Carlos Fernández Shaw

La revoltosa

Ruperto Chapí, La revoltosa

Madrid, Teatro de la Zarzuela, 5 marzo 2017

(registrazione video)

Aria fresca al Teatro de la Zarzuela

Equivalenti ai nostri Cavalleria rusticana e Pagliacci, i due atti unici La verbena de la Paloma  e La revoltosa sono i gemelli inseparabili della zarzuela. Il sainete di Chapí condivide con quello di Bretón l’ambientazione contemporaneo nella capitale spagnola, la combattuta passione tra due amanti e un ricco sottofondo farsesco di libertinaggio popolare. Il debutto avvenne al Teatro Apolo il 25 novembre 1897 con un libretto di José López Silva e di Carlos Fernández Shaw.

Felipe, uno dei vicini del cortile di una casa di Madrid, si vanta di essere l’unico a resistere al fascino di Mari Pepa, di cui è totalmente innamorato. Allo stesso modo, Mari Pepa è gelosa quando vede Felipe con altre ragazze e, sebbene entrambi siano innamorati l’uno dell’altra, fingono un disprezzo che non provano. Un giorno, tutti i vicini se ne vanno per la festa notturna, lasciando soli Mari Pepa e Felipe, che ricominciano a prendersi in giro fino a riconoscere finalmente il loro amore. Tuttavia, la loro passione non dura a lungo, perché poco dopo Felipe rimprovera Mari Pepa di guardare altri uomini e questo porta a una discussione, qualcosa che diventa frequente nella loro relazione da quel momento in poi. Anche così, tengono l’intera faccenda segreta. I vicini, stufi del comportamento dei loro mariti nei confronti di Mari Pepa, decidono di punirli. Per farlo, fanno loro credere che Mari Pepa li ha convocati. Ognuno di loro si inventa una scusa per lasciare la festa e rimanere solo con Mari Pepa, e le donne, comportandosi come se non sapessero nulla, danno loro il permesso di andarsene, seguendoli poi per scoprirli all’ultimo momento. Dopo che l’inganno viene scoperto, Felipe confessa il suo amore davanti a tutto il vicinato e Mari Pepa si getta definitivamente tra le sue braccia.

«Il libretto è di qualità classica, combinando brillantemente la sensibilità poetica di Shaw con il chiassoso argot di strada di Silva, ma ha bisogno del palcoscenico per prendere piena vita. Ciononostante, la musica atmosferica di Chapi ha spirito ed enorme vitalità e La revoltosa ha goduto di una costante e ben meritata popolarità. È stata l’ispirazione per diversi film e ha fornito il modello per un’infinità di imitazioni. Mari-Pepa stessa è stata un modello per le orgogliose donne di Madrid per più di 100 anni, fino ad avere vestiti, torte e bevande gassate che portano il suo nome!» (Christopher Webber, The Zarzuela Companion).

La musica dura solo 35 minuti, molti dei quali sono interludi strumentali e canzoni di strada. Giustamente celebre è il sofisticato duo degli innamorati gelosi: «¿Por qué de mis ojos | los tuyos retiras? | ¿Por qué me desprecias? | ¿Por qué no me miras?».

Per far partire il Proyecto ZARZA, “Zarzuela di giovani e per i giovani”, il direttore del Teatro de la Zarzuela Daniel Bianco ha scelto questo titolo scegliendo giovani cantanti e attori scelti con un processo di audizioni.  Accompagnati da un complesso cameristico formato da quintetto d’archi, flauto e percussione diretto da David Rodriguez al pianoforte, la versione di Guillem Clua mantiene i numeri musicali così come sono, ma reinventa i dialoghi parlati ambientando la vicenda all’oggi. La regia di José Luis Arellano, le scenografie e i costumi di Silvia de Marta e i movimenti scenici di Andoni Larrabeiti realizzano uno spettacolo pieno dell’entusiasmo dei sedici giovani interpreti svecchiando così una tradizione interpretativa che sembrava negarsi ai giovani, prossimi fruitori di questo genere lirico. Mari Pepa non indossa una gonna a balze né Felipe una coppola: i protagonisti de La Revoltosa, due dei principali simboli del casticismo più tradizionale, rivivono oggi come due giovani dei nostri tempi

Il pubblico, formato da studenti tra i dodici e i diciotto anni, ha risposto con calore alla lodevole iniziativa smentendo i timori di Daniel Bianco in questa che aveva definito «una delle scommesse più azzardate della stagione». Talora è necessario azzardare per ottenere buoni risultati.

  

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La vida breve

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★★★☆☆

Verismo e flamenco

L’unica breve opera del compositore di Cadice Manuel de Falla (Atlántida è una “cantata scenica” e gli altri lavori per il teatro sono balletti) fu composta nel 1905, ma venne rappresentata solo nel 1913 al Théâtre du Casino di Nizza con grande successo.

Atto I. Cortile di un’umile casa del quartiere Albaicín, dove Salud sta aspettando Paco. Si  sentono i cori dei fabbri dell’Albaicín che cantano mentre svolgono il loro duro lavoro, una melodia che risuonerà come un leitmotiv in tutta l’opera. La nonna, che ama sinceramente sua nipote, si preoccupa per lei. Salud. Paco appare e insieme a Salud e si uniscono in un duetto d’amore. Lo zio Sarvaor sa che Paco è fidanzato con una della sua classe e casta, una bella ragazza che è anche molto ricca! Il nome del personaggio è Carmela. Paco giura ancora una volta fedeltà a Salud. Lo zio si avventa su di lui con rabbia, ma la nonna lo ferma. Scena seconda. La notte scende a poco a poco. Pieno di bellezza e poesia, un breve poema sinfonico descrive (con voci lontane) un tramonto su Granada.
Atto II. Strada di Granada, facciata della casa di Carmela. Si vede il cortile, dove si sta tenendo una festa gioiosa. Salud, avendo saputo del matrimonio di Paco e Carmela, entra in scena con Salvaor, ricordando dolorosamente i falsi giuramenti. Guardano dalla strada attraverso una finestra quello che succede nel cortile. Arriva la nonna. Si sente la voce di Paco. Salud canta dalla finestra. Lo sposo infedele la ascolta.
Cortile dove si svolge il matrimonio. Gli ospiti sono vestiti di lusso. Diverse coppie ballano. Paco cerca di fingere felicità, nascondendo la sua preoccupazione. Carmela lo guarda. Salud e Sarvaor appaiono tra gli ospiti. Salud denuncia Paco. Per difendersi dalle accuse, Paco sostiene di non conoscerla. Salud, pronunciando dolcemente il suo nome, cade morta ai suoi piedi.

Il libretto di Carlos Fernández Shaw farebbe accostare l’opera a una zarzuela per l’aspetto popolare della storia e i versi conditi di modi andalusi, «¡Malhaya el hombre, malhaya, | Que nace con negro sino! | ¡Malhaya quien nace yunque, | En vez de nacer martillo!» (Maledetto l’uomo, maledetto, che nasce sotto maligna stella! Maledetto chi nasce incudine, invece di nascere martello!), parole che danno il significato dell’opera. Ci si aspetterebbero le semplici ma efficaci cadenze musicali del género chico, invece qui la musica è complessa e raffinata e risente delle influenze dei musicisti che de Falla frequentava all’epoca (Albeniz, Dukas, Debussy…), ma anche di Puccini e di certo Verismo italiano. Le innumerevoli revisioni alla partitura stanno a testimoniarlo.

Al bianco abbagliante della struttura avveniristica del Palau de les Arts (siamo infatti al “Reina Sofía” di Valencia nel 2010), si contrappone la scena perennemente immersa in luce rossa di Giancarlo del Monaco. Tutti sono vestiti di rosso, solo Salud e i suoi parenti indossano un nero che palesa la loro diversità. Le soffocanti pareti della scenografia mettono subito in chiaro la fatale e claustrofobica tragicità della vicenda. In scena ci sono solo un mucchio di sedie accatastate pronte per gli invitati del matrimonio e le pale di un enorme ventilatore che si abbassa inesorabilmente come a tritare la vita della povera ragazza che qui muore accoltellata da sé stessa.

Al tono tragico dell’atto primo si contrappone con grande effetto teatrale la scena delle nozze, vissuta da Salud come un’allucinazione. L’irruzione del cante hondo della cantante di flamenco e del sonador di chitarra cambia completamente l’atmosfera, dando alla tragicità della vicenda una dimensione inusitata. La coreografia sulle celeberrime musiche è qui estremamente tradizionale.

Cristina Gallardo-Domâs è un’intensa Salud, ma la sua interpretazione non fa che rendere ancora più indelebile nella memoria quella di Victoria de los Angeles (1965) in questa parte. Anche la scena del flamenco là aveva un risalto che qui non ha.

Lorin Maazel dirige per la prima volta l’opera e la sua indubbia abilità orchestrale mette in luce tutte le finezze della partitura.

Perfetta ripresa televisiva di Tiziano Mancini, due tracce audio e sottotitoli in francese, inglese e tedesco.