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Wolfgang Amadeus Mozart, Don Giovanni
Ferrara, Teatro Comunale, 23 gennaio 1997
(registrazione televisiva)
Magistrale lettura del capolavoro mozartiano e consacrazione delle allora emergenti stelle della lirica Simon Keenlyside e Bryn Terfel.
«Trionfo a Ferrara del direttore Claudio Abbado: Mozart risplende in uno spettacolo semplice e rigoroso […] La vicenda cui la musica di Mozart dà carne e sangue è narrata, in questa nuova versione, come una mera res facti: nuda ed efficace come non mai. L’oggettività della musica di Mozart, nascente dalla capacità del Grande di contemplare da egual distanza qualsiasi aspetto dell’umano e insieme di rappresentarlo dall’interno, vi è esaltata. Impianto scenico unico: una linea concava al centro, leggermente convessa ai lati, quasi fondo di violino, fatta di alte porte bianche appena stuccate. […] La concezione dello spettacolo è fortemente unitaria. Il secondo motivo di gratitudine verso il maestro Abbado, il terzo essendo la sua prestazione quale concertatore e direttore d’orchestra, è dunque nell’aver egli tentato il possibile per costituire una compagnia di canto omogenea nel senso che comune è lo stile da cantante-attore dei suoi componenti. In tale prospettiva troviamo in prima linea il don Giovanni di Simon Keenlyside e il Leporello di Bryn Terfel. Gli spettatori milanesi ricorderanno quale entusiasmante Papageno sia stato il Keenlyside nell’ultimo Flauto magico alla Scala, acrobata, attore comico ma finissimo fraseggiatore e padrone di una dizione tedesca superiore per finezza e chiarezza a quella dei compatrioti di Mozart. Ma qui ha tutt’altro da fare. Niente trucco scenico: a viso aperto, di mobilissima attitudine, capace di trascorrere da un che di canaille a ciò che non si vorrà negare sia comunque eroismo, il preferire la dannazione allo sconfessare il proprio destino. Del corpo egli ha dominio assoluto e lo trasforma in strumento espressivo. Dopo averlo sentito cantare in tedesco, ci si sorprende meno del suo italiano. Va aggiunto che prove indirette dell’apporto del concertatore si ricavano dal fatto che l’eccezionale Leporello del Terfel sta ad altra altezza rispetto ad altra interpretazione dello stesso cantante, altrove e sotto altra bacchetta, ma pur sempre in Mozart e in italiano. La naturalezza qui raggiunta giova alla qualità dei fiati del pesante gallese: di rado si canta “Madamina, il catalogo è questo” con tanto rispetto della frase melodica. Alla squisitezza del suo fraseggio va aggiunto un particolare importante, essere il Keenlyside un baritono chiaro. Il timbro di don Giovanni dev’essere diverso da quello di Leporello, ché altrimenti i lubrichi loro giuochi di travestimenti non avrebbero senso». (Paolo Isotta)
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