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Ermanno Wolf-Ferrari, Il segreto di Susanna
★☆☆☆☆
Monaco, Nationaltheater, 26 aprile 2021
(diretta streaming)
Un pasticcio greve e fumoso
Tre dei maggiori successi di Ermanno Wolf-Ferrari videro il loro debutto a Monaco: Le donne curiose (1903, Residenz), I quattro rusteghi (1906, Hoftheater) e Il segreto di Susanna (1909, Hoftheater, in tedesco col titolo Susannes Geheimnis). Succederà lo stesso anche per il meno conosciuto Das Himmelskleid (1927, Nationaltheater).
Nella città bavarese il compositore aveva studiato da giovane e vi tornò dopo il fiasco veneziano della sua prima opera, Cenerentola (1900). Il pubblico tedesco sembrava apprezzare maggiormente il suo stile, tanto che una nuova versione di Cenerentola ebbe un’ottima accoglienza a Brema nel 1902 aprendogli la strada del successo internazionale: fino allo scoppio della Grande Guerra i suoi lavori furono tra i più rappresentati nei teatri, anche italiani. Dopo le due opere goldoniane, Wolf-Ferrari era approdato con Il segreto di Susanna al teatro contemporaneo con la vicenda della contessa che non osa confessare il suo vizio nascosto, quello di fumare come una donna emancipata del XX secolo.
La Bayerische Staatsoper mette ora in produzione questo breve intermezzo in tempo di pandemia e i pochi personaggi in scena sono la soluzione ideale alle esigenze sanitarie di distanziamento mentre la breve durata risolve il problema del coprifuoco serale, anche se il teatro è vuoto e lo spettacolo è registrato a porte chiuse con l’orchestra sul palcoscenico. La scenografia è ridotta a pochi mobili e un tappeto persiano. Entrano in scena i cantanti ma quando inizia l’opera vera e propria parte un film: da questo momento lo spettatore vedrà alternarsi l’azione “reale” in teatro con i cantanti e un filmato cinematografico ambientato in una casa con gli stessi cantanti in una pantomima muta. Sante non è un domestico bensì uno psicologo per terapia di coppia – per lo meno così viene presentato all’inizio, perché in seguito si dimostra ben poco professionale con la sua ambigua intimità sia con la contessa che col conte. Gag inutili ed esagerate – il fumo che esce dall’armadio, la battaglia dei cuscini con le piume svolazzanti, i mobili sfasciati dopo la lite – marcano una regia greve: la leggerezza di tono dell’opera è completamente persa nelle sconclusionate immagini e l’ambientazione contemporanea con “peccaminose” sigarette elettroniche non è per nulla convincente. Axel Ranisch è un cineasta tedesco che dal 2013 si occupa anche di regia d’opera ma qui non ha dato certo il meglio.
Il direttore Yoel Gamzou cerca di sottolineare la brillante strumentazione e la ricchezza melodica della composizione ma la musica è ridotta al ruolo di colonna sonora mentre degli interpreti – il Conte Gil di Michael Nagy e la Contessa di Selene Zanetti – in questo contesto si notano più le qualità sceniche che vocali. All’attore Heiko Pinkowski va la palma quale più sgradevole presenza sul palcoscenico dei teatri lirici degli ultimi anni.
⸪