Boys don’t cry

Hervé Koubi e Fayçal Hamlat, Boys don’t cry

Venaria, Teatro Concordia, 8 luglio 2021

Danzare la libertà

Boys don’t cry trasmette il messaggio della libertà di essere sé stessi e la gioia della danza. Sette ragazzi dalla pelle ambrata e a torso nudo esprimono la costruzione della propria identità in una società chiusa e maschilista. Ci dicono cosa vuol dire scegliere di diventare ballerino invece che giocatore di football e vincere le tensioni che questa scelta può causare con la famiglia. E quanto costa affrancarsi dalla oppressiva mascolinità dei paesi dell’Africa del Nord da cui provengono, dove la differenza di genere pesa come un macigno sui destini individuali.

Con i movimenti acrobatici della danza hip hop, di quella moderna e del ballo di strada eseguiti con virtuosa fluidità, la coreografia di Hervé Koubi e del suo compagno Fayçal Hamlat – uno ebreo, l’altro mussulmano; uno detesta il calcio, l’altro lo adora… – è costruita su un testo di Chantal Thomas e si avvale delle musiche di Stéphane Fromentin. Su uno sfondo immacolato di teli bianchi e in pantaloni bianchi, a turno i giovani danzatori prendono la parola a un microfono – anch’esso bianco – per raccontare dei rapporti con i genitori, del bullismo subito, dei talora dolorosi tentativi di emancipazione.

Ipnotizzandolo con la bellezza dei loro corpi in movimento, dal palco trascinano il pubblico con la loro energia sfrenata e condividono con orgoglio il loro amore per la danza, rompendo stereotipi e pregiudizi in uno sfogo disinibito e potente di rivolta e di piacere.

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