Inside

Dimitris Papaioannou, Inside

Torino, OGR, 20 settembre 2018

Senza fine

Un esperimento su grande scala, un’installazione visiva, una performance muta, un dramma senza parole, senza inizio né fine.

Come sempre le creazioni di Dimitris Papaioannou sfuggono alle definizioni: per sei ore su una scena fissa che rappresenta una grande camera aperta su un balcone, si vede entrare una persona (ragazzo o ragazza) che si spoglia, fa la doccia, mangia qualcosa, va a letto. Non è ancora stesa sotto le lenzuola che entra un’altra persona: ripete gli stessi gesti, poi un’altra, un’altra ancora, riempiendo la scena e alternando pieni a vuoti. Cambiano le luci, cambia il paesaggio urbano al di là della grande porta-finestra, ma non cambiano i gesti. La quotidianità si ripete sempre uguale. Trenta performer talora affollano la scena senza però mai interagire fra di loro. Anche quando a un certo punto un ragazzo e una ragazza si spogliano e si mettono assieme a letto, restano sempre individui separati.

Verso la terza ora accade qualcosa di inaspettato: il ragazzo che entra sosta un attimo ed esce e quello che è sdraiato non sparisce inghiottito dal letto, anzi accenna a rialzarsi, a rivestirsi, ma poi si sdraia di nuovo. L’altro ragazzo rientra e riesce altre cinque o sei volte, e così quello nel letto. Ma finalmente la sequenza di gesti riprende come era prima, immutata, quasi per il nostro sollievo.

Quello che si vede alle OGR in questi giorni, in concomitanza con lo spettacolo The Great Tamer per Torino Danza, è un video della performance che ha avuto luogo al Teatro Pallas di Atene nel 2011, uno spettacolo dal vivo che sfrutta vari trucchi teatrali: il varco nel letto in cui sparisce col suo lenzuolo il performer; la mano che raccoglie fuori scena il bicchiere che cade dalla mensola su cui si sono accumulati tutti gli altri o fa sparire gli abiti gettati per terra; le decine di lenzuola sul letto; la finta porta scorrevole che viene aperta in continuazione e mai chiusa. Visivamente il lavoro può ricordare i video sperimentali di Zbigniew Rybczyński che negli anni ’80 del secolo scorso utilizzava pionieristicamente tecniche di computer grafica nell’accumulazione di immagini (Tango, 1980; Imagine, 1987), ma Papaioannou è invece legato ai corpi dei suoi performer e alla fisicità della loro presenza tutt’altro che virtuale.

Provate anche voi: sei ore ipnotiche in cui non succede nulla, però non ci si decide mai ad abbandonare la sala del Duomo delle OGR con i suoi grandi cuscini. Disponibile su youtube.

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