Tristan und Isolde

La locandina del Met

Richard Wagner, Tristan und Isolde

★★★★☆

New York, Metropolitan Opera House, 8 ottobre 2016

(video streaming)

Sulla nave in rotta verso la notte

Al Metropolitan per inaugurarne la stagione viene messo in scena il Tristano coprodotto con Varsavia e Pechino già visto a Baden-Baden.

Una nave da guerra – dove Tristano è un ufficiale di marina, Re Marke un ammiraglio e Isolde una passeggera relegata nella sua cabina di prima classe – costituisce l’ambientazione scelta dal direttore del Wielki Mariusz Treliński e dal suo scenografo Boris Kudlička. Come nel Trovatore di Monaco ripreso qui al Met l’anno scorso, la tinta dominante è uno scuro colore metallico e anche qui la scena si sviluppa su più livelli, i diversi ponti della nave. Ampio è l’utilizzo della videografica (di Bartek Macias) dove un sonar e un oceano in tempesta sono gli elementi più presenti assieme alle immagini di Isotta catturate da una telecamera con cui Tristano la spia nel primo atto. Il secondo ci trasporta nel posto di vedetta della nave, una struttura rotante immersa nel vuoto, mentre il terzo è assolutamente statico con un letto d’ospedale su cui giace Tristano. Si tratta di una nave sia reale sia metaforica che Tristano conduce al “limite della notte”, dice Treliński citando il Céline di Voyage au bout de la nuit, dal cui nichilistico pessimismo si fa ispirare per la sua lettura. Nello spettacolo i due amanti si suicidano: Tristano non aspetta Melot per darsi la morte e la Liebestod di Isotta è l’agonia causata dal suo essersi prosaicamente tagliate le vene dei polsi.

La critica americana, non troppo avvezza ai concettualismi del teatro di regia continentale, ha trovato la messa in scena di Treliński «Un po’ stravagante e con un eccesso di stimoli sensoriali», ma ha apprezzato la componente musicale: «Due sono i punti di forza dello spettacolo. Il primo è Stuart Skelton, che interpreta in modo avvincente Tristan come un militare integerrimo alle prese con i suoi fantasmi. Con i tenori wagneriani spesso dobbiamo accontentarci e un Heldentenor in grado di cantare tutte le note sembra essere il meglio che possiamo ragionevolmente aspettarci; ma chi è in grado di cantare con vero sentimento e un bel timbro e offrire una rappresentazione drammatica avvincente è quasi un mito. Skelton è superbo in entrambi i casi […] e il suo disperato monologo nell’atto terzo è stato così avvincente che è facile perdonargli un lieve affaticamento vocale. L’altro punto di forza è la Metropolitan Opera Orchestra, sotto la sicura mano di Sir Simon Rattle. L’orchestra che Levine ha costruito rimane perfettamente adatta a Wagner, capace di una vasta gamma di colori che vanno dalle esplosioni sonore a incantati pianissimi. All’inizio sembrava che i tempi imposti di Rattle potesse pesare, ma alla fine la sua si è trasformata in una direzione di grande energia ma senza perdere nessuno dei meticolosi dettagli sonori». (Eric C. Simpson, New York Classical Review)

Per quanto riguarda la Isotta di Nina Stemme così scrive invece Anthony Tommasini del New York Times: «La scorsa stagione, la signora Stemme ha trionfato nel ruolo principale di Elektra di Strauss quando il Met ha presentato la straordinaria produzione di Patrice Chéreau. La sua Isotta è altrettanto eccezionale. La voce ha volume portentoso senza forzature, le note di testa sono brillanti e perforano l’orchestra. Mentre Isotta cavalcava ondate di furia incontrastata, desiderio e disperazione, la signora Stemme mutava i colori del suono dal gelido acciaio al magma incandescente. E non capita spesso di sentire un soprano wagneriano che si preoccupa di cantare con fedeltà ritmica e dizione nitida».

Di eccellente livello anche le altre parti: il Re Marke di René Pape, la Brangania di Ekaterina Gubanova e il Kurwenal di Evgenij Nikitin.

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