sua vita tra la superficie e il regno di Plutone e i suoi viaggi annuali tra la terra e l’oltretomba daranno vita alle stagioni. Come canta Eumolpo nel finale: «Affinché sia permesso alla primavera di ritornare, è necessario che il seme acconsenta a morire sotto terra per rinascere nelle messi dorate dell’avvenire».

Sembra che Gide sia rimasto negativamente colpito dal trattamento musicale di Stravinskij dei suoi versi, ma il musicista russo con i colori diafani della sua orchestra e il ritmo cullante delle sue melodie conferisce loro una lievità che non contraddice affatto lo spirito dell’opera del poeta premio Nobel. E alla delusione di Gide corrispose infatti l’entusiasmo del poeta Paul Valéry che assistette a tutte le rappresentazioni all’Opéra dello spettacolo in cui la Rubinstein recitava e danzava la parte di Persefone. La parte coreografica verrà poi interpretata tra gli altri da Balanchine nel primo dopoguerra, Ashton nel 1961 e Pina Bausch nel 1965.

Per la parte danzata qui Sellars ha l’intelligenza di impiegare una compagnia di danza cambogiana, la Amrita Performing Arts, rinata dopo la devastazione di Pol Pot che nel giro di due settimane distrusse teatri, scenari e costumi di questa millenaria forma d’arte e ne uccise tutti i danzatori, ma dalle tenebre della mostruosa violenza dei Khmer Rossi torna a rivedere la luce. Le aggraziate e stilizzate movenze si adattano alla perfezione alla leggerezza della musica impiegata da Stravinskij per questo delicato racconto mitologico.

Paul Groves, che aveva già inciso il ruolo di Eumolpo sotto la bacchetta di Sir Andrew Davis ai BBC Proms del 2003, ritorna qui con la sua luminosa voce tenorile nell’unica parte di cantante solista prevista dall’opera, essendo corali gli altri interventi vocali e recitata da un’attrice, qui Dominique Blanc, la parte di Persefone.

Currentzis anche in questa partitura dimostra la sua sensibilità e competenza in questo repertorio che fa parte della sua educazione musicale essendo egli di origine greca ma con studi completati al conservatorio di San Pietroburgo.

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