Agua, azucarillos y aguardiente

Federico Chueca, Agua, azucarillos y aguardiente

Madrid, Teatro de la Zarzuela, 6 marzo 2020

(video streaming)

Un’altra proposta del progetto zarzuela per i giovani

Prosegue il Proyecto ZARZA per portare la zarzuela ai giovani. Dopo il successo de La verbena de la Paloma, al Teatro de la Zarzuela viene messo in scena un altro dei lavori più popolari del género chico: Agua, azucarillos y aguardiente di Federico Chueca, “pasillo veraniego” (passeggio estivo) presentato il 23 giugno 1897 al Teatro Apolo di Madrid con grande successo. Quella prima sera alcuni numeri dovettero essere ripetuti fino a cinque volte e alla fine dello spettacolo il pubblico portò Chueca a casa in trionfo sulle spalle. Lo spettacolo si spostò poi al Príncipe Alfonso sul Paseo de Recoletos durante l’estate e tornò in settembre all’Apolo dove raggiunse le duecento rappresentazioni di fila.

È una delle opere più emblematiche del sainete lirico madrileno della fine del XIX secolo, poiché concentra alcuni dei suoi elementi caratteristici: la leggerezza della trama, l’uso del pittoresco locale come attrazione principale e un certo umorismo. L’opera riflette l’atmosfera della classe media impoverita di Madrid in contatto con la classe operaia e, per farlo, presenta, letterariamente e musicalmente, un’azione con costanti allusioni alla cronaca del giorno, a tipi – tate, barquilleros, portatori d’acqua, ecc. – e a situazioni reali di disagio economico e luoghi specifici della città di Madrid.

Atanasia (Asia) vive con la madre Simona in un umile appartamento. Hanno problemi finanziari aggravati dalle poche vendite – tre copie – di un libro di poesie che la giovane ha pubblicato e inoltre devono due mesi di affitto al loro padrone di casa Aquilino. Ricevono una lettera da Antonio, lo zio di Asia, che dice loro che pagherà i debiti solo se Asia sposerà suo cugino Aniceto, ma Asia vuole rimanere a Madrid e sposare il suo attuale fidanzato Serafín. Di fronte a questa situazione, Simona prende una decisione: dovrà chiedere soldi al fidanzato della ragazza, Serafín, il fidanzato della ragazza, che sembra ricco e certamente non rifiuterà ma lui le porta semplicemente a bere acqua zuccherata e a mangiare qualche meringa ai Giardini di Recoletos, dove si svolge la seconda scena. Seguono due coppie pittoresche: Pepa, la proprietaria della bancarella, e il suo ragazzo Lorenzo, che è un picador; e Manuela, una modesta venditrice d’acqua che invidia la “proprietà” di Pepa, e il suo ragazzo Vicente. Lorenzo e Pepa devono a Don Aquilino venti duros che, se non pagati, porteranno al sequestro del chiosco dell’acqua di Pepa. D’altra parte, Serafín vuole che Pepa metta un narcotico nell’acqua di Doña Simona perché possa godere liberamente di Asia. Anche se Pepa non accetta, Lorenzo vede nell’affare una possibilità di guadagno, che gli permetterebbe di pagare il debito di Pepa e recuperare gli scialli di Manila, che ha impegnato al Monte ddi pietà. Pepa avverte Doña Simona del piano di Serafín e alla fine è il ragazzo che prende il narcotico e si addormenta. L’ultima scena inizia con Pepa e Manuela che litigano. La discussione termina in una festa e diventano amici, come lo erano stati prima. Lorenzo e Vicente hanno riportato gli scialli di Manila e le due coppie vanno a divertirsi alla festa di San Lorenzo. Asia decide di tornare al suo villaggio, Valdepatata, e sposare suo cugino. Serafín finisce in caserma con l’accusa di scandalo pubblico, perché quando si è addormentato, ladri gli hanno rubato i vestiti e lo hanno lasciato in mutande.

Federico Chueca è considerato il musicista madrileno per eccellenza. Vi nacque nel 1846 e vi morì nel 1908. La sua vita fu orientata fin dall’inizio verso la musica e si dice che la sua vocazione musicale si sia consolidata dopo aver trascorso alcuni giorni in prigione quando fu arrestato in seguito a dei moti studenteschi. Mentre era in prigione compose alcuni valzer che intitolò Lamentos de un preso e al suo rilascio li condivise con alcuni musicisti. Ad Asenjo Barbieri, il suo maestro, piacquero così tanto che li arrangiò per orchestra e li incluse nei suoi concerti pubblici. Oltre a Barbieri fu amico intimo di Joaquín Valverde, un compagno di studi. Chueca aveva una grande facilità per il ritmo e la melodia, mentre Joaquín aveva una maggiore capacità di armonizzazione e orchestrazione. Da questa relazione nacque una serie di zarzuelas e tra queste ci fu la popolarissima La Gran Vía (1886).

Il libretto di Miguel Ramos Carrión è qui rivisitato da Nando López il quale mantiene intatti tutti i numeri musicali, mentre i testi recitati sono stati adattati a una nuova proposta scenica che colloca la storia ai giorni nostri e rendendo Federico Chueca un personaggio della vicenda.

Così racconta la regista Amelia Ochandiano: «Dopo aver letto diverse volte il libretto ho sentito che la storia raccontata aveva da un lato, tutta una rete di personaggi che mi sembravano alieni o con situazioni di vita superate o ancorati a conflitti che contribuiscono poco al nostro presente; dall’altro lato, tuttavia i personaggi principali avevano sullo sfondo conflitti che potremmo chiamare classici, senza tempo, alcuni di loro sembravano scritti ora. […] Anche se il tono è chiaramente comico, la profondità dello sguardo di Chueca è sempre presente nella partitura e nei personaggi principali, che sono essenzialmente dei giovani con problemi di precarietà, o con minacce di sfratto, con mancanza di obiettivi vitali o frustrazione nella loro vocazione e nelle loro aspettative, con il desiderio e l’ambizione di potere, con i problemi derivati da ciò che dirà la gente, con la sofferenza causata dalla perdita di una vera amicizia, o con il desiderio di ottenere tutto ciò che vogliamo a qualsiasi prezzo. Da questo nasce questa versione di Agua, azucarillos y aguardiente, dove incontriamo Asia, una giovane donna di oggi che, immersa in una crisi d’identità, ci racconta la storia della sua bisnonna con la quale, ha appena scoperto, ha molto più in comune di quanto avesse immaginato. È la storia di una notte d’estate di più di un secolo fa in cui si incrociano i destini di diversi personaggi, visti dal suo punto di vista, attraverso la sua immaginazione. Insomma, un viaggio poetico nel tempo, dove presente e passato si fondono nel racconto di quella notte magica».

Le pimpanti musiche  eseguite dall’ensemble da camera di otto elementi diretto da Óliver Díaz, le colorate e ironiche scenografie di Ricardo Sánchez Cuerda, i colorati costumi di Gabriela Salaberri, le svelte coreografie di Amaya Galeote, il ritmo serrato della recitazione, la qualità dei giovani cantanti, tutto concorre a creare uno spettacolo piacevolissimo. Benemerito il Teatro de la Zarzuela per questo progetto che non solo avvicina i giovani spagnoli al loro patrimonio lirico, ma rinnova il modo di rappresentare questo genere che si stava avvitando in una tradizione stantia, per turisti di bocca buona e anziani nostalgici.

 

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