RhineGold

Richard Wagner

RhineGold (L’oro del Reno)

★★★★★

Birmingham, Symphony Hall, 2 agosto 2021

(live streaming)

Tributo a Graham Vick

Non, non è un refuso: è RhineGold, non Rheingold, perché il primo dei quattro drammi musicali della saga wagneriana dei Nibelunghi qui a Birmingham è cantato in inglese. Siamo infatti negli spazi insoliti, per uno spettacolo lirico, della Symphony Hall e a due settimane dalla scomparsa di Graham Vick, il direttore e fondatore della compagnia quando trent’anni fa fu messo in scena il suo Ring. Lo spettacolo è diventato quindi un tributo al grande regista che aveva portato l’opera in una fabbrica in disuso, in magazzini abbandonati, in un aeroporto, in palazzetti dello sport o sotto una tenda da circo. La destinazione qui è un ripiego dovuto alle incertezze dovute al Covid-19, la scelta originale essendo stata una location nella zona di Port Loop in Ladywood, un quartiere di Birmingham delimitato da due canali che una volta era il cuore industriale della città  e ora è stato convertito in centro residenziale.

La City of Birmingham Symphony Orchestra è al suo posto, ossia sul palcoscenico della bellissima sala da concerto e l’azione avviene su uno spazio circolare, una specie di helipad, ossia la piattaforma ad uso degli elicotteri, quasi in mezzo alla sala occupata solo da parte del pubblico potenziale, qui contingentato a causa della pandemia. Fedele allo spirito di Vick, che ha potuto partecipare solo all’inizio delle prove, il suo collaboratore di lunga data Richard Willacy propone un Oro del Reno urbano e nella nuova traduzione inglese di Jeremy Sams. Lo spettacolo può essere visto come un passo avanti verso la visione di Wagner dell’opera d’arte totale come leva di cambiamento nella società, un lavoro di satira politica di grande attualità: «Dalle torbide profondità dell’inconscio alle promesse autocelebrative di castelli in aria e alla voce di un pianeta che affronta la propria distruzione. Avrebbe potuto essere scritto oggi», dice il regista.

Le fanciulle del Reno sono ragazze festaiole che si scattano selfie, Alberich è un corriere in bicicletta, Wotan parla alla FNN (Fake News Network) e gli “dèi” per rimanere sempre giovani più che ai pomi di Freia fanno ricorso a iniezioni di botox. Il martello di Donner è una mazza da baseball e l’elmo magico di Alberich un elmetto da ciclista, quello portato dai rider, i nuovi schiavi che sputano sangue per far arricchire smisuratamente pochi ricchi che si arroccano nella loro dimora difesa da un muro, simile a quello di Trump, il cui modellino è orgogliosamente mostrato da Wotan. Stuart Nunn si occupa del semplice impianto scenografico arricchito dalle efficaci luci di Matthew Richardson.

Perfettamente in linea con questa lettura è la recitazione degli interpreti, maturati all’esperienza della Birmingham Company o ospiti internazionali come Brenden Gunnell, che delinea un sapido Loge di sicura vocalità. Ottima presenza scenica anche quella di Ross Ramgobin, un convincente Alberich. Eric Greene e Chrystal E. Williams formano la coppia non ancora in crisi di Wotan e Fricka; Keel Watson e Andrew Slater danno consistenza ai due giganti Fasolt e Fafner e di ottimo livello si dimostrano i restanti interpreti. Alla guida dell’orchestra si fa ammirare la lettura drammatica e trascinante del direttore musicale della compagnia Alpesh Chauhan, vincitore del Premio Internazionale dell’Opera 2021 come esordiente dell’anno.

Questo allestimento meriterebbe essere portato in giro, fosse anche solo per la semplicità dell’impianto scenografico richiesto.

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