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Anthony Bolton, The Life and Death of Alexander Litvinenko
★★★☆☆
West Horsley, Grange Park Opera, 17 luglio 2021
(video streaming)
Un coraggioso atto di denuncia, ma un’opera debole
Peculiare personaggio Anthony Bolton: rampante speculatore e investitore finanziario classe 1950, quando è andato in pensione, dopo aver arricchito molti azionisti negli anni ’90 e 2000, si è scoperto compositore. Dopo alcuni lavori di musica da camera e vocali – A Garland of Carols, Black Sea (un ciclo di 5 canti), Impromptu per arpa e My Beloved, Song of Solomon – e orchestrali – la suite The Seven Wonders of the Ancient World – ha conosciuto la biografia di Alexander Litvinenko, l’ufficiale del KGB divenuto dissidente il cui omicidio ebbe luogo a Londra nel 2006 dopo essere stato avvelenato con il polonio, e ha sentito il dovere di tradurre la vicenda di potere, politica, amore, tradimento, assassinio in un’opera su libretto di Kit Hesketh-Harvey.
Atto 1. Prologo: il coro canta sul polonio; Sasha (Alexander Litvinenko) pronuncia il suo famoso discorso sul letto di morte. Sono passati sei anni dal loro arrivo nel Regno Unito. Sasha e Marina ricordano il loro primo incontro e il suo periodo con il Servizio Federale per la Sicurezza della Federazione Russa (FSB, il servizio segreto russo) che nell’ottobre 2002 usò il sequestro di massa al teatro Dubrovka di Mosca per diffondere il sentimento anti-ceceno. La giornalista Anna Politkovskaya aiuta a negoziare con i terroristi. C’è un tentativo di far saltare in aria l’auto dell’oligarca Boris Berezovsky; Sasha lo salva dal successivo arresto. Sasha viene inviato in Cecenia per aiutare a spazzare via la resistenza dei terroristi. Le truppe russe mal vestite hanno un equipaggiamento inadeguato, mentre i generali russi si dimostrano inefficaci e sono ubriachi per la maggior parte del tempo. Avendo visto la sincerità dei giovani combattenti ceceni, Sasha torna a Mosca come un uomo cambiato. Quando gli viene chiesto di assassinare Boris Berezovsky, Sasha rifiuta. Fa un video che critica l’FSB e mette in evidenza la corruzione endemica. Viene mostrato alla TV russa e Sasha viene imprigionato. Si rende conto che la Russia non è più sicura per lui. Deve fuggire all’estero.
Atto 2. Come ringraziamento per avergli risparmiato la vita, Boris Berezovsky aiuta la famiglia di Sasha a fuggire dalla Russia e la finanzia a Londra. Boris ospita la sua festa di 60 anni a Blenheim Palace e Sasha incontra un vecchio collega, Andrei Lugovoy. Decidono di mettersi in affari; Sasha non si rende conto che Lugovoy lavora ancora per l’FSB. Putin approva una legge secondo cui i traditori russi possono essere uccisi ovunque nel mondo. La giornalista Anna Politkovskaya visita i Litvinenko a Muswell Hill e racconta a Marina le sue esperienze in Cecenia. Consegna una notizia agghiacciante: l’FSB sta usando un’immagine del volto di Sasha per il tiro al bersaglio. I Litvinenko sentono che Anna è stata uccisa fuori dal suo appartamento di Mosca il giorno del compleanno di Putin. Con il pretesto di assistere a una partita di calcio, Lugovoy arriva a Londra. Si incontra con Sasha e gli offre del tè corretto con il polonio. Sasha rifiuta all’inizio ma, abbassando la guardia, beve. Quella sera si sente male. Ci vuole tempo per identificare il polonio altamente tossico. Emette una radiazione alfa che lascia una traccia fino alla città di Sarov in Russia. Abbiamo un flashback dell’incontro con il capo dell’FSB in cui Sasha espone la corruzione dell’FSB. Sasha è in ospedale. Sul letto di morte incolpa Putin ma crede che la Russia risorgerà. Muore. Marina canta un ultimo lamento con l’accompagnamento di una preghiera funebre russo-ortodossa.

Con l’ausilio di Sibelius, il programma notazionale per l’editing digitale di spartiti musicali, quello che è sempre stato per Bolton un hobby secondario è diventato un lavoro su grande scala, il suo più ambizioso: sette solisti, un coro, un’orchestra di 52 elementi, due atti per oltre due ore di musica. La composizione ha avuto la collaborazione di Marina Litvinenko, autrice del libro Morte di un dissidente ed è stata incoraggiata da Wasfi Kani del Grange Park Opera. A Londra una pièce di Lucy Prebble, A Very Expensive Poison, era sta presentata all’Old Vic e la Royal Opera House aveva avuto l’intenzione di commissionare a Mark-Anthony Turnage un’opera su Litvinenko, ma il progetto non si è concretizzato. L’opera di Bolton arriva con un ritardo di un anno a causa della pandemia.
La partitura è tonale ed eclettica e dopo aver reso omaggio in certi momenti e nell’orchestrazione a Benjamin Britten, ingloba musiche di Rachmaninov, Šostakovič e Čajkovskij, oltre al coro di una squadra di calcio russa, un canto di marcia dell’esercito russo e l’inno ceceno. La storia è raccontata in flasback dopo la prima scena dell’ospedale dove Litvinenko sta morendo. La medesima ambientazione si troverà nell’ultima scena, con il famoso testamento alla stampa del dissidente russo. Lo stesso Putin, chiamato in causa quale mandante dell’assassinio, vi appare come ex capo del KGB ed è interpretato da un controtenore, cosa che non sarebbe presa troppo bene in Russia dove non si scherza col machismo del suo leader, ma non c’è pericolo che The Life and Death of Alexander Litvinenko possa essere vista là.
L’indubbio messaggio di denuncia del lavoro non ha però altrettanta forza drammaturgica a causa di un libretto verboso che non fa che raccontare, essendo la scena della occupazione del teatro Dubrovka l’unica azione coinvolgente. I personaggi non hanno spessore psicologico e peso drammaturgico e non basta una musica che ha una sua efficacia a rendere il lavoro interessante. La messa in scena di Stephen Medcalf è efficace, ma i video di Will Duke che offrono immagini d’archivio diventano ridondanti visto che i personaggi stanno raccontando le stesse cose. Anche il monologo di Marina dopo la morte del marito suona addirittura prosaico. Il carattere agiografico del testo da cui è tratto il lavoro è la causa di questa assenza di tensione narrativa.
La BBC Concert Orchestra (una delle cinque del servizio pubblico radiotelevisivo!) è stata precedentemente registrata e viene trasmessa in teatro dagli altoparlanti. Il direttore Stephen Barlow concerta dal vivo gli interventi degli interpreti in scena che si esibiscono in uno stile vocale declamatorio piuttosto monotono. Lode comunque ai cantanti che hanno imparato una nuova opera che ha una sola replica: tra essi il tenore Adrian Dwyer (Alexander Litvinenko), il soprano Rebecca Bottone (Marina Litvinenko), il bassobaritono Stephan Loges (Boris Berezovsky), il controtenore James Laing (il capo della KGB), il soprano Olivia Ray (Anna Politkovskaya) e il baritono Edmund Danon (Andrei Lugovoy).
⸪