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Richard Wagner, Der fliegende Holländer (L’Olandese volante)
★★☆☆☆
Klaipėda (Lituania), Cantiere navale, 1 agosto 2020
(video streaming)
«I don’t want realism. I want magic!» (1)
Il morbo del realismo continua a contagiare ancora oggi: nel teatro antico come in quello barocco, ma anche in quello settecentesco, a nessuno sarebbe venuto in mente di allestire uno spettacolo nello stile, nei tempi e nei luoghi reali della vicenda rappresentata. Il teatro di per sé trascende la fedeltà alla vita reale per darne una visione altra. A maggior ragione nell’opera, dove tutto è finto ma niente è falso e dove la finzione diventa verità.
La prendiamo quindi come una curiosità, e non un esempio da seguire, quella del KSMT, Klaipėdos valstybinis muzikinis teatras (Teatro Musicale Statale di Klaipėda) di rappresentare L’olandese volante di Wagner con una vera nave su uno scalo di alaggio nel cantiere navale della città baltica. Il simbolismo della vicenda evapora con la realtà delle funi, delle lamiere corrose, dell’acqua, delle tele cerate, degli stivali, ma rimane il fascino da son et lumière per turisti. Se soltanto ci fosse un po’ di ironia nel lavoro di Dalius Abaris (concezione, direzione artistica e scene) e Gediminas Šeduikis (regia) lo spettacolo si trasformerebbe in una versione moderna del disneyano Pirates of the Caribbean senza Johnny Depp.
L’olandese volante è rappresentato per la prima volta in Lituania, sulle stesse rive dove nell’agosto 1836 il giovane Kapellmeister del teatro di Königsberg andò in tournée con la compagnia per dirigere spettacoli a Klaipėda, allora la Memel della Prussia orientale. Tornato a Königsberg, dopo un paio di mesi di successo, Richard Wagner decise di trasferirsi a Riga dove fu assunto come direttore musicale presso il teatro locale dal 1837 al 1839. Dopo il suo licenziamento e con un’orda di creditori arrabbiati alle sue calcagna, il ventiseienne musicista decise di fuggire da Riga e cercare una carriera di compositore d’opera a Parigi. Salì dunque a bordo di una piccola nave mercantile diretta a Londra il cui tragitto sarebbe dovuto durare otto giorni, ma le tempeste spinsero la nave fuori rotta e fecero durare il viaggio tre settimane e mezza. Fu su quella nave che oscillava all’infinito che furono concepite le prime idee musicali per l’opera.
Questa produzione, unica e programmata per il 767° anniversario di Klaipėda, ha aperto il Festival 2020 “Agosto Musicale sul Mare”. In questa insolita location metà del pubblico è di fronte all’orchestra sotto una piattaforma praticabile, l’altra metà ha davanti a sé due enormi torri di impalcature tra le quali si incunea il “vascello fantasma”, qui un peschereccio pronto per la rottamazione. Contraddizioni del realismo! Niente arcolai poi per le donne che semplicemente osservano manovrare delle casse. Buono il movimento delle masse, trascurabile la cura per la recitazione. Finale grandiosamente pirotecnico e molto poco mistico: Senta sale sulla nave che avanza tra le sedie del pubblico fra fumi e luci colorate. Molto più che per altri spettacoli, l’impatto per chi è presente deve essere stato ben diverso da chi l’ha visto sullo schermo da casa.
Con cospicui tagli, che portano a un’ora e mezza la durata dell’esecuzione, Modestas Pitrėnas dirige l’orchestra del teatro con senso drammatico e spettacolare ma senza tante sottigliezze. Il coro non è dei più compatti anche a causa della dispersione spaziale e tra i solisti si fa notare la proiezione vocale del wagneriano Almas Švilpa nella parte del titolo. Voce a tratti usurata e con forte vibrato quella della Senta di Sandra Janušaitė. Efficace ed elegante il Daland di Tadas Girininkas, tutt’altro che memorabili i due tenori.
(1) Così dice Blanche nella scena nona di A Streetcar named Desire di Tennessee Williams.





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