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L’altro Barbiere
Chi avrebbe mai pensato all’epoca che l’opera di Paisiello Il barbiere di Siviglia ovvero La precauzione inutile sarebbe stata completamente oscurata dal successo di un altro Barbiere di Siviglia ossia L’inutil precauzione di pochi anni dopo. È come se negli anni ’60 dell’Ottocento La traviata di Verdi fosse eclissata da un’altra Traviata, o la Bohème di Puccini da un’altra Bohème… (oops, ma al povero Leoncavallo non riuscì il colpo).
La prima rappresentazione, il 15 settembre 1782 al Teatro dell’Ermitage presso la corte imperiale di Caterina II con un cast stellare per l’epoca, fu l’inizio di un travolgente trionfo per tutta Europa. Il libretto, erroneamente attribuito a Giuseppe Petrosellini, è molto probabilmente di un traduttore anonimo francofono (sono molti i francesismi usati nel testo: orfelina, turbigliona, clacar…) e riprende linearmente la commedia di Beaumarchais rappresentata appena sette anni prima a Parigi e poi nel 1780 con grande successo anche nella stessa Pietroburgo. A Vienna l’opera di Paisiello veniva data in due lingue diverse in cinque teatri contemporaneamente. Altrove veniva tradotta, parodiata, modificata e ridotta, portando alle stelle la già grande popolarità del compositore prima dell’oscuramento del suo lavoro da parte del giovane pesarese.
«Da un paio di decenni è in corso una operosa riconsiderazione storica della produzione paisielliana, ma non si può dire che a ciò abbia corrisposto una pari continuità nel recupero teatrale. Se ciò trova una sua spiegazione nella reticenza che le istituzioni teatrali e le case discografiche hanno nei confronti del repertorio settecentesco cosiddetto minore, e nel caso dell’opera seria in oggettive difficoltà esecutive, non v’è dubbio che l’aderenza del compositore tarantino al ‘gusto corrente’ della sua epoca, che lui medesimo in più di un caso concorse a formare e da cui trasse onori e glorie, continui a gravare come una spada di Damocle sulla sua produzione, che si ritiene riassorbita in più geniali creazioni di altri. Soave melodista, ma sprovvisto della monumentalità neoclassica di Hasse, dell’estro di Jommelli, della versatilità di Traetta e del vivido senso drammatico di Cimarosa, non gli fa buon gioco neppure la collocazione storica, alla vigilia del grande operismo rossiniano serio e buffo, che indusse e induce a tutt’oggi un effetto di cancellazione per il repertorio immediatamente precedente, quando una migliore conoscenza di Cimarosa e Paisiello andrebbe anche a vantaggio di una riconsiderazione complessiva di Rossini medesimo.» (Andrea Chegai)
Di fronte alle oltre due dozzine di DVD disponibili del Barbiere di Rossini, le due modeste registrazioni video di questo di Paisiello confermano la damnatio memoriae inflitta dalla storia al suo lavoro. Qui nel 2005 siamo al cinema-teatro Orfeo di Taranto, città natale del compositore. Della compagnia di canto soltanto il conte di Mirko Guadagnini e il Don Basilio di Paolo Bordogna sono degni di nota, non essendo memorabile neanche la direzione di Giovanni Di Stefano dell’orchestra da camera del Giovanni Paisiello Festival.
Rispetto alla versione di Rossini, quella di Paisiello mette maggiormente in luce le vicende amorose e un po’ meno gli aspetti comici. Qui ci pensa la regia di Rosetta Cucchi ad aggiungere un po’ di pepe con una Rosina al guinzaglio e una papera in scena, senza ambizioni di attualizzazione o di approfondimento della vicenda.
Immagine in 4:3, distratta ripresa video e due tracce audio, nessun extra e sottotitoli in italiano e inglese.
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