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Boris Blacher, Romeo und Julia
★★★★☆
Duisburg, Theater, 19 marzo 2021
(video streaming)
Giulietta e Romeo a Berlino
Composta nel 1943, nei momenti più drammatici per la Germania, l’opera da camera Romeo und Julia debuttò solo a guerra terminata davanti a un ristretto pubblico a Berlino nel 1947 e poi a Salisburgo nel 1950 diretta da Josef Krips. Boris Blacher l’aveva scritta nascosto in casa di un amico in Austria dopo aver perso il posto al Conservatorio di Dresda in quanto considerato “artista degenerato” dai Nazisti saliti al potere.
«Never was a story of more woe | than this of Juliet and Romeo» (Mai vicenda fu più dolorosa di questa di Giulietta e Romeo): sono le ultime parole che Shakespeare scrive a suggello della storia degli infelici giovani il cui amore è impedito da circostanze fatali – allora dall’odio di famiglie rivali, ai tempi di Blacher dai tragici avvenimenti della guerra, ora dagli incubi della pandemia. Il libretto, del compositore stesso, condensa alla sua essenza la tragedia di Shakespeare e riduce a sei i personaggi. Peculiare è l’uso del piccolo coro e la presenza di uno chansonnier che nello stile brechtiano introduce e poi commenta la vicenda.
Nel sanguinoso conflitto tra le nobili dinastie veronesi dei Montecchi e dei Capuleti, la giovane generazione è coinvolta nel vortice di un odio divorante, di cui nessuno ricorda la causa. La particolare tragedia di Giulietta e Romeo sta nel fatto che vengono a sapere dell’identità nemica l’uno dell’altro solo quando da tempo sono innamorati senza speranza l’uno del l’altro: «Ho visto troppo presto, chi avrei conosciuto troppo tardi!», riassume Giulietta sconsolata dopo che il coro l’ha informata della vera identità di Romeo. Il seguito della vicenda è prova di una divinità crudele. Più la coppia cerca di sfuggire alla loro faida familiare, più il destino colpisce senza pietà e, la tragica furia del cugino di Giulietta Tebaldo non lascia dubbi che questa storia finirà fatalmente. E infatti: non appena Giulietta e Romeo hanno deciso il loro futuro insieme, Romeo è coinvolto in uno scontro omicida contro la sua volontà, nel corso del quale pugnala Tebaldo ed è costretto a fuggire da Verona. Tutti gli sforzi per sfidare il destino e affermare l’utopia di una vita insieme sembrano essere vanificati da forze superiori. Shakespeare non lascia dubbi: non c’è scampo per gli amanti da questa catastrofe, perché deve prima accadere il peggio per le parti ostili Montecchi e Capuleti per comprendere la futilità del loro conflitto.
Musicalmente l’opera di Blacher è nella tradizione dell’allievo di Orff Heinrich Sutermeister (1910-1995) il cui Romeo und Julia debuttò alla Semper Opera di Dresda nel 1940. Il lavoro di Sutermeister mostrava già tendenze verso la riduzione lirica dell’apparato orchestrale romantico anche se ancora utilizzava opulenti passaggi sonori. In Blacher invece la musica è ridotta all’essenziale e l’orchestra ha dimensioni cameristiche (quintetto d’archi, pianoforte, flauto, fagotto, tromba), una scelta del compositore per poter eseguire l’opera ovunque – molti teatri in Germania erano un mucchio di rovine dopo i bombardamenti. Elementi jazzistici e temi di canzonetta da cabaret punteggiano una musica anti-romantica, ma che non ha ancora i tratti di quella che il compositore scriverà in seguito, fedele ai dettami della atonalità e della dodecafonia.
Messa in scena recentemente a Lione nel 2015, l’operina di Blacher viene ora presentata in una nuova produzione dalla Deutsche Oper am Rhein nei due teatri sedi della sua attività: l’Opernhaus di Düsseldorf e il Theater Duisburg, due edifici entrambi distrutti dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e ricostruiti negli anni ’50. Dal secondo arriva questa registrazione trasmessa in streaming. Il regista Manuel Schmitt e la scenografa Heike Scheele (che disegna anche i costumi) creano uno spettacolo rigoroso ambientato in uno spazio minimalista e contemporaneo: una specie di ring con due botole su cui avviene quel poco di azione, incorniciato da una striscia di luce e sormontato sui tre lati da un alto praticabile in cui si aprono otto porte, una per ogni membro del piccolo coro che commenta l’azione e interagisce talora coi personaggi principali. La semplice struttura è funzionale alla scena del balcone come pure a quella della discesa di Romeo nella cappella dove giace Giulietta, alla cui “morte” il palco si era alzato per mostrare il camerino dello chansonnier mentre si preparava per uno dei suoi travestimenti femminili, da costume elisabettiano ad abito da sera in paillettes.
Christof Stöcker concerta uno smilzo cast in cui emergono le voci e le presenze dei due giovani Jussi Myllys (Romeo) e Lavinia Dames (Giulietta). Un bello spettacolo pronto per essere facilmente trasferito in tanti altri teatri.





⸪