L’écume des jours

Edison Denisov, L’écume des jours

★★★☆☆

Stoccarda, Staatsoper, 22 luglio 2017

(live streaming)

Una Bohème surreale

Quando nel 1947 uscì il romanzo di Boris Vian L’écume des jours (La schiuma dei giorni) i tempi non erano maturi per il sardonico surrealismo dello scrittore e jazzista francese. E fu un fiasco totale. L’anno prima Vian aveva sì creato un caso con il suo romanzo pulp a sfondo erotico J’irai cracher sur vos tombes (Sputerò sulle vostre tombe), scritto sotto lo pseudonimo di Vernon Sullivan, ma più che altro per lo scandalo che portò al divieto di vendita per «offesa alla pubblica morale». Si dovette attendere un periodo più favorevole, quello del ’68, perché i lettori apprezzassero il suo lavoro. (1)

Nel romanzo uno dei personaggi è il filosofo Jean-Sol Partre (autore di Le Vomit, “fine” allusione a La nausée) omaggio irriverente e caricaturale di Vian al suo amico Jean-Paul Sartre. Questi sono gli altri personaggi principali:

  • Colin, giovane ricco e insulso che odia il lavoro e vive di jazz e pattinaggio;

  • Chloé, sua innamorata, carina, semplice, anche lei ama gli agi e non il lavoro; il nome è un omaggio al famoso pezzo omonimo di Duke Ellington del 1940;

  • Chick, il miglior amico di Colin, anche lui superficiale, profittatore, frustrato ed egoista; è pazzo per Jean-Sol Partre per i cui libri, che però non capisce, spende delle fortune;

  • Alise, giovane ragazza carina e intelligente, è la fidanzata di Chick il quale però mai la sposerà;

  • Nicolas, cuoco, avvocato e maître à penser di Colin; si rivelerà il suo più fedele amico;

  • Isis, ragazza ricca e intelligente, ama gli uomini del popolo e si infatua di Nicolas;

  • e poi c’è il topo…

Il titolo del romanzo fa riferimento alla schiuma e all’umidità degli stagni dei bayou della Luisiana in cui l’autore ambienta la vicenda e in cui è nato il jazz, il grande amore di Boris Vian. Nel romanzo l’appartamento di Colin si trasforma sempre più in un ambiente buio e umido in cui «i passi facevano un suono bagnato e melmoso […] il pavimento era freddo come una palude».

Colin possiede un inedito strumento musicale: il pianocktail che mescola gli ingredienti dei cocktail a seconda della musica che vi viene suonata, soprattutto il jazz dell’adorato Ellington. A una festa Colin incontra Chloé, una sempliciotta che non capisce la sua  battuta «Lei è stata arrangiata da Duke Ellington?», ma lui se ne innamora lo stesso e ben presto la sposa con una sfarzosa cerimonia. In un atto di generosità, Colin dona un quarto del proprio patrimonio agli amici Chick e Alise affinché anche loro possano coronare il loro sogno d’amore. Chloé si ammala durante la luna di miele e le viene diagnosticata la presenza di una ninfea in un polmone, condizione rara e dolorosa che può essere curata solo circondandola di fiori. Le spese per la cura portano però Colin sul lastrico. Nel frattempo, Chick è sempre più ossessionato dal filosofo Jean-Sol Partre e spreca soldi ed energie nel collezionarne le opere in tutte le edizioni possibili. Alise tenta di salvarlo dal disastro finanziario e di ritornare nuovamente al centro della sua attenzione cercando di persuadere Partre a non pubblicare altri libri, ma al suo rifiuto lo fa fuori. Nel frattempo Chick è barbaramente ammazzato dai poliziotti dell’ufficio tasse. Colin tenta disperatamente di trovare, invano, altri fiori per Chloé. La ragazza muore e il dolore è così grande che il suo topo domestico si suicida.

Dal racconto della trama si capisce la vena surreale della vicenda ed è questo uno degli aspetti che indussero Edison Vasilievič Denisov (1929-1996) a scrivere la sua seconda opera su un testo di Vian – la prima fu La vie en rouge (1973) per voce solista e complesso da camera. Come nel romanzo, nel libretto in francese (ma ci saranno anche la versione russa e tedesca) e nella partitura è onnipresente il jazz, essendo per il compositore una valvola di sfogo all’opprimente clima nell’URSS del tempo.

Allievo di Šostakovič, Denisov aveva scoperto la Seconda Scuola di Vienna che ne aveva determinato il linguaggio tinto di serialismo. Assieme ad Al’fred Šnitke (Schnittke) e a Sofija Gubajdulina forma l’avanguardia della musica russa invisa all’Unione dei Compositori Sovietici il cui segretario generale denuncerà Denisov per aver partecipato a festival musicali dell’occidente. La partitura de L’écume des jours è un insieme quanto mai eterogeneo di corali gregoriani, canzoni, valzer, temi jazz e innumerevoli citazioni colte. In un arguto stile modernista il compositore affianca delicati tappeti sonori affidati agli archi a materici cluster dei fiati.

Trent’anni dopo il debutto nel 1986 all’Opéra-Comique di Parigi, il lavoro viene presentato come secondo nuovo allestimento della stagione dell’opera di Stoccarda. Con la regia di Jossi Wieler e Sergio Morabito e le scenografie di Jens Kilian viene costruito uno spettacolo inizialmente spiazzante ma che col tempo si configura con una sua, seppure surreale, coerenza. In scena avremo anche Gesù che cerca invano di lavarsi via dalle mani le stimmate e un onnipresente topo in gonnella (Maus in tedesco è femminile) interpretato dal bravissimo attore Sébastien Dutrieux.

Il cast è dominato dal tenore Ed Lyon, Colin, con la sua sicura vocalità e l’invidiabile prestanza fisica – non rinuncia a esibirsi in slip per buona parte del tempo quando deve scaldare col suo corpo i germogli di armi da fuoco della fabbrica di munizioni (!). Negli altri ruoli abbiamo Rebecca von Lipinsky (Chloé), Daniel Kluge (Chick) e Sophie Marilley (Alise). L’eclettica partitura è resa al meglio da uno specialista della musica moderna quale Sylvain Cambreling.

In conclusione, non si è trattato della scoperta di un capolavoro nascosto, ma di una stimolante curiosità che potrà prendere onorevolmente il suo posto nelle programmazioni dei teatri per arricchirne il repertorio.

(1) Nel 2013 uscirà il bizzarro film con lo stesso titolo in cui il regista Michel Gondry riprende la vicenda ambientandola in una Parigi visionaria.

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