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Baroque that rocks!
Se ne avete abbastanza di mise-en-scène minimaliste, astratte e concettuali, qui con José Montalvo avete uno spettacolo barocco a tutti gli effetti, realizzato non con macchine sceniche e cartapesta, ma con i mezzi moderni della riproduzione video e dell’elaborazione digitale. Soltanto La Fura dels Baus nel Ring wagneriano è arrivata ad un livello così estensivo nell’utilizzo delle immagini video nella scena d’opera. Ma quello di Montalvo è un horror vacui visivo portato al massimo: i cantanti sono generalmente doppiati da un ballerino in carne e ossa e dalla stessa figura ripresa in video mentre altri elementi ancora interagiscono con altri interpreti (mimi, ballerini, il coro) dal vivo e così via in un processo quasi senza fine.
Molti gli animali che appaiono nei video a ricordarci che Les Paladins è tratto da La Fontaine, che riprende a sua volta il canto 43 dell’Orlando Furioso – ma lo spirito dell’opera e del divertente e surreale libretto (di anonimo) è più vicino a quello del Comte Ory di Rossini che non a una moraleggiante comédie-lyrique del ‘700.
Ma come si trova il direttore nella buca d’orchestra? Perfettamente a suo agio, sembra. Ci voleva l’entusiasmo di un giovanotto americano di quasi settant’anni per affrontare e portare al successo un’operazione audace come questa. La registrazione allo Châtelet di Parigi è del 2004 e sul podio c’è (l’avete indovinato?) William Christie, che dirige con la sua solita verve Les Arts Florissants dopo il successo della Platée di Minkowski e dei suoi Indes Galantes degli anni precedenti. Oltre che la regia e le scene, Montalvo firma assieme a Dominique Hervieu anche le intriganti coreografie in cui passi di danza classica, modern dance, hip hop, breakdance e persino capoeira vengono allegramente miscelati. Bravissimi i ballerini/acrobati. Non so se ci siano altri modi di rappresentare oggi quest’opéra-ballet del 1760, la penultima opera di un Rameau già avanti negli anni, ma questo è sicuramente divertente e se l’opera come genere teatrale esisterà ancora tra qualche anno dovrà forse dire grazie a spettacoli come questo.
Quasi tutti i cantanti sono eccellenti, unica eccezione René Schirrer con evidenti limiti di voce e di intonazione. Laurent Naouri è a suo agio qui come nelle operette di Offenbach, un po’ sopra le righe l’interpretazione di Sandrine Piau, vocalmente a posto Stéphanie d’Oustrac e Topi Lehtipuu, mentre merita una menzione a parte la sgonnellante “fata” di François Piolino, vero deus ex machina di questa fantasiosa vicenda. A tutti, come al coro, è richiesto di ballare e muoversi con agilità in questo festoso bailamme.
La complessità dello spettacolo porta il regista della ripresa cinematografica (lo stesso Montalvo? dai credit del DVD non si capisce) a dividere in due o anche tre inquadrature contemporanee quanto avviene in scena. La ripresa quindi non è una passiva registrazione di quanto viene fruito da uno spettatore della platea (a parte i primi e primissimi piani, come è ormai consolidata consuetudine), ma è un’operazione che viene affrontata qui, a quanto io sappia, per la prima volta. Ne viene fuori un prodotto completamente diverso che segnerà sicuramente lo stile di registrazione di uno spettacolo lirico su supporto video. Un DVD a suo modo storico.
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