Příhody lišky Bystroušky (La piccola volpe astuta)

Leoš Janáček, Přihody lišky Bystroušky (La piccola volpe astuta)

★★★★★

Monaco di Baviera, Nationaltheater, 16 luglio 2022

(live streaming)

Molto umana la volpe di Kosky

È subito spiazzante la messa in scena di Barrie Kosky della più fiabesca opera di Janáček: inizia infatti con i rintocchi di un funerale e vediamo una tomba e un gruppo di persone in lutto, figure nere che si ritirano. Il guardaboschi si rivolge verso il pubblico e inizia la meravigliosa musica de La piccola volpe astuta (1).

Da quella stessa buca usciranno gli animali e il ciclo della vita si compierà come è sempre avvenuto in natura. La buca rimarrà in scena, ma oltre che la tana degli animali diventerà la locanda e gli altri luoghi abitati dagli umani con una meravigliosa economia di mezzi teatrali. Su chi appartenga quella tomba ci viene in aiuto il regista: «la piccola volpe è il ricordo della figlia defunta, ciò significa che il guardaboschi non ha alcun legame erotico con la volpe», ma sono gli altri uomini a essere o essere stati innamorati: il maestro e il venditore ambulante della fantomatica Terynka, il parroco della ragazzina con le trecce d’oro della sua giovinezza. Che poi uno debba ascoltare uno dei duetti d’amore più appassionati svolgersi fra due volpi è un’impresa che poteva riuscire solo al vecchio Leoš, che a quasi settant’anni compose questa fiaba per anziani immalinconiti. Uno spunto, la fiaba, per mettere in scena sogni inappagati e delusioni, sentimenti molto umani, mentre il mondo animale è giocoso, disinibito, senza morale. E il parroco ripete stancamente  «Non des mulieri corpus tuum»…

Il fiabesco è tutto nella scenografia luccicante di Michael Levine dove la foresta è resa con tende di lamelle scintillanti, l’alcova amorosa delle due volpi con cascate di piume rosse, il pollaio una scena da cabaret con piume gialle. L’atmosfera di ogni ambiente viene genialmente ottenuta con semplici mezzi. Una vera e propria lezione di come si fa teatro. E poi ci sono i costumi di Victoria Behr, neri per gli uomini, colorati per gli animali ma senza riferimenti ferini. I personaggi sono tutti umani. «Zrovna jak člověk!» (Proprio come una creatura umana) confessa il guardacaccia ai suoi compari di bisboccia nel secondo atto parlando della volpe che passa da una forma all’altra: all’imbrunire appare nelle vesti d’una fanciulla (o sogna di esserlo, il libretto è tanto arguto quanto sfuggente a questo proposito) e all’alba riprende le forme animali. Ma è solo da animale che dice di sentirsi veramente bella e libera.

Oltre alla nostalgia, c’è anche tanto umorismo nello spettacolo di Kosky: la scena delle galline è irresistibile e si merita un applauso a scena aperta – che io sappia non è mai successo per un’opera di Janáček – quando appare uno stravagante pulcino nell’uovo. Oppure il finale del secondo atto, con la foresta che vibra di una moltitudine di accoppiamenti.

Robert Jindra, scoperto a Praga in questo stesso titolo, conferma l’ottima impressione avutane allora. La sua è una direzione nervosa, secca, ma che sa sublimarsi nel lirismo dei temi popolari o nelle preziosità degli interludi orchestrali. Dodici ottimi solisti si incaricano di dar voci agli innumerevoli personaggi in scena: Elena Tsallagova è una volpe vivace e sensuale, Angela Brower una fascinosa volpe maschio e il loro duetto d’amore una delizia. Wolfgang Koch mette a disposizione la sua esperienza wagneriana nel guardaboschi e ne viene fuori una figura da Hans Sachs della foresta. Lindsay Ammann (moglie/gufo), Jona Hacker (maestro/zanzara), Martin Snell (prete/tasso), Milan Siljanov (Harašta), Caspar Singh (Pásek); Mirjam Mesak (signora Pásek), Yajie Zhang (cane/picchio), Andres Agudelo (gallo), Eliza Boom (gallina), sotto la guida di Kosky raggiungono efficaci risultati attoriali e tutti insieme formano uno spettacolo imperdibile. Anche questa volta Barrie ha fatto centro.

La registrazione video dello spettacolo è attualmente disponibile su youtube.

(1) Il titolo con cui quest’opera è conosciuta al di fuori del suo paese ricalca quello della versione tedesca, Das schlaue Füchslein, di quel Max Brod che tanto fece per la diffusione delle opere di Janáček. Nell’originale le cose sono un po’ più complicate. Il titolo ceco, Přihody lišky Bystroušky, vuol dire letteralmente ‘Le avventure della volpe Bystrouška’ e il nome della protagonista significa ‘Piccole-orecchie-aguzze’, avendo l’aggettivo bystrý i significati di aguzzo, acuto, arguto, svelto, astuto – da cui la scorciatoia di Brod. Oltre all’italiano, anche altre lingue si sono adattate a questa soluzione: The Cunning Little Vixen in inglese; La petite renarde rusée in francese; La zorrilla astuta in spagnolo; Het sluwe vosje in olandese; Лиса-Плутовка (Lisa-Plutovka, La volpe Furbacchiona) in russo.

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