
★★★★☆
L’anello di congiunzione tra il primo romanticismo e Wagner
Personaggio della mitologia tedesca e boema, Hans Heiling è figlio di una ninfa del fiume Ohře (il tedesco Eger, affluente del fiume Elba). Ricco e potente, quando scopre di non poter avere la felicità degli umani con i suoi poteri soprannaturali, li rifiuta morendo nella lotta con un orso. La fiaba è tra quelle incluse nella raccolta dei fratelli Grimm.
Il 24 maggio 1833 a Berlino debutta Hans Heiling, opera romantica di Heinrich Marschner in un prologo e tre atti su testo di Eduard Devrient, che aggiunge alla saga l’aspetto romantico con l’amore del protagonista per una mortale e cambia il finale in un glorioso happy ending. Il libretto era stato offerto anche a Mendelssohn, che l’aveva ricusato.
Prologo. Dopo essersi innamorato della mortale Anna, Hans Heiling progetta di lasciare l’impero del mondo sotterraneo degli gnomi per sposarla. Ignorando i tentativi di sua madre, la regina, di persuaderlo a rimanere, prende alcuni gioielli e un libro magico che gli consente di mantenere il potere sui suoi sudditi.
Atto 1. Scena 1. Heiling sale sulla terra per trovare la sua aspirante sposa. Heiling trova Anna e sua madre, che incoraggia Anna ad accettare le avance del ricco estraneo. Per un momento Anna guarda dentro il libro, che la riempie immediatamente di terrore. Heiling brucia il libro su sua richiesta e con riluttanza accompagna Anna alla festa del villaggio. Scena 2. Ci sono molte persone nella taverna che bevono, ballano e cantano. Stephan e Niklas sono raggiunti da Konrad, che ha amato Anna per molto tempo. Anna e Heiling arrivano e Konrad chiede di ballare con Anna. Heiling rifiuta con rabbia, ma Anna lo ignora e ricordandogli che non sono ancora sposati se ne va con Konrad.
Atto 2. Scena 1. Anna passa per la foresta sulla via di casa. Ha capito di amare Konrad, ma rimane la promessa sposa di Heiling. All’improvviso appare la regina e implora la ragazza di liberare suo figlio che non è un essere umano ma un principe del mondo sotterraneo. Anna sviene e dopo averla scoperta, Konrad riporta Anna a casa. Scena 2. Heiling va a trovare Anna nella sua casa, offrendo i suoi gioielli per conquistarla, ma viene respinto da Anna che ora sa della sua origine. In preda all’ira, Heiling pugnala Konrad prima di scappare.
Atto 3. Scena 1. Heiling ritorna nel regno degli gnomi. Convoca i suoi sudditi, solo per ricordare che senza il suo libro ha perso il potere. Scopre che Konrad non è morto e che il giorno dopo sposerà Anna. Di fronte alla sua disperazione, i sudditi gli giurano nuovamente fedeltà Heiling ritorna sulla terra per vendicarsi con i suoi nuovi poteri. Scena 2. Konrad e Anna si sposano in una cappella della foresta. Heiling si avvicina e afferra Anna, che implora pietà. Konrad si precipita ad aiutare la moglie, ma il coltello si spezza quando colpisce Heiling. Heiling convoca gli gnomi per distruggere tutto il popolo, ma poi appare la Regina. Lei persuade Heiling a riconciliarsi e ritornare nel loro mondo sotterraneo.
«In questo tipo di fiaba, l’amore fra la creatura magica e la persona mortale non ha mai lieto fine, anzi il più delle volte è tragico: di solito è la donna (sirena o fata, ecc. ) e l’uomo mortale, qui il contrario. Hans Heiling vive però il dramma di una doppia natura: sua madre, la Regina degli Spiriti, dall’amore per un uomo mortale, ha avuto quest’unico figlio, ma da questo amore è stata segnata per sempre. Pare che per questo, sopra tutto, metta in guardia il figlio dall’amore per le creature umane e per questo sa che il tentativo di Hans è destinato a fallire dolorosamente. Marschner sta e ci pone senza dubbio dalla parte del suo eroe: dispiace che il suo grande sacrificio non sia premiato, che il suo amore così autentico non sia ricambiato». (Amelia Imbarrato)
Il tema della doppia natura umana-soprannaturale è tra i preferiti della letteratura romantica e conseguentemente del teatro in musica dell’Ottocento: si va infatti dalla Undine di Friedrich de la Motte Fouqué (messa in musica tra gli altri da Hoffmann, Lortzing e da Dvořák come Rusalka) a Der Freischütz a Der fliegende Holländer. E proprio come anello di congiunzione tra Weber e Wagner si pone Marschner con il suo Hans Heiling, presentato a Berlino il 24 maggio del 1833, dodici anni dopo il lavoro di Weber e dieci prima di quello di Wagner, il quale negherà sempre l’influsso, evidente nel suo Rheingold.
«Il contesto di questa vicenda fantastica […] è tratteggiato dal libretto in modo piuttosto schematico, soprattutto nella simmetrica contrapposizione del mondo positivo del villaggio a quello oscuro delle forze sotterranee. Il compositore però modella con altra creta la figura del protagonista, che nella sua intima lacerazione e nella autentica inquietudine romantica riesce a trovare la via verso un linguaggio nuovo, qui ancora acerbo, ma destinato a trovare esiti più compiuti in Wagner. Due soprattutto sono i luoghi in cui si può osservare questa impennata musicale e drammatica, in un lavoro che per altri versi segna un ritorno all’ordine della forma chiusa in Marschner: la grande aria di Heiling “An jenem Tag” e il suo melologo del terzo atto. In entrambi i casi osserviamo come l’orchestra, affrancata da un mero compito di accompagnamento o di pittura sonora, sia interiormente animata da nuova vita e sia la portatrice della più autentica energia drammatica. Marschner aveva già mostrato, nelle migliori tra le sue precedenti opere, una felice attitudine a creare ruoli di eroi baritonali; ma mai come per Heiling consegue una tale sincerità di ragioni e sentimenti, così da ottenere, grazie a questo personaggio, un esito artistico di valore assoluto». (Oreste Bossini)
Quasi del tutto snobbato dalle case discografiche e dai teatri d’opera, l’edizione dell’aprile 2004 del Lirico di Cagliari (sì, sempre lui!) è una prima italiana e porta la firma prestigiosa di Pier Luigi Pizzi. Il regista costruisce una scenografia semplice e utilizza colori primari (rosso, verde, nero, bianco) anche nei costumi. Le proiezioni su un fondale specchiante di paesaggi iper-romantici sono del pittore Agostino Arrivabene. L’efficace regia video di Tiziano Mancini supplisce al taglio statico della visione di Pizzi.
In scena interpreti d’eccezione si rivelano Markus Werba e Anna Caterina Antonacci, vocalmente instancabile e sexy il primo, perfetta anche nella dizione del tedesco la seconda. Ottime le due madri Gabriele Fontana (la regina) e Cornelia Wulkopf (Gertrud). Bel timbro ma scenicamente rigido il Konrad di Herbert Lippert, spigliato invece lo Stephan di Nicola Ebau cui tocca intonare i versi «Baubau! Baubau! Hallo! Trara! | Baubau! Hetzhetz! Hallo! Trara! | Baubaubaubaubau!» della sua divertente ballata del terzo atto.
In Orchestra Renato Palumbo mette in risalto i colori e le melodie di questo piacevolissimo lavoro coadiuvato dall’ottimo e folto coro di voci bianche del teatro quali simpatici Nibelunghini.
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