Actéon

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Marc-Antoine Charpentier, Actéon

Parigi, Théâtre du Châtelet, 6 dicembre 2020

★★★☆☆

(video streaming)

Bene l’immagine, meno il sonoro

“Tragédie en musique” in miniatura, la pastorale Actéon di Marc-Antoine Charpentier mette in musica la nota vicenda narrata da Ovidio nel terzo libro delle sue Metamorfosi in cui il giovane Atteone durante una battuta di caccia si imbatte casualmente nella grotta in cui Diana e le sue compagne fanno il bagno. Quando si accorge della sua presenza la dea gli spruzza dell’acqua sul viso trasformandolo in un cervo, per impedirgli di andare a raccontare ciò che ha visto. Scappando Atteone giunge a una fonte dove, specchiatosi nell’acqua, si accorge del suo nuovo aspetto. Nel frattempo viene inseguito dai suoi stessi cani che lo sbranano. La vicenda è la stessa cantata nel Dido and Æneas di Purcell di pochi anni dopo racconta una donna nell’atto secondo per intrattenere Enea: «Oft she visits this lone mountain, | Oft she bathes her in this fountain; | Here Actaeon met his fate, | Pursued by his own hounds, | And after mortal wounds | Discover’d, discover’d too late» (Sovente ella visita questa solinga montagna, sovente ella si bagna in questa fonte, qui Atteone trovò la morte, braccato dai propri cani e per le mortali ferite troppo, troppo tardi scoperte).

L’opera di Charpentier fu verosimilmente creata per la stagione di caccia del 1683. Lontano dai piacevoli idilli e dai preziosi divertimenti a cui questo tipo di formato era spesso destinato, in soli 40 minuti – il tempo di un atto diviso in sei scene – si passa dal divertimento spensierato alla tragedia assoluta. Intuizione geniale di Charpentier e del suo anonimo librettista è quella di far svolgere la vicenda “in tempo reale”: non c’è ellissi temporale e Actéon va incontro al suo destino davanti ai nostri occhi. Tre i personaggi principali: Actéon (haute-contre), Diane (soprano), Junon (mezzosoprano). I numeri musicali si susseguono così: coro dei cacciatori; aria di Actéon; aria di Diane e coro delle ninfe; recitativo, aria e recitativo di Actéon; scena dello svelamento; aria di Actéon; coro di Ninfe; trasformazione e morte di Actéon; coro dei cacciatori che giubilano sul cervo sbranato dai cani e che non sanno trattarsi del loro compagno; intervento di Junon che spiega loro com’è andata la faccenda con cui la dea ha voluto vendicarsi di uno dei tanti tradimenti del marito; coro finale «Faisons monter nos cris | jusqu’au plus haut des airs, | que les rochers en retentissent!».

Il direttore Geoffroy Jourdain, il regista Benjamin Lazar e il video maker Corentin Leconte hanno immaginato un film al confine tra opera, teatro e cinema in risposta alla crisi sanitaria. Una formazione ridotta di cantanti e strumentisti ha eseguito la musica di Actéon durante prove commentate e aperte al pubblico dei territori di tutta la Francia formando un work in progress, una tappa della realizzazione di questa produzione audiovisiva, che si è perfezionato a contatto con gli spettatori: è nata così l’idea di un prologo in cui un personaggio (interpretato da un’attrice, la brava Judith Chemla) avrebbe preparato lo spettatore alla storia e lo avrebbe condotto nel tempo mitologico. Tutta la squadra si è poi riunita martedì 1 dicembre e dopo 5 giorni di prove intense, Actéon è stato registrato come un unico piano sequenza in formato panoramico il 6 dicembre 2020 alle 15.30 sul palcoscenico del Théâtre du Châtelet per essere poi trasmesso in streaming il 18 febbraio successivo dal circuito televisivo di ArteConcert.

Con lo sfondo del quadro Cheval attaqué par un jaguar del Douanier Rousseau, le quinte e il nudo palcoscenico del teatro creano l’ambiente con pochi altri oggetti: foglie sparse sul terreno, piccoli acquari per i giochi delle ninfe. Fucile in spalla, gli uomini in smoking, le donne in leggeri abiti bianchi, una maschera da cervo e una pelliccia sono sufficienti a far rivivere il mito evocato dalla musica eseguita dall’ensemble Les Cris de Paris formato da una decina di esecutori (due violini, viola da gamba, violoncello, violone, due flauti/dulciane, tiorba, chitarra, clavicembalo) e un coro misto. Conduce Geoffroy Jourdain, che non si fa notare per particolari ricchezza di colori e drammaticità. All’efficacia del coro si contrappongono solisti di livello tutt’altro che eccelso: sia Constantin Goubet, in difficoltà nel registro di haute-contre di Actéon, sia Adèle Cartier, Diana dalla linea vocale poco sorvegliata, sia ancora Marielou Jacquard nel breve intervento come Junon, dimostrano buona volontà ma risultano modesti.

Per una volta la narrazione visiva ha superato in qualità la realizzazione musicale.

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