Il viaggio a Reims

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Gioachino Rossini, Il viaggio a Reims

direzione di Claudio Abbado, regia di Luca Ronconi

scenografia di Gae Aulenti

agosto 1984 Auditorium Pedrotti, Rossini Opera Festival, Pesaro

«Una delle opere più enigmatiche di Rossini, Il viaggio a Reims. Una delle ultime, che il compositore chiama intenzionalmente “Cantata”, negandone sornione ogni possibile drammaturgia. […] Quella gigantesca pagina incorniciata, dove spuntano una dopo l’altra le facce dei cantanti, buffe negli oblò strappati, diventa un’intensa metafora del genio di Rossini. Che ha scritto una girandola di capolavori, sin da quando aveva dodici anni; rivoluzionari, uno dopo l’altro, ma che quando viene celebrato a Parigi come il sommo, l’autorità senza rivali, si ritrova senza più inchiostro nella penna. Paralizzato. Il viaggio a Reims dovrebbe essere un omaggio celebrativo, per l’incoronazione di Carlo X, nel 1825. Ma nell’essenza autentica è il gesto di addio: ritratto sublime, affettuoso e malinconico a quella che è stata la mirabolante avventura dell’opera italiana. Rossini la dipinge in tre ore di musica, per numeri chiusi, su lunghe cascate di quinari e settenari, forgiando su ciascuno un fotogramma ideale. […] Il viaggio non andrà da nessuna parte: la carovana internazionale di artisti, cantanti, ambasciatori, aristocratici, esemplari di una collettiva follia, resta ferma in uno spazio che per Rossini era la Casa dei bagni, all’insegna del Giglio, a Plombières». (Carla Moreni)

Madama Cortese, proprietaria dell’albergo ‘Il Giglio d’oro’, invita gli inservienti a occuparsi dei preparativi per il viaggio degli ospiti a Reims, dove Carlo X sarà incoronato (introduzione “Presto, presto… su, coraggio!”). Arriva la contessa di Folleville, parigina pazza per la moda e amante del cavalier Belfiore, preoccupata perché non è ancora arrivato il suo baule (aria “Partir, o ciel! desio”). Don Luigino, cugino della contessa, annuncia che la carrozza che portava i bagagli si è rovesciata, danneggiando il carico. La contessa sviene, ma si riprende quando la cameriera Modestina le porta uno scatolone, con un prezioso cappellino scampato dalla sciagura. Entrano in scena il barone di Trombonok, ufficiale tedesco fanatico per la musica, Don Profondo, letterato e maniaco delle antichità, e Don Alvaro, grande di Spagna, che presenta al barone Trombonok Melibea, una bella vedova polacca di cui è innamorato. Arriva anche il conte di Libenskof, un gentiluomo russo anch’egli innamorato di Melibea, e Alvaro si ingelosisce; la rivalità tra i due viene interrotta dalle dolci note dell’arpa dell’improvvisatrice Corinna (sestetto “Sì di matti una gran gabbia”). Sopraggiunge anche Lord Sidney, ospite inglese innamorato di Corinna, che lamenta le sue pene d’amore. Intanto il cavalier Belfiore, trovata sola la poetessa, cerca di conquistarla; ma Don Profondo irrompe in scena deridendolo, e compila la lista degli oggetti di valore richiestagli dal barone (aria “Medaglie incomparabili”). Improvvisamente arriva la notizia ferale: è impossibile intraprendere il viaggio per Reims perché non si riescono a trovare cavalli da noleggio (gran pezzo concertato: “Ah, a tal colpo inaspettato”). Madama Cortese risolleva gli animi: ci potrà consolare del mancato viaggio andando a Parigi, dove si preparano grandi festeggiamenti in onore del re; gli ospiti decidono dunque di partire l’indomani per la capitale. Intanto viene imbandita una ricca tavola: il barone propone un brindisi nello stile musicale dei vari paesi, in onore dei convitati, del re e della famiglia reale. Per la poetessa vengono proposti vari temi tratti dalla storia di Francia, tra i quali Melibea estrae a sorte quello di ‘Carlo X, re di Francia’. Dopo la celebrazione di Corinna, la cantata si chiude con l’apoteosi della famiglia reale.

Altro mistero, poco gaudioso, è la mancanza di un DVD dello storico allestimento della ripresa nell’84 al Rossini Opera Festival del lavoro dimenticato per 160 anni la cui partitura è stata ricostruita dai musicologi Janet Johnson e Philippe Gosset. Con Abbado sul podio e la regia di Ronconi in scena tanti bei nomi della Rossini renaissance: Cecilia Gasdia, Lucia Valentini Terrani, Lella Cuberli, Katia Ricciarelli, Samuel Ramey, Ruggero Raimondi, Enzo Dara, Leo Nucci, Bernadette Manca di Nissa, William Matteuzzi, Francisco Araiza, Eduardo Giménez, Raquel Pierotti, Giorgio Surjan…

«Squisita lucidità di Claudio Abbado nel far fronte alla luminosa folly di Rossini e alla costellazione di cantanti mirabili; felicità e grazia pari all’equilibrio e alla misura, nelle invenzioni inesauste e necessarie di Luca Ronconi e Gae Aulenti. Una occasione storica, epocale, indimenticabile: nella vicenda recente dei nostri allestimenti operistici, sintomi di genialità non disgiunti da segnali di rinascimento». (Alberto Arbasino)

«A Pesaro mi era stato chiesto di fare Il viaggio a Reims in una serata che avrebbe dovuto poi essere ripresa dalla televisione e anche registrata per farne un disco. Di solito cosa si fa quando si registra un disco da un teatro? Si dissimulano i microfoni, si occulta tutto quello che è l’apparato tecnico, si cerca di dare allo spettatore […] la sensazione che tutto si svolge per lui, mentre nella realtà tutto è condizionato dalla posizione dei cantanti, che a sua volta è condizionata dalla posizione dei microfoni […]. Ebbene, io ho fatto esattamente il contrario. Poiché la ripresa televisiva e la registrazione discografica erano parte della commissione, ho pensato di far svolgere la rappresentazione nell’auditorium, che è il luogo più appropriato alla registrazione, in modo che diventasse essa stessa parte dello spettacolo. […] Lo stesso per la televisione: siccome l’auditorium era piccolo, era necessario trasmettere all’esterno, nella piazza. […] Però dal momento che servivano delle telecamere per portar fuori lo spettacolo, abbiamo arricchito questa possibilità facendo in modo che le telecamere stesse diventassero parte dello spettacolo: naturalmente rapportando queste possibilità all’argomento dell’opera, ossia utilizzandole per inventare un allestimento che si svolge contemporaneamente in due luoghi. Con un gruppo di personaggi da una parte e l’incoronazione del re a Reims dall’altra». (Luca Ronconi)

«Evidenziando la componente ironica che caratterizza la partitura nella fantasia dei suoi contrasti stilistici, Luca Ronconi ha impostato una regia brillantissima che smaschera i meccanismi convenzionali dell’allegoria celebrativa. Vestiti dei rispettivi colori nazionali nei costumi disegnati da Gae Aulenti, i personaggi percorrono il palco e la platea del raccolto auditorium Pedrotti sovrastato da uno schermo mobile, dall’organo e dal teatro delle marionette di Gianni e Cosetta Colla, che scende occasionalmente dall’alto a rappresentare le scene di danza. Alla fine, proveniente dalla piazza esterna, entra dal fondo il corteo reale con un colpo di scena di grande effetto. Esattamente come Rossini, Ronconi gioca a rimpiattino col teatro e stringe tutto nell’organica unità di una visione moderna, piena di affascinanti trovate figurative». (Paolo Gallarati)

La mancanza del DVD è parzialmente compensata dai video attualmente in rete delle registrazioni della ripresa a Vienna del 1988 (con Montserrat Caballé e Chris Merrit), a Pesaro del 1999 (con Flórez e la direzione di Daniele Gatti) e alla Scala del 2009 (con Patrizia Ciofi e Daniela Barcellona e la direzione di Ottavio Dantone).

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