Arlecchino servitore di due padroni

© foto Bepi Caroli

Carlo Goldoni, Arlecchino servitore di due padroni

Regia di Valerio Binasco

Torino, Teatro Carignano, 8 ottobre 2018

Goldoni noir

Un morto ammazzato, un travestimento, fughe di ricercati, mistero. Sembrano gli ingredienti di un moderno thriller e invece si tratta di un’opera giovanile di Carlo Goldoni, Il servitore di due padroni (1745) con le maschere di Pantalone, Brighella, Smeraldina e Truffaldino. Ma essendo l’interprete che aveva commissionato il lavoro un famoso Arlecchino, la sua maschera soppiantò quella di Truffaldino fino ad arrivare al titolo, ormai standard a partire dalla mitica produzione di Giorgio Strehler.

Valerio Binasco neanche ci prova a confrontarsi con la commedia dell’arte strehleriana:  il suo Servitore richiama piuttosto la commedia all’italiana del secondo dopoguerra cui si rifanno i costumi di Sandra Cardini e gli ambienti di Guido Fiorato. E se non fosse per la parlata veneziana si potrebbe pensare di essere in una commedia di Eduardo.

Natalino Basso si carica del ruolo di Truffaldino/Arlecchino, il servitore che per mangiare due volte serve due padroni con risultati esilaranti, ma ne fa una maschera tutta sua, dolente in quanto vittima dei soprusi dei padroni – e come lui è Clarice, la donna che non vuol più essere sottomessa all’uomo. I momenti delle cinghiate ci ricordano i rapporti di forza nelle relazioni sociali e di genere dell’epoca, ma con un’eco disturbante alla realtà d’oggi.

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