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Arturs Maskats, Valentīna
★★★☆☆
Riga, Latvijas Nacionālā Opera, 30 maggio 2015
(live streaming)
Lux in tenebris
La neonata Opera Platform ci permette di entrare in contatto con realtà del mondo dell’opera cui altrimenti mai ci saremmo avvicinati. Chi avrebbe pensato infatti di assistere a uno spettacolo dell’opera di Riga (Capitale Europea della Cultura 2014) per un lavoro del compositore lèttone contemporaneo Arturs Maskats? Invece, questa possibilità ci viene offerta – gratuitamente! – e si rivela anche una piacevole sorpresa.
Il libretto pieno di simboli poetici, da quello che si può intuire dai sottotitoli in inglese, di Liāne Langa si basa sulla recente autobiografia di Valentīna Freimane, ebrea nata nel 1922 che si trova a vivere l’occupazione nazista del suo paese, la Lettonia appunto, e sopravvive perché viene salvata due volte, prima dai genitori e poi dal marito, tutti trucidati poi dai militari. Storica del teatro e del cinema, la 93enne Freimane vive ora a Berlino ed è autrice di Adieu, Atlantis (Göttingen 2015) in cui racconta gli anni che hanno più drammaticamente connotato la sua vita, il periodo cioè dal 1939 al 1944 in cui è stata tenuta nascosta in ben sette posti diversi dai coraggiosi cittadini di Riga. Il soggetto è stato scelto anche per ricordare i 70 anni della fine della Seconda Guerra Mondiale.
A suggello dell’opera viene citata la frase di Kant: «Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente […]: il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me» ed è la luce fra le tenebre, che rappresenta la speranza della pace, il tema alla base di questa vicenda.
La musica è caratterizzata da trascinanti temi melodici, canzoni popolari, struggenti ritmi di danza emessi da una radio, cori di voci bianche, il tutto speziato da toni di musica klezmer (il clarinetto ha una parte importante nell’orchestra), da una vocalità che mescola il declamato dell’opera russa con il melodismo pucciniano e numeri da sarcastico musical anni ’30, come il valzer del ballo degli ufficiali filonazisti del secondo atto. L’effetto che si ottiene è un lavoro piacevolmente eclettico (a un certo punto c’è anche un’Ave Maria) e il compositore dosa sapientemente momenti di rarefazione timbrica in cui utilizza strumenti quali la fisarmonica e il vibrafono a pieni orchestrali fortemente connotati come nelle marce militari. Il direttore Modestas Pitrėnas si dimostra a suo agio nel dipanare la complessa partitura.
Il regista Viesturs Kairišs e la scenografa e costumista Ieva Jurjāne mettono in scena una strada in prospettiva posta su una piattaforma che ruotando forma gli altri ambienti della vicenda. Particolare cura è dimostrata per i costumi anni ’30 delle donne, tutte vestite come Valentīna a indicare che la sua vicenda è emblematica di un paese che è sempre stato in balia dei vicini più potenti (Svezia, Russia, Germania) e che solo nel 1991 ha raggiunto la piena libertà.
Il soprano Inga Kalna (ascoltata recentemente nel Lucio Silla alla Scala) non ha propriamente il fisico e l’età richiesta dalla parte della protagonista, ma compensa con un’intensa vocalità che esibisce nelle sue molte arie piene di lirismo e bravura. Eccellenti anche gli altri interpreti che appartengono tutti all’Opera di Riga e sono quindi sconosciuti al di fuori del paese baltico.
Lo spettacolo è stato presentato subito dopo alla Deutsche Oper di Berlino.
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