Emmanuel Chabrier, Le roi malgré lui
Annandale-on-Hudson, NY, Sosnoff Theatre, 5 agosto 2012
(registrazione video)
La frivola “operetta” amata da Ravel
Maurice Ravel aveva addirittura detto di preferirla al Ring di Wagner, come se i due lavori fossero comparabili, fatto sta che Le roi malgré lui alla sua apparizione il 18 maggio 1887 aveva sconcertato con i suoi vividi contrasti di personaggi i contemporanei di Chabrier per poi influenzare la nuova musica dei francesi Satie e Debussy con le sue inedite armonie.
Nella sua forma di opéra-comique, con i dialoghi parlati, quindi, Le roi malgré lui per il tono e la vicenda si avvicina allo stile dell’operetta e infatti è sulla scia del successo di un’altra operetta, Le roi Carotte di Offenbach, che a Chabrier viene proposto il soggetto di un vecchio vaudeville scritto da Marguerite-Louise Virginie Ancelot nel 1836. La stesura del libretto è affidata a Paul Burani ed Émile de Najac ai quali si aggiunse in seguito anche Jean Richepin: «manoscritto di tre autori e perfino mio […] una bouillabaisse di Najac e Burani cucinato da Richepin alla quale ho aggiunto alcune spezie» scrisse il compositore sulla sua copia del libretto. La partitura fu modificata dopo la prima e una revisione del testo fu fatta nel 1929 da Albert Carré, quando dopo 40 anni di assenza il lavoro riprese a girare nei teatri.
Atto 1. Un castello fuori Cracovia, nel 1574, Il popolo polacco ha eletto un nobile francese, Henri de Valois, perché diventi il loro re. In un castello vicino a Cracovia Henri attende in incognito e nolente la sua incoronazione. I nobili francesi aspettano notizie da Cracovia. Nangis, un amico di Henri, ritorna dalla città, dove era stato inviato per ottenere sostegno per il futuro re. Sebbene la gente comune fosse stata ben disposta nei confronti di Henri, la nobiltà, guidata dal conte Albert Laski, sembrava unirsi per opporsi a lui e sostenere l’altro pretendente al trono, l’arciduca d’Austria. Tutti tranne il Duca di Fritelli, un veneziano che vive in Polonia, che è riuscito a diventare il ciambellano di Henri rimanendo in lega con Laski. Entra Fritelli, impegnato con i preparativi per l’incoronazione. Finge con Nangis di non conoscere Laski e, venendo a conoscenza della continua nostalgia di casa del re, non può resistere di esprimere le sue opinioni sulle differenze tra polacchi e francesi in una canzone comica. Dopo che Fritelli se n’è andato, Nangis confessa ai suoi amici che durante gli otto giorni in cui è stato via cercando di radunare un esercito, si è innamorato di una ragazza affascinante, Minka, che purtroppo è schiava nella casa di Laski. Minka entra, evitando una sentinella inseguitrice; dice a Nangis che è venuta solo per un momento, ma quando Nangis pensa che non lo ami più, lo rimprovera delicatamente e gli chiede di essere paziente. Promette di tornare più tardi quel giorno, ma mentre sta per andarsene, arriva il re stesso e Nangis ha solo il tempo di nasconderla in un’anticamera. Il re nostalgico canta del suo amore per la Francia e dice che farebbe qualsiasi cosa per non essere re di Polonia. Nangis gli ricorda che non è sempre stato così mal disposto verso i polacchi; c’era una certa signora che Henri aveva conosciuto a Venezia… I ricordi affettuosi di Henri sono interrotti dal ritorno di Fritelli e ben presto diventa evidente che la signora con la quale Henri aveva una relazione a Venezia era divenuta poi la moglie di Fritelli per coprire lo scandalo di quella relazione. Quando Henri e Nangis se ne vanno, Fritelli è naturalmente più determinato che mai a liberare la Polonia da Henri. La sua frenesia viene interrotta dall’arrivo di sua moglie, Alexina, che dice che tutto è pronto per l’allontanamento di Henri: tutto ciò che Fritelli deve fare è rapirlo e gli uomini di Laski faranno il resto. Quando lo spaventato Fritelli dice che non vuole gloria ma solo un po’ di affetto, Alexina allontana le sue obiezioni e partono. Minka esce dal nascondiglio, ma si imbatte nel re (che non conosce). Dice che ama Monsieur Nangis ma è preoccupata che ci sia una trama contro il re. Henri riesce a malapena a contenere la sua gioia, che aumenta ancora di più quando lei gli dice che Fritelli è coinvolto. Quando Minka se ne è andata, Henri manda a chiamare Fritelli che, dopo una certa resistenza iniziale, confessa il complotto e gli dice tutto ciò che vuole sapere. Fritelli è stupito quando Henri dice che anche lui desidera unirsi alla cospirazione contro sé stesso; Fritelli lo presenterà a Laski come Conte de Nangis. Suonano le trombe e si radunano i cortigiani francesi. Henri ha arrestato Nangis, in modo da poter usare la sua identità per cospirare contro il re. Nangis viene portato via. Fritelli presenta Henri (come Nangis) a sua moglie, Alexina, che lo riconosce come il francese con il quale aveva avuto una relazione a Venezia. Si sente la voce solitaria di Minka fuori dal palcoscenico, ma quando cala il sipario, Nangis riesce a sfuggire ai suoi rapitori, saltare fuori da una finestra e scappare.
Atto 2. La sala da ballo del palazzo del Conte Albert Laski. Quella sera, si tiene un ballo a casa di Laski, sotto la cui copertura Laski e i suoi cospiratori desiderano completare i dettagli per la partenza di Henri. Quando la danza è finita, arrivano il Duca e la Duchessa di Fritelli e presentano un nuovo cospiratore come il Conte de Nangis (in realtà il re travestito). Henri (come Nangis) dice loro che non ne è più l’amico, ma il suo più grande nemico. Solo con Fritelli, Henri è stupito di scoprire per la prima volta che Alexina è sposata, ma prima che possa andare oltre, Minka e altre ragazze schiave entrano cantando, nel mentre la voce del vero Nangis (che dovrebbe essere rinchiuso sotto chiave) si ode all’esterno. Minka crede che Henri sia diventato un traditore del re ma non conosce ancora la sua vera identità. Quando cerca di andarsene per mettere in guardia il vero Nangis, Henri ordina a Fritelli di rinchiuderla in un’anticamera. Alexina ritorna e Henri, per restare solo con lei, manda via in fretta suo marito. Alexina è ancora furiosa per il fatto che Henri l’abbia lasciata a Venezia senza un addio ma durante il duetto che ne consegue cambia gradualmente opinione e i loro sentimenti si riaccendono. Vengono interrotti prima da Fritelli, poi da Laski e dai polacchi che sono venuti a far giurare Henri come cospiratore. Henri assicura a Laski che non ci saranno problemi avere il re: presto sarà qui; tutto ciò di cui Henri ha bisogno è qualche istante per organizzare il tutto. Da solo, Henri chiama Minka e le dice che Nangis deve venire subito. Minka lo chiama e dopo lui poco sale attraverso una finestra e viene immediatamente arrestato. Tutti, incluso Minka, sono convinti che lui sia il re e si comporti di conseguenza; lo stesso Nangis è sconcertato fino a quando Henri gli ordina di recitare la parte, cosa che fa con gusto. Henri dice a Nangis di essere deciso che il re lasci immediatamente la Polonia. Laski quindi ordina a Nangis e Minka di andarsene e con orrore dei cospiratori, dice loro che l’unico modo per assicurarsi che il re non ritorni è ucciderlo proprio quella notte. Tirano a sorte e Henri viene scelto per compiere l’atto, ma in quel momento rientra Minka e annuncia audacemente che ha liberato Nangis (tutti pensano: il re), e l’atto si chiude con la furia dei nobili polacchi e Henri che giura di nuovo che si sbarazzerà del re.
Atto 3. Una locanda tra Cracovia e la frontiera polacca. L’oste Basile e il suo staff si stanno preparando a ricevere il nuovo re di Polonia. Arriva Fritelli e li informa che il nuovo re non sarà Henri ma l’arciduca d’Austria. Basile dice che è lo stesso per lui. Le loro grida di «lunga vita all’arciduca» sono ripetute da uno sconosciuto che è entrato: Henri, che è scappato dalla Polonia. Fritelli è sconcertato dall’entusiasmo di Henri per l’arciduca. Henri, presentandosi a Basile come Nangis, inviato in anticipo dal re, è sbalordito quando sente che non sarà in grado di completare la sua fuga, poiché tutte le carrozze sono state spedite per incontrare l’arciduca, quindi deve accontentarsi di un carro e un vecchio ronzino, con una serva che gli mostra la strada. Henri sente una carrozza avvicinarsi e si nasconde; è Alexina che è arrivata alla ricerca di suo marito. Dice che ha cambiato parte e ha rimandato l’Arciduca in Austria dicendogli che la cospirazione è stata scoperta. Fritelli non è felice e la accusa di cambiare parte per continuare la sua relazione veneziana in Polonia. Ne consegue un litigio coniugale, dopo il quale Fritelli dice ad Alexina che il suo amato “Nangis” è sfigurato dopo il suo omicidio del re. Minka arriva; Alexina non è in grado di parlarle del destino del re e si uniscono in un duetto in cui si preoccupano del destino degli uomini che amano. Alexina alla fine le dice che il re (Nangis) è assassinato. Minka crolla, mentre Basile arriva dicendo che la serva che aveva promesso a “Nangis” di guidare la sua strada è andata in Basilica per assistere all’incoronazione. Alexina decide di prendere il suo posto. Convinta che Nangis sia stato ucciso, Minka canta un lamento per il suo amante. Dopo averla convinta che non è un’apparizione, i due si uniscono in un duetto estatico. Minka dice a Nangis che Alexina pensa che il re sia stato ucciso. Nangis, credendo che voglia dire il vero re, la trascina via per trovarlo. Alexina entra vestita da domestica e incontra Henri; Fritelli li affretta per la loro strada, contento di sbarazzarsi del suo rivale, ma il suo piacere è di breve durata quando scopre che la serva era sua moglie e si precipita alla ricerca di entrambi. Minka è sconcertato da tutto ciò finché Nangis non le dice finalmente chi è il vero re e Henri viene ricondotto in breve tempo, riconciliato perché diventa re e riceve l’acclamazione di paggi, signori e soldati riuniti.

L’audace armonizzazione e la sapiente scrittura musicale sono i punti di forza del lavoro di un compositore che non nasconde la sua ammirazione per Wagner, Berlioz e Bizet, ma che prefigura la musica del Novecento, impressionisti e Stravinskij soprattutto. «Fin dall’ouverture si percepiscono i due mondi espressivi su cui Chabrier tesse l’intera trama dell’opera: da un lato la causticità furbesca, che sorregge le scene di complotto, dall’altro le espansioni liriche, mai eccessivamente sdolcinate, che individuano soprattutto l’affettuosità amorosa di Minka. Le armonie di nona di dominante, scandite dalle trombe e arditamente giustapposte, infatti, evocano una dimensione militaresca, che presto si stempera in leggerezze di arpe e fiati. Nella scena iniziale, mentre i soldati giocano a dadi, il colore strumentale (pizzicato d’archi, cui si aggiungono arpa e triangolo) e il ritmo guizzante e imprevedibile creano un’atmosfera leggera, in cui non permane alcuna scoria di eroismi roboanti. Bisogna ricordare che Ravel, all’inizio degli anni Trenta, ritoccò in alcuni passi la strumentazione originaria; quest’opera di revisione era stata stimolata dall’intervento operato sul libretto da Albert Carré nel 1929, con l’intento di chiarire alcuni episodi un po’ troppo macchinosi. A Minka sono riservate alcune splendide romanze, contrassegnate dalla lacrimosa tenerezza dell’oboe (in particolare nel primo atto); un momento molto felice è inoltre costituito, nello stesso atto, dal trio di Alexina, Henri e Fritelli, che si snoda mentre Minka canta fuori scena abbandonandosi ad aerei vocalizzi di sapore esotizzante. Questa connotazione orientale si protrae, per il personaggio di Minka, anche nel secondo atto, quando Minka canta con le altre giovani schiave una melodia tzigana dove le colorature hanno un’impennata di virtuosismo alla comparsa di Nangis, accolto dall’amata con un vero jubilum canoro. Vocalizzi non mancano neanche nella barcarola con cui Alexina e Nangis rievocano i loro giorni veneziani, ma sono trattenuti in questo caso sull’inflessione nobilmente malinconica delle mélodies di Fauré. Nel primo atto, la scena in cui Henri resta solo in scena e si strugge per il mal du pays, Chabrier ricrea un clima rinascimentale, utilizzando un fa minore dorico e affidando la strumentazione alle viole separate, cui si aggiunge agli altri archi un pizzicato da chitarrone. I rabbuffi che corrono fra Alexina e Henri (da cui lei si era creduta abbandonata) sono intercalati dalla smorfia sorniona e sdrammatizzante del fagotto e del clarinetto basso; l’ensemble dei congiurati, poi, è una parodia della consacrazione delle spade negli Ugonotti di Meyerbeer, condotta con molto buon gusto e immancabile esprit, a ulteriore conferma del giudizio manifestato da Stravinskij nelle Chroniques de ma vie, quando dichiarò con ammirato fervore che Le roi malgré lui ha “la sfortuna di non essere altro che musica”, aliena da ogni accademismo e da ogni astuta ricerca di facili effetti». (Elisabetta Fava)
Lo spettacolo del Bard Summer Scape fa parte di un’attività per musicologi e appassionati offerta dal Bard College al Fisher Center: alla discussione accademica segue sempre la rappresentazione del lavoro e il Bard Music Festival è diventato così una sede per opere importanti, alcune delle quali successi popolari ai loro tempi, ma che per qualche motivo sono cadute vittime delle mutevoli maree del tempo e del gusto.
Le rivisitazioni sono guidate da Leon Botstein, presidente del Bard e direttore musicale dell’American Symphony Orchestra. Abituato a un repertorio più corposo, Botstein dimostra qui una mano un po’ pesante nella frivola “operetta” di Chabrier eseguita nella versione originale. La sua direzione è talora morchiosa, l’orchestra copre le voci o le mette in difficoltà con tempi dilatati, le finezze strumentali non sono messe in evidenza.
Il ruolo del titolo è affidato al baritono Liam Bonner di efficace presenza scenica ma limitate doti vocali, con un timbro sgradevole e una dizione improponibile. Quello della dizione del francese non si pone per il personaggio comico di Fritelli, Frédéric Gonçalves, un duca italo-polacco o per il soprano canadese Nathalie Paulin, Alexina di temperamento e voce sicura. Agli innamorati Nangis e Minka Chabrier affida i ruoli vocalmente più impegnativi, espressi degnamente in entrambi i casi: Michele Angelini ha un bellissimo colore chiaro, acuti facili, fiati e uno stile impeccabile; Andriana Chuchman anche lei ha un timbro incantevole ed è sicura nelle agilità, oltre che avere una seducente presenza.
Thaddeus Strassberg accumula trovate registiche in una narrazione già di per sé complessa, alcune sono esilaranti, altre meno. Ecco allora personaggi che emergono da contenitori di casse da imballaggio, una metà in costumi settecenteschi (!) e l’altra metà contemporanei; oppure la gravidanza di Alexina, le cui doglie costituiscono le ultime immagini dello spettacolo; la messa in scena dell’intero secondo atto come uno spettacolo di varietà ripreso in uno studio con tanto di telecamere; le apparizioni di una gondola con relativo losco gondoliere ogni volta che nel libretto salta fuori la parola «gondole» a ricordo dell’avventura veneziana di Henri e Alexina; l’Henri che arriva per la prima volta in scena in un lettino abbronzante cantando «Cher pays du gai soleil» in slip tricolore, eccetera.
Lo scenografo Kevin Knight lascia al più vuoto il palcoscenico, unica eccezione l’inizio del terzo atto con la locanda al confine, qui tante stanzette tipo container di un motel vivacemente frequentato da coppie e gruppi diversamente assortiti. Dei costumi di Mattie Ullrich si è già detto, si aggiungono i coloratissimi abiti del folklore polacco mentre l’ingresso di Nangis avviene in una pelliccia bianca d’orso che copre un impeccabile smoking in cui però Angelini continua a calzare candidi stivali di pelo.
Dopo il Bard Summer Scape Le roi malgré lui è passato al Wexford Festival Opera con un cast e una direzione diversi e Jean-Luc Tingaud questa volta ha più espresso con più efficacia l’esprit della musica di Chabrier.
⸪