Calderón de la Barca

El Prometeo

Antonio Draghi, El Prometeo

★★★★☆

Digione, Grand Théâtre, 14 giugno 2018

(registrazione video)

A Digione si riscoprono gemme barocche

El Prometeo o Aun vencido, vence Amor, la prima opera del compositore italiano Antonio Draghi, non è mai più stata eseguita dal 22 dicembre 1669 quando fu data alla corte Imperiale di Vienna in occasione del 35° compleanno della «serenisima reyna» Mariana d’Asburgo, sposa di Filippo IV di Spagna.

Il libretto, dello stesso compositore e scritto in spagnolo, si ispira a La estatua de Prometeo di Pedro Calderón de la Barca, dramma scritto l’anno prima e che verrà pubblicato nel 1677.

Atto I. Riva del mare. Scena 1. I due principi Prometeo e Peleo guardano la bellissima ninfa Tetide emergere dal mare accompagnata da Nereidi e Tritoni. Entrambi si innamorano di lei. Tetide rifiuta Prometeo, ma promette a Peleo il suo amore e scompare. Scena 2. Prometeo e Peleo esprimono i loro differenti sentimenti. Uno è disperato, l’altro pieno di speranza. Scena 3. La Nereide Nisea osserva il lamentoso Prometeo. È segretamente innamorata di lui, ma non osa parlargli. Alla fine se ne va. Mentre Nisea maledice la sua timidezza, appare il servo di Prometeo, Satyro, che chiede dove si trovi il suo padrone. I due escono assieme per cercarlo. Scena 4. Il messaggero degli dèi Mercurio informa Nereo, il padre di Tetide, che Giove ha deciso di sposare sua figlia. Scena 5. La stessa Tetide non è contenta di questo onore perché vuole rimanere fedele al suo amante Peleo. Tuttavia, non può resistere al Padre celeste. Scena 6. Tetide informa Peleo dei piani di Giove. Entrambi sono infelici. Casa nella foresta. Scena 7. Prometeo crea una statua di una donna a cui vuole dedicare il suo amore. Scena 8. Satyro e Nisea commentano il lavoro di Prometeo. Nisea è gelosa. Scena 9. All’improvviso appare la dea Minerva venuta sulla terra per due motivi: in primo luogo vuole punire la sua avversaria Aracne per la sua arroganza e in secondo luogo è curiosa della famosa statua di Prometeo e vuole premiarlo. Prometeo non vuole altro che riportare in vita la statua e Minerva lo invita a visitare il paradiso. Il servo Satyro li accompagna. Mare con scogliera. Scena 10. Pandora chiede a Giove di posporre il suo matrimonio con Tetide. Anche Mercurio ed Ercole si uniscono nella richiesta. Scena 11. Nereo presenta sua figlia agli dèi. Tetide, per la gioia di suo padre, accetta le nozze con Giove., ma chiede solo un rinvio fino a quando non sarà pronta. Giove è d’accordo. Tetide saluta il suo amante Peleo e gli conferma che il suo cuore gli è ancora fedele. Scena 12. Nereidi e Tritoni celebrano il matrimonio annunciato con canti e balli.
Atto II. Il cielo. Scena 1. Prometeo e Satyro si guardano intorno affascinati. Tuttavia, a Satyro manca una locanda perché ha fame mentre Prometeo scopre il fuoco, svelto lo ruba e torna sulla terra. Scena 2. Pandora è la prima a scoprire il furto e lo segnala immediatamente a Giove che decide di punire severamente l’atto, ma neanche la pena di morte è sufficiente per un simile crimine. Scena 3. Giove ordina a Pandora scendere sulla Terra e di portare la sofferenza agli umani, amici di Prometeo. Scena 4. Nel frattempo, Mercurio deve rintracciare Prometeo e incatenarlo alle rocce del Caucaso così che un avvoltoio mangi le sue viscere. Tuttavia, Prometeo non deve morirne perché la punizione deve durare per sempre «Muera jamas, sino muera la esperanza». Zona solitaria ai piedi delle montagne del Caucaso. Scena 5. Minerva, Prometeo e Satyro portano la statua con l’aiuto di alcuni aiutanti. Minerva rinnova la sua promessa di premiare Prometeo per la sua lealtà. In primo luogo, tuttavia, deve chiarire la sua questione con Aracne. Non appena se ne è andata, Prometeo dà vita alla sua statua con il fuoco rubato. Scena 6. Prometeo dichiara il suo amore per la statua. Scena 7. Appare Mercurio e fa scomparire la statua. Quindi annuncia a Prometeo la punizione imposta da Giove. Mentre Prometeo si lamenta della sua perdita, Satyro scappa vigliaccamente. Scena 8. Nisea guarda tristemente il Prometeo disperato, ma ancora non osa parlargli. Scena 9. Tetide e Peleo continuano a sperare che Giunone intervenga e impedisca il matrimonio. Scena 10. Aracne avverte i due dell’arrivo di Nereo, padre di Tetide. Peleo si ritira. Nereo informa sua figlia che la scadenza è scaduta e il matrimonio dovrebbe ora aver luogo. In un duetto, Nereo esprime la sua gioia e sua figlia la sua disperazione. Scena 11. Mercurio ha portato Prometeo nel Caucaso e lo ha incatenato. Pandora svolge la sua missione e porta la discordia all’umanità. Prometeo si lamenta disperatamente del suo destino. Nel Caucaso. Scena 12. I mortali si lamentano delle sofferenze che si sono abbattute su di loro. Segue un divertente balletto di gobbi e zoppi.
Atto III. Zona montuosa ai piedi del Caucaso. Scena 1. Minerva e Aracne si scontrano: Aracne spiega che non intende offendere gli dei, tuttavia, il tessuto che intreccia dimostra che la sua abilità la rende uguale agli dei. Dal momento che non può opporsi al potere della dea infuriata da questa arroganza, alla fine si arrende. Spiega che preferirebbe morire piuttosto che subire una simile ingiustizia. Minerva non è per una rapida morte della sua avversaria e vuole che Aracne soffra di eterna angoscia. Minerva lo trasforma in un ragno che deve tessere per sempre. Scena 2. Minerva scopre Prometeo incatenato alle rocce. È scossa dalla sua situazione e si sente complice della sua sofferenza. Per confortarlo, lo informa del previsto matrimonio di Giove e Tetide e annuncia che il figlio dei due supererà Giove per dimensioni e potenza. Pertanto, Giove rinuncerà volontariamente al suo amore per Tetide. Minerva si ritira senza aver aiutato Prometeo. Scena 3. Prometeo si lamenta delle molte speranze fallite della sua vita. Scena 4. Nisea, che non ha mai rinunciato alla sua ricerca della persona amata segretamente, trova Prometeo incatenato ed è determinata a liberarlo. Prometeo non pensa che valga la pena che rischi la vita per lui. Nisea si allontana. Scena 5. Prometeo si chiede chi fosse la donna e perché provi così tanto amore per lui. Anche Satyro torna al suo padrone, ma deve fuggire dall’avvoltoio. Scena 6. Giove, accompagnato da Mercurio, Ercole e Pandora, annuncia a Prometeo di aver ceduto a Minerva e di averlo perdonato. Ercole spezza le sue catene. Scena 7. Ercole libera Prometeo. Scena 8. Nisea e Satyro ritornano e non trovano più Prometeo nella sua prigione. Nisea è preoccupata perché non sa se è stato rilasciato o portato in un posto peggiore. Vuole chiedere aiuto a Minerva. Valli incantevoli. Scena 9. Tetide e Peleo continuano a sperare nell’intervento di Giunone quando Giove appare e rilascia Tetide. Dopo l’intercessione di Minerva, si rese conto che lei ama qualcun altro e che dopo il matrimonio non si sarebbe sentita come la sua sposa, ma come la sua schiava. Tetide aveva sempre saputo che il destino aveva determinato Peleo per lei. Giove ordina a Pandora di salvare Aracne. Scena 10. Nereo celebra la sua imminente fama con Nereidi e Tritoni. Scena 11. Giove informa Nereo del cambiamento nei suoi piani e del prossimo matrimonio di Tetide e Peleo. Scena 12. Tutti gli dei e i mortali lodano le buone qualità di Giove. Minerva annuncia che Aracne è stata rilasciata e unisce anche la fedele Nisea con Prometeo. L’amore ha vinto, anche se è stato sconfitto. L’universo. La fine è un elogio alla famiglia al potere degli Asburgo attraverso le allegorie della speranza e della natura umana che galleggiano in una nuvola dal cielo.

Antonio Draghi nacque a Rimini nel 1635 e fu al servizio degli Asburgo quale cantante, drammaturgo, impresario e compositore di ben 160 opere! Del suo Prometeo esiste il manoscritto della partitura alla Leopoldina di Vienna, ma ci sono pervenuti solo i primi due atti. Il libretto invece è completo e su questo si è basato l’intervento di Leonardo García Alarcón, che non solo ha accettato la sfida di riportare alla luce un lavoro scomparso da 350 anni, ma ha completato l’opera scrivendo le musiche del terzo atto. Ha così permesso di conoscere questo anello mancante tra l’opera veneziana e quella che si svilupperà a Vienna.

«Mi sono immerso totalmente nella musica di Draghi», dice Alarcón, «per comprendere e assorbire il suo stile, i suoi intervalli preferiti, il tipo di melodie e di basso continuo, in modo da ricreare una partitura che fosse degna di lui. Spero quindi che questo terzo atto sia al livello della sua musica, delle sue intenzioni, della sua creatività». Per il direttore argentino questa è stata anche l’occasione di scrivere per un’opera barocca in spagnolo, la sua lingua madre. Non è la prima volta che gemme del XVII secolo vengono riportate alla luce grazie alla sua attenzione: si deve ad Alarcón anche la riscoperta delle opere di Michelangelo Falvetti (1642-1697) Il Nabucco e Il Diluvio Universale.

Una solenne fanfara intonata dagli ottoni della Cappella Mediterranea introduce la vicenda della sfida tra l’uomo, con i suoi sentimenti e la sua psicologia, e divinità spinte solo dall’invidia e dalla vendetta. Il linguaggio musicale utilizzato da Draghi è quello di Francesco Cavalli, con una grande varietà di colori qui esaltati da un’orchestrazione caratterizzata in senso iberico dalle castañetas e da altre percussioni. Il terzo atto, quello mancante, è quello forse con i due momenti più impegnativi dell’opera, ossia il confronto tra Minerva e Aracne e poi il lamento di Prometeo. Quasi non ci si accorge del cambio di mano data la continuità di stile orchestrale, ma è nella linea melodica che si nota la cautela dell’autore moderno e una certa aria di musical talora prende la mano nella condotta delle voci. Purtuttavia il lavoro di Alarcón è prezioso permettendoci di godere di un lavoro altrimenti condannato all’oblio.

Già registrato su disco, El Prometeo è diventato uno spettacolo grazie alla regia di Laurent D’Elvert basata sugli schizzi di lavoro di Gustavo Tambascio, mancato pochi mesi prima del debutto. La sobria scenografia di Ricardo Sánchez Cuerda, una cornice di tubi luminosi con la vista marina sullo sfondo, nella scena 7 del primo atto si trasforma nel laboratorio di Prometeo, qui novello Frankenstein in una Wunderkammer stilizzata, ma i riferimenti visivi determinanti sono i costumi di Jesús Ruiz e le luci di Felipe Ramos.

Non del tutto omogeneo il cast: si va dall’eccellenza del Prometeo del piacevolissimo tenore svizzero Fabio Trümpy dal timbro luminoso e dalla voce magnificamente proiettata, della intensa Nisea di Giuseppina Bridelli dallo stile impeccabile e della Minerva di una prodigiosa Ana Quintans (quella con il registro più acuto e il vocalizzo più lungo nelle parole «al cielo sube» quando invita Prometeo a salire con lei nel regno di Zefiro) alla mediocrità del personaggio comico Satyro di Borja Quiza, interprete più a suo agio nella Zarzuela, e del Giove di Alejandro Meerapfel. In mezzo interpreti efficaci quali Scott Conner (Peleo), la sicura Mariana Flores (Tetide e voce della statua), Zachary Wilder (Mercurio in monopattino), il giovane Kamil Ben Hsaïn Lachiri (Ercole), Victor Torres (Nereo), Anna Reinhold (Pandora) e la sensibile Lucía Martín-Cartón (Aracne).

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