- MacKerras/Hytner 1999
- Ozawa/Pelly 2009
•

★★★★☆
1. «Il poema della natura e della vecchiaia»
La piccola volpe astuta (1) è un romanzo di Rudolf Těsnohlídek illustrato da Stanislav Lolek e apparso a puntate nel 1920 sul “Lidové noviny”, un quotidiano nazionale praghese.
Il settantenne Janáček si innamora della vicenda, ne scrive il libretto e nel 1924 la sua opera debutta nel capoluogo moravo. La storia infantile delle avventure di una volpacchiotta diventa qui un racconto filosofico sul ciclo della vita e della morte. «Nel romanzo […] la volpe non moriva. [Qui] con un colpo di fucile, il soggetto viene trasformato da un testo per bambini a un testo per adulti, o meglio per anziani. […] Gli altri protagonisti dell’opera sono il tempo, spartiacque fra vecchiaia e giovinezza, e la natura, magico sistema di rinnovamento delle specie, grazie all’amore».
Atto primo. In un bosco il guardaboschi, il cui arrivo disturba gli animali, decide di riposarsi. Durante il suo sonno un grillo e una cavalletta eseguono un piccolo concerto. Attirata da una zanzara, una rana balza sul naso del dormiente, svegliandolo. La rana è inseguita a sua volta da un cucciolo di volpe, Bystrouška. Il guardaboschi la cattura e se la porta a casa. La libellula azzurra si rattrista per la scomparsa di Bystrouška. Trasferita presso la casa del guardaboschi, Bystrouška conversa con il cane. È costretta a difendersi dalle sue avances e dai maltrattamenti dei bambini. Vista la sua pericolosità, viene legata. Cala la notte e Bystrouška sogna di essere una ragazza. La mattina seguente, la volpe incita le galline a un’insurrezione contro il gallo, rappresentante del tirannico sesso maschile. Non riuscendoci, si dichiara nauseata della loro arretratezza e annuncia di seppellirsi viva. Il gallo va a vedere e viene così azzannato e ucciso da Bystrouška insieme a numerose galline. La volpe schiva i colpi della moglie del guardaboschi che era intervenuta e fugge verso il bosco.
Atto secondo. Riguadagnata la libertà Bystrouška caccia un tasso dalla sua tana e vi si stabilisce. Nella locanda il guardaboschi, il maestro di scuola e il parroco bevono giocando a carte. Il guardaboschi punzecchia il maestro a proposito dei suoi passati amori e questi lo ricambia chiedendogli notizie della volpe fuggita. Il maestro ubriaco non riesce a trovare la strada di casa e scambia un girasole per Terynka, la sua amata lontana. Il girasole viene fatto muovere per dispetto da Bystrouška. Anche il parroco è intento a rincasare e rammenta un episodio della sua gioventù, quando fu accusato ingiustamente di aver sedotto una ragazza. Gli uomini si spaventano al sopraggiungere del guardaboschi che insegue la volpe alla quale spara due fucilate senza colpirla. Bystrouška fa la conoscenza di un bellissimo volpacchiotto maschio a cui racconta con enfasi della sua educazione presso il guardaboschi e della sua fuga. I due iniziano una relazione amorosa che provoca immediati pettegolezzi tra gli uccelli. Bystrouška si trova subito nella condizione di doversi sposare e tutti gli animali del bosco festeggiano la coppia.
Atto terzo. Il bosco d’autunno. Si avvicina Harašta, venditore di pollame, e il guardaboschi incontrandolo sospetta che abbia cacciato di frodo. Harašta gli comunica il suo prossimo matrimonio con Terynka, già amata da lui e dal maestro. Il guardaboschi sistema una tagliola per la volpe. Bystrouška, il marito e i loro ultimi piccoli si divertono riconoscendo la trappola. La coppia felice spera di crescere ancora la famiglia. Ricompare Harašta e la volpe, fingendo di zoppicare, l’attira nel bosco dove questi inciampa e cade ferendosi il naso. Nel frattempo la famiglia della volpe divora il pollame del suo cesto. Harašta esasperato uccide Bystrouška con una fucilata. È passato del tempo. Il bosco come all’inizio. Il guardaboschi commosso dalla bellezza della natura ricorda i tempi lontani delle sue nozze e si addormenta. Riappaiono i soliti animali. Egli scorge anche una piccola volpe e mentre cerca di catturarla la sua mano si posa su una rana che si dichiara nipote di quella dell’inizio dell’opera. Gli cade il fucile di mano».
Questa è la più serena e lieta delle opere di Janáček che qui usa molti temi popolari, pur essendo in parte un’opera sperimentale che mescola dialoghi cantati, balletto, mimo e interludi orchestrali espressi con originali armonie dovute alla sua scelta di tonalità modali. «Mentre nelle scene degli uomini analizza con la consueta penetrazione gli accenti del discorso, dando realistico rilievo alle conversazioni nell’osteria, offre la piena misura del suo afflato lirico nella panica ispirazione naturistica.» (Massimo Mila)
Sir Charles MacKerras, interprete indiscusso della musica di Janáček, nel 1995 dirige allo Châtelet di Parigi questa edizione che porta le firme di Nicholas Hytner per la regia, Bob Crowley per le scene e gli spiritosi costumi, Jean-Claude Gallotta per le coreografie (ahimè molto convenzionali e consistenti per lo più in salti e piroette) che sono preponderanti in questa produzione.
Guardacaccia di lusso è un magnifico Thomas Allen, mentre nella parte dell’ostessa (e del gallo e della ghiandaia) una ancora non famosa Sarah Connolly. Vivace e sexy volpacchiotta in calze a rete è Eva Jenis in coppia col volpacchiotto Hannah Minutillo, entrambe bravissime.
Immagine in 16:9 e una sola traccia stereo. Sottotitoli in quattro lingue, ma non in italiano.
(1) Per una completa analisi della traduzione del titolo originale si veda il cap. VI.12 del testo di riferimento di Franco Pulcini Janáček Vita, opere e scritti da cui sono tratte le citazioni tra virgolette.
⸪
2. «Fiaba o realtà?»
Non poteva sfuggire a Laurent Pelly la lettura dell’incantato capolavoro di Janáček, qui in una produzione fiorentina del 2009 in mirabile equilibrio tra naturalismo e immaginario, realismo e poesia. Questa produzione si va a sommare alle altre sue regie favolistiche, da L’enfant et les sortilèges a Hänsel und Gretel, da Cendrillon a L’amore delle tre melarance.
Ambientato nei nostri tempi, si tratta di un meraviglioso spettacolo per bambini, bambini cresciuti e anziani immalinconiti, senza troppi sottintesi o sensi reconditi. Un inno alla natura e alla vita viste con la stessa tenerezza con cui le ha osservate il compositore. Uomini e animali qui hanno la stessa dignità (e la stessa dimensione!): quando la volpacchiotta dorme sogna di essere una fanciulla e noi vediamo il suo sogno rappresentato con un abile gioco d’ombre sul muro della casa.
Pelly non ci fa mancare i guizzi ironici cui ci ha abituati, ma tutto è molto aderente al testo in maniera estremamente lineare: qui le piante sembrano piante vere e i costumi, impeccabilmente disegnati dallo stesso regista, degli insetti e degli animali del bosco sono una delizia per gli occhi. I geniali travestimenti lasciano libera parte del volto per l’espressione e gli interpreti si dimostrano tutti ottimi attori. Vivace e appropriata è infatti la recitazione e la gestualità. Anche i movimenti coreografici di Lionel Hoche sono sempre in linea con la meravigliosa musica del compositore moravo. Funzionali e ben costruiti gli elementi scenici mobili di Barbara de Limburg Stirum che formano i vari ambienti della storia: il fitto bosco, il cortile della casa del guardacaccia, la tana espropriata al tasso, la moderna locanda con i trofei di caccia sulla parete, il campo di girasoli, il tutto con un immaginario tra un Disney d’epoca e Van Gogh.
Seiji Ozawa esalta i momenti nostalgicamente lirici e la particolare calligrafia sempre cangiante della partitura con sensibilità e sapienza, in sintonia con una compagnia di canto tutta eccellente, requisito essenziale in un’opera corale come questa.
«Fiaba o realtà?» si chiede il guardacaccia alla fine. Anche a noi rimane il dubbio.
⸫
- La piccola volpe astuta, Latham-Koenig/Carsen, Torino, 20 gennaio 2016
- La piccola volpe astuta, Jindra/Havelka, Praga, 29 maggio 2018
- La piccola volpe astuta, Jindra/Kosky, Monaco d Baviera, 16 luglio 2022
⸪