Orpheus

Alexey Kondakov, 2015

Georg Philipp Telemann, Orpheus 

Bruxelles, Palais des Beaux-Arts, 16 maggio 2017

(registrazione video)

L’Orfeo di Telemann vittima della regina di Tracia

Nessuna storia ha ispirato i compositori quanto la tragica vicenda di Orfeo e della sua Euridice e tutti hanno accettato la sfida di scrivere per il loro sfortunato predecessore una musica che avrebbe sconvolto persino gli dèi. Questo è stato anche il caso di Georg Philipp Telemann il cui Orfeo – riscoperto nel 1978 – combina il famoso mito con una trama originale che evoca Orasia, una regina gelosa innamorata di Orfeo che provoca la morte di Euridice, fa uccidere Orfeo dalle Baccanti e alla fine si uccide sopraffatta dal senso di colpa. Il libretto in tedesco, di anonimo, si basa sull’Orphée di Michel Duboullay messo in musica nel 1690 da Louis Lully, il maggiore dei figli di Jean-Baptiste Lully.

Pur nella convenzionalità della forma a numeri chiusi e la pletora di personaggi secondari tipiche dell’opera del primo Settecento, ci sono nel lavoro di Telemann, oltre a un prezioso trattamento strumentale, momenti di grande pathos come quello della morte di Euridice o di efficace teatralità come l’ingresso di Plutone, ma un abisso di gusto musicale separa questo di Telemann dall’Orfeo di Gluck di 36 anni dopo.

Atto primo. La regina Orasia di Tracia è innamorata di Orfeo, ma lui la respinge a favore di Euridice. La regina trama per uccidere Euridice mentre raccoglie fiori in un giardino. Orfeo dice al suo amico Eurimedes che è stanco della vita alla corte e fugge in campagna. Euridice viene morsa da un serpente e muore tra le braccia di Orfeo.
Atto secondo. Orfeo scende negli inferi per salvare Euridice. Incanta il re degli inferi, Plutone, con la sua musica. Il dio gli permette di tornare con Euridice a condizione che non la guardi fino a quando non avranno raggiunto di nuovo la terra dei vivi. Orfeo fallisce in questo compito ed Euridice è perduta per lui.
Atto terzo. Orasia crede che, senza Euridice, Orfeo la amerà. Ma l’addolorato Orfeo rifiuta le sue avances. Orasia è furiosa e giura vendetta. Esorta i seguaci di Bacco a uccidere Orfeo. Orasia si pente di ciò che ha fatto quando vede la visione di Orfeo morto che si ricongiunge con Euridice. Disperata, si uccide.

Quasi trecento anni dopo la prima esecuzione in forma di concerto (Amburgo, 9 marzo 1726), Die wunderbare Beständigkeit der Liebe oder Orpheus (Orfeo o la meravigliosa costanza dell’amore), l’opera in tre atti di Telemann viene ripresa in forma semi-scenica da Guy Joosten al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles (per gli autoctoni semplicemente Bozart…) nell’ambito del progetto di diploma dell’Accademia Internazionale dell’Opera, con una serie di giovani talenti.

Alcune arie sono in italiano e francese in questa produzione di Apotheosis, un collettivo vocale-strumentale di musicisti storicamente informati, guidato dal clavicembalista-conduttore Korneel Bernolet: «Apotheosis nasce come collettivo dinamico su strumenti d’epoca, che esplora un repertorio che va dalla musica da camera, con solisti vocali diretti dal clavicembalo o dal pianoforte (Ensemble Apotheosis), a una formazione barocca più ampia o a un’orchestra sinfonica a grandezza naturale (Apotheosis Orchestra). L’obiettivo è ricreare la musica dall’epoca barocca a quella romantica con tutto il rispetto e la conoscenza della prassi esecutiva storica, cercando di rendere le interpretazioni il più possibile fresche e immediate per il pubblico di oggi. Il punto di partenza dell’approccio non è la mera ricerca musicologica, ma piuttosto la sperimentazione musicale senza fronzoli».

È sempre un piacere vedere una rappresentazione non professionale che oltre a far conoscere dei nuovi cantanti fa ascoltare rarità dimenticate che i grandi teatri d’opera sono sempre troppo cauti a mettere in cartellone. Il problema delle voci nuove è che, sebbene ci sia già un buon livello di professionalità, l’inesperienza o il nervosismo possono spiegare un approccio troppo cauto, a volte una proiezione debole o note non focalizzate oltre a una certa mancanza di colori in una musica che in Telemann è invece ricca di colori. Alcune voci (come quelle di Euridice e Orfeo, Julie Gebhart e Artur Rozek o di Plutone, Dominic Craemer) hanno comunque un bel potenziale e Korneel Bernolet nella sua concertazione mantiene leggerezza e fluidità, dirige con i tempi giusti ed è attento al sostegno dei cantanti. Sua è anche la realizzazione del basso continuo al clavicembalo per accompagnare i recitativi.

Efficace anche se con i tic delle regie moderne ad ogni costo – come l’uomo delle pulizie transgender, qui il controtenore Boris Kondov, Ascalax il servo di Plutone – la mise-en-espace di Guy Joosten è ambientata nella contemporaneità, dove l’Ade è un party in quello che sembra un ufficio e il divieto di Orfeo a guardare l’amata inizia come un gioco a mosca cieca.

La registrazione dell’evento è disponibile su youtube.

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