Alice Goodman

Nixon in China

John Adams, Nixon in China

Parigi, Opéra Bastille, 7 aprile 2023

★★★★☆

(video streaming)

Il drago e l’aquila

Uno dei più terrificanti periodi del secolo passato è stato quello della Rivoluzione Culturale cinese. Nei soli ultimi cinque mesi del 1966, il cosiddetto periodo del Terrore Rosso, sono state contate cento mila vittime per mano delle Guardie Rosse, ma alla fine  dei dieci anni in cui durò la politica di Mao Zedong si stima che i civili uccisi siano stati almeno un milione e mezzo, forse molti di più.

Nel 1972 Richard Nixon aveva fatto  un importante passo verso la normalizzazione delle relazioni fra gli Stati Uniti e il paese asiatico facendo visita al capo del governo cinese Zhou Enlai. Era la prima volta che un presidente americano sbarcava sul suolo cinese. Nella settimana dal 21 al 28 febbraio i Nixon visitarono Pechino, Hangzhou e Shanghai. 

Quello che nell’opera Nixon in China di John Adams si trova sotto traccia, ossia il clima di paura instaurato dalle Guardie Rosse, nell’allestimento di Valentina Carrasco è invece chiaramente rappresentato: la scenografia di Carles Berga e Peter van Praet per la scena dell’incontro tra Nixon, Henry Kissinger, Zhou e Mao è divisa in due: sopra la libreria (con libri finti) di Mao, sotto  l’ambiente in cui vengono torturati i dissidenti – qui giornalisti e artisti – e bruciati i libri non graditi. Spezzoni di video in seguito mostreranno gli atti di violenza commessi dalle Guardie Rosse così come i bombardamenti americani sul Viet Nam. Altri momenti di tensione e violenza sono quelli vissuti da Pat, la moglie del presidente, alla rappresentazione inscenata per gli ospiti americani. Unico momento di serenità e poesia quello dell’onirico incontro con il dragone rosso dell’Opera di Pechino, una delle scene più toccanti di questa produzione della prima opera di Adams il cui libretto della poetessa Alice Goodman non può certo essere definito un esempio di efficacia drammaturgica.

Valentina Carrasco si inventa una narrazione che parte prima del viaggio: l’invito, nel 1971, della squadra americana di tennis da tavolo in Cina. Si parlò a quel tempo di “diplomazia del ping-pong” per designare il cauto avvicinamento tra le due potenze mondiali. Durante l’ouverture vediamo infatti due giocatori, uno blu e l’altro rosso, con le maschere dell’aquila e del dragone, simboli  rispettivamente degli USA e della Cina, sfidarsi a un tavolo di tennis da tavolo che si moltiplica in numerosi altri mentre una maestosa aquila scende dal cielo – l’aereo Air Force One – per scaricare la coppia presidenziale. Un’altra partita grottesca sarà poi giocata da Kissinger e Mao con le palline ferme in volo in una “tempesta di neve”. Rispetto al realismo dello storico allestimento di Peter Sellars, questo della Carrasco è più allegorico, più astratto e pieno di momenti ironici o poetici, come quando Jiang Qing, la signora Mao, viene drappeggiata nella bandiera come la Statua della Libertà ma al posto della fiaccola brandisce il Libretto Rosso o quando il violinista torturato dalle Guardie Rosse lo ritroviamo all’inizio del terzo atto in alcune scene del film di Isaac Stern Da Mao a Mozart (1979) dove il direttore del Conservatorio di Shanghai racconta le violenze e le umiliazioni subite durante la sua detenzione per aver insegnato musica occidentale

Thomas Hampson e Renée Fleming si mimetizzano in modo credibile ma non caricaturale nella coppia presidenziale con l’intelligenza e l’eleganza che conosciamo, anche se le doti vocali non sono più quelle di un tempo. Il primo ha una importante aria con cui si presenta nel primo atto, la Fleming un momento da grand opéra nel secondo con «This is prophetic», risolto  con tecnica sontuosa. Eccellente si dimostra la prova del baritono Xiaomeng Zhang come Zhou Enlai mentre John Matthew Myers è un imperscrutabile Mao Zedong e Joshua Bloom divertente Henry Kissinger. Kathleen Kim esibisce le sue stratosferiche colorature come Jiang Qing, spietata Regina della Notte cinese.

Gustavo Dudamel fornisce tensione drammatica alla ossessiva pulsazione ritmica della partitura resa con precisione dall’Orchestra dell’Opéra arricchita di quattro sassofoni, un pianoforte e un sintetizzatore.

The Death of Klinghoffer

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★★★★☆

Quando la realtà più controversa viene messa in musica

Se un film, un romanzo, un quadro possono avere come soggetto la realtà contemporanea più scomoda, perché non si può fare lo stesso con un’opera in musica? Questa è la domanda che pone John Adams mettendo in musica nel 1991 una vicenda di terrorismo e dimostrando altresì grande interesse e fiducia per questa forma d’arte  – l’opera, non il terrorismo…

Il compositore americano aveva già affrontato temi attuali nella sua prima opera Nixon in China (1987) e lo farà ancora in seguito, ma qui è la realtà più scabrosa a entrare brutalmente in scena. Il fatto che il musicista tocchi un nervo scoperto è dimostrato dai contestatori che al di fuori dei teatri in cui viene rappresentata la sua opera, senza averla mai vista sia ben chiaro, inalberano cartelli che ne denunciano l’antisemitismo in quanto l’autore ha dato voce ai terroristi. Questo accadeva nel 1992 a San Francisco, ma si è ripetuto davanti al MET di New York poche settimane fa nel novembre di questo 2014.

Quattro membri del Fronte per la Liberazione della Palestina il 7 ottobre 1985 prendono il controllo della nave da crociera “Achille Lauro” al largo della costa egiziana tenendo in ostaggio i passeggeri e l’equipaggio e ordinando al comandante di salpare per la Siria chiedendo il rilascio di 50 palestinesi detenuti nelle prigioni di Israele. Avendo ricevuto il rifiuto del governo siriano a ormeggiare a Tartus, i dirottatori uccidono Leon Klinghoffer, un ebreo americano disabile e lo gettano in mare assieme alla sua carrozzella. Alla nave è garantita una rotta sicura per la Tunisia dove vengono sbarcati i passeggeri, ma l’aviazione americana costringe l’aereo con i terroristi e il capo Abu Abbas ad atterrare nella base di Sigonella in Italia dove inizia una lunga controversia sull’estradizione. Alla fine le autorità del nostro paese arrestano e portano in tribunale i quattro terroristi, ma lasciano che il possibile mandante del colpo, Abu Abbas, fugga nell’allora Yugoslavia. Mai come in questa occasione le tensioni tra l’allora governo Craxi e l’amministrazione americana del presidente Reagan sono state così forti. Quattro mesi dopo l’uccisione del marito, Marilyn Klinghoffer morirà di cancro a 59 anni.

Il prologo è costituito, sul modello della tragedia antica, da un coro di esuli palestinesi e da uno di esuli ebrei, in cui ciascuno lamenta la propria condizione.
Il primo atto si apre a bordo della nave da crociera ‘Achille Lauro’; durante un viaggio in Egitto, alcuni terroristi palestinesi si impossessano della nave per un’azione dimostrativa. Il capitano cerca di tranquillizzare i passeggeri, e anche di dialogare con i sequestratori: il loro scopo è raggiungere la Siria. Mentre la nave è ferma, in attesa di ottenere il permesso di entrare nel porto, i palestinesi scoprono la presenza di un cittadino americano ebreo, Leonard Klinghoffer; malgrado sia un uomo costretto sulla sedia a rotelle e un membro del commando vi si opponga, i terroristi uccidono l’ostaggio, per dimostrare la determinazione dei loro atti, gettandone il corpo in mare mentre la nave torna a far rotta verso l’Egitto. L’ultima scena è costituita da un dialogo tra la moglie di Klinghoffer, Marilyn, e il capitano, che con tatto cerca di spiegarle l’accaduto; la vedova però rifiuta le condoglianze del capitano (che disprezza per aver accettato il dialogo con i terroristi) e in un discorso durissimo accusa i governi di aver bisogno di un centinaio di morti per intervenire: «Avrebbero dovuto ammazzare me. Io volevo morire», sono le sue ultime parole.

L’opera di Adams su libretto di Alice Goodman è commissionata da ben sei distinte istituzioni teatrali (di Bruxelles, San Francisco, Lyon, Los Angeles, Glyndebourne e Brooklyn) e ha come modello le Passioni di Bach con i loro diversi livelli narrativi, i lunghi monologhi dei singoli personaggi e i commenti del coro, che non partecipa all’azione. Gli eventi non sono direttamente portati in scena e l’opera può essere vista come una ‘riflessione drammatica’ di fatti accaduti, proprio come fa un oratorio. E infatti l’opera si apre con due cori, il primo dei palestinesi e il secondo degli ebrei, di uguale lunghezza e stessa rilevanza musicale per significare che le due questioni hanno pari importanza ed è questo che i contestatori ebrei non perdonano al lavoro della Goodman.

Lo stile musicale si rifà al minimalismo dell’epoca, anche se nel libretto che accompagna il DVD Stephen Pettitt vuole correggere l’affermazione: «Ci sono gesti che indossano abiti minimalisti, come ad esempio i passaggi dominati da schemi ripetitivi. Ma la maniera minimalista è solo uno di una vasta gamma di strumenti impiegati per prolungare un particolare momento, suggerire un senso di irrealtà, evocare qualcosa di sinistro. […] La musica non riempie semplicemente uno spazio, ma crea il suo proprio senso di tempo e movimento; va da qualche parte, fa qualcosa».

La messa in scena di Peter Sellars prevedeva dei ballerini (le coreografie erano di Mark Morris) che doppiano i cantanti. L’opera venne ripresa da molti teatri in Europa, ma negli USA la controversia del soggetto e i fatti dell’11 settembre 2001 ne sconsigliarono la prevista andata in scena a Boston.

Nello stesso anno Channel 4 commissiona alla regista Penny Woolcock una versione televisiva ridotta dell’opera, che è quella registrata dalla DECCA su questo DVD. Questa versione è decisamente diversa da quella originariamente prevista per la scena. Sempre nel fascicolo che accompagna il disco, John Adams si sente in dovere di ricordare e riconoscere a Peter Sellars il progetto originale dell’opera in quanto questo che vediamo infatti è un adattamento quasi antitetico alla sua concezione – e non solo per l’ambientazione realistica (viene noleggiata per l’occasione una vera nave da crociera e gli esterni sono ambientati sull’isola di Malta), ma per il fatto che gli avvenimenti vengono qui fedelmente inscenati.

All’inizio vediamo in un flashback in bianco e nero gli ebrei scacciare dei palestinesi da un villaggio (siamo nel 1948) e poi a colori la scelta e l’addestramento dei quattro palestinesi che compiranno il dirottamento della nave. Subito dopo è invece presentata la situazione degli ebrei che decimati dai campi di concentramento dopo la guerra ritornano a reclamare una loro terra in quello stesso villaggio. Ancora non è terminato il secondo coro iniziale che vediamo le liete immagini della partenza della nave da Genova per una crociera di dodici giorni nel Mediterraneo. Poi inizia il racconto dei fatti, ma nel film sono le immagini con la loro forza a prevalere sul testo.

La Woolcock pur presentando con equilibrata evidenza le ragioni dell’una e dell’altra parte non giustifica minimamente la condotta dei terroristi che alla fine dell’opera ci fa vedere liberi e con diversi destini: uno suicida per far saltare in aria un autobus, due diventati barbuti integralisti che lapidano e sfregiano con l’acido la ragazza che rifiuta di indossare il velo, il quarto un ricco in auto con autista che neanche si ferma a salutarli.

Gli unici interpreti della prima versione che ritroviamo qui sono Sanford Sylvan (Leon Klinghoffer) e il direttore, lo stesso Adams alla guida della London Symphony Orchestra.

Tra gli altri interpreti Christopher Maltman (il capitano della “Achille Lauro”), Tom Randle (il terrorista che uccide il turista americano) e Yvonne Howard (l’intensa moglie di Klinghoffer).

Il disco contiene un lungo documentario e una traccia audio con i commenti della regista e degli interpreti, cosa inusuale per un’opera in musica, ma relativamente comune per i film in DVD.

Nixon in China

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★★★★★

Un classico dei nostri tempi

Peter Sellars ha un triplice ruolo in quest’opera: ha suggerito la vicenda al compositore, ne ha curato la messa in scena e in questa registra­zione della ripresa al Metropolitan Opera ne è anche il regista video per la tra­smissione live.

John Adams, californiano classe 1947, era un affermato com­positore nel 1985 quando il regista Sellars gli propose di musicare il viaggio di Nixon in Cina del 1972. Non sarà la prima volta che il compositore si ci­menterà con la storia (Doctor Atomic, 2005, sulla figura del fisi­co Robert Oppenheimer) o l’attualità più scottante (The Death of Klin­ghoffer, 1991, sull’assalto terroristico alla nave da crociera “Achille Lauro”).

La decisione di Nixon di andare in Cina era giudicata da Peter Sellars come una cinica mossa elettorale, ma nondimeno anche come una svolta storica. Per il li­bretto venne scelta la poetessa e pastora anglicana Alice Goodman. Nixon è qui visto nella sua complessità di individuo nonostante l’antipatia pro­fessata da­gli autori nei suoi confronti.

Atto I. L’aereo presidenziale arriva a Pechino, accolto dalle Guardie Rosse. Nixon, la moglie Pat e gli altri ospiti vengono accolti da Chou En-Lai, al quale Nixon confida l’importanza storica di questo incontro. Nello studio di Mao avviene l’incontro tra i due presidenti, dove Nixon fatica a seguire i discorsi politici di Mao, pieni di fantasia. La sera stessa si festeggia con un banchetto l’incontro tra i due presidenti.
Atto II. La moglie del presidente Pat fa visita al personale dell’albergo nel quale alloggia, assieme alla moglie di Mao, Chiang Ch’Ing, che la conduce poi in una scuola e alla Porta della Longevità. La giornata si conclude al teatro dell’Opera, dove i Nixon assistono a un balletto, Il distaccamento comunista delle donne, troppo realistico per i loro gusti, tant’è che i due cercano di difendere la ballerina frustata quasi a morte. Il popolo tenta una sommossa, e Chiang arringa gli spettatori.
Atto III. Durante l’ultima notte a Pechino, tutti sono molto stanchi e provati. Nixon ricorda il servizio militare prestato in guerra sulla nave, e la moglie ricorda cosa per lei sia stato attenderlo; Mao ricorda la sua storica Lunga Marcia, mentre la moglie invano tenta di strapparlo a questi ricordi politici. Chou En-Lai alla fine canta «I am an old man and I cannot sleep», interrogandosi se c’è stato qualcosa di buono in questo incontro.

L’orchestra di Adams – arricchita di una sezione di sassofoni, percussioni e sintetizzatore – combina lo stile minimalista, il neoclassicismo stra­vinskiano ed echi di jazz e musical per illustrare una vicenda i cui per­sonaggi sono oltre a Nixon (baritono), la moglie Pat (soprano), il consiglie­re Kissin­ger (basso) da una parte e Mao (tenore), la moglie Chiang Ch’ing (soprano coloratura) e il premier Ciù En-lai (baritono) dall’altra.

La prima a Houston nel 1987 divise la critica che in parte decretò bre­ve vita all’opera. Invece, da allora si sono succedute numerose riprese in tut­to il mondo e questa del 2011 al Met è la consacrazione definitiva di un clas­sico dei nostri tempi. Diretta dallo stesso compositore, questa edizione ri­propone la regia di Sellars con le scene di Adrianne Lobel e le gu­stose co­reografie di Mark Morris, il quale si rifà ai balletti militaristici del passato ri­voluzionario della moglie di Mao.

Degli originali interpreti è rimasto solo il Nixon di James Maddalena, creatore del ruolo, che dopo venticinque anni non può non denunciare un certo affaticamento vocale. Tutti nuovi gli altri: Janis Kelly (la classica moglie repubblicana), Robert Brubaker (un farneticante Mao), Kathleen Kim (la voce stratosferica di quella intrigante e temibile madame Mao), il dolente Ciù En-lai di Russell Braun e l’ironico, quasi basso buffo Kissin­ger di Ri­chard Paul Fink.

L’opera è presentata su due dischi: un DVD e un blu-ray. Ottima idea! Come extra le interviste fuori scena di Thomas Hampson. Da non perdersi quella allo spiritello senza età Peter Sellars.